martedì 12 novembre 2019

Gruppo "Al cinema con MVL" JOKER, IL PERSONAGGIO CHE INFIAMMA LE STRADE E IL DIBATTITO




L'ultimo film visto e discusso dal Gruppo "Al cinema con MVL" è stato Joker di Todd Phillips.
I commenti non stati unanimi: ad una parte dei partecipanti il film è piaciuto molto per le tematiche molto attuali che affronta, in particolar modo per aver messo in scena l'estremo disagio che prova la parte della società tenuta fuori dal benessere di pochi e che fa della ribellione individuale ed  estrema di Joker, reietto tra i reietti, il punto di rottura per far esplodere l'esasperazione a cui è arrivata.
Altri hanno rilevato una sorta di opportunismo di mercato nell'aver usato un personaggio molto noto nel mondo dei super eroi ( oltre il nome e la rappresentazione visiva del personaggio, l'ambientazione in Gotham city, l'omicidio dei genitori del futuro Batman) per fare cassa, quando poi, in realtà, il film si discosta completamente da quel genere cinematografico. Ad altri ancora non ha convinto l'impostazione del film e certi eccessi didascalici ( il biglietto che Joker mostra per far conoscere la sua particolarissima malattia della risata incontrollata). Tutti hanno concordato sull'ottima interpretazione di Joaquin Phoenix

Qui sotto proponiamo un commento al film di Alex Oriani giornalista freelance,  sceneggiatore, autore e regista, che gentilmente ci ha inviato un suo contributo, speriamo si aggiungano altri commenti per allargare la discussione.

Alex Oriani
Dopo aver letto decine di post su Joker l’ho finalmente visto. C'è poco da dire, un film colossale, cinema allo stato puro.
(Da qui contiene spoiler.)
Nello specifico: il personaggio di Joker ha un arco narrativo di un’efficacia che commuove. In particolare il rapporto amorevole con la madre malata, unica fonte di affetto e luce di una vita plagiata da sempre dalle tenebre, che si trasforma lentamente in una discesa agli inferi che sfocia nell’omicidio della stessa e poi si lega mirabilmente al plot centrale è da applausi a scena aperta.
Se non ne vedete la maestosa perfezione compratevi Screenplay di Syd Field, e avrete tutto chiaro.
Dire di Joaquin Phoenix è come discettare sulla recitazione di Jack Nicholson in Shining o di De Niro in Taxi Driver o Il cacciatore, non ha senso. Sono vertici assoluti che vanno solo contemplati in silenzio e poi venerati per il resto delle loro carriere.
Le scenografie di una Gotham city desolata e desolante sono altrettanto convincenti, mi chiedo solo perché abbiano girato alcune scene nella metro di Roma, forse perché era l’unica dilaniata dal degrado apocalittico necessario per il film.
Se dovessi proprio trovare un neo, un mini neo, bada bene, c’è stato un dialogo importante in cui siamo andati vicini, molto vicini, a uno dei due spiegoni più pericolosi in un film: quello del tema (l’altro è quello del plot). Si tratta dell’intervista a Thomas Wayne - padre di Bruce, ovvero Batman – che in soldoni dice “queste persone che ce l’hanno con quelli più fortunati di noi, quelli più produttivi, che vanno a fare casino invece di migliorare se stessi per me sono dei clown.” Ecco questo concetto che è un po’ il tema di un film antisistema con spruzzate di lotta di classe forse si poteva trovare un modo un po’ meno didascalico di dirlo.

Ma per il resto, una serie di orgasmi multipli.
A chi dice che è un film “sbagliato” perché non sceglie tra malattia mentale e società cinica e malata va risposto che un film non è mai concettualmente giusto o sbagliato, funziona o non funziona. Perché non posso raccontare la storia di un personaggio che soffre di una malattia mentale che lo rende più fragile e a rischio a prescindere dal contesto sociale. Una persona che ha bisogno di essere accudita, curata, trattata con riguardo da una società che tutela i deboli. Una società che non è quella di Gotham City e nemmeno quella di tante altre grandi città americane e non solo. Se fosse vissuto in Svezia, per esempio, è molto probabile che Arthur Fleck non sarebbe mai diventato Joker. Arthur Fleck si sente oppresso da una società che non ha pietà per nessuno, o quasi. E' ben cosciente del fatto che per sopravvivere deve difendersi, sempre, non deve mai abbassare la guardia, ma nonostante questa pressione e la sua congenita fragilità riesce a trattenere la sua rabbia, riesce a non trasformare il suo dolore in violenza. Ma alla società che lo circonda non basta torturarlo ogni giorno un po', non si accontenta di tenerlo ai margini, di ricordargli sempre qual è il suo posto. No, vuole umiliarlo, metterlo in ginocchio. E lui, l'uomo malato che ride quando vorrebbe piangere, quello che non è mai stato felice un secondo della sua vita, decide che enough is enough e smette di frenare i suoi istinti di vendetta. Li lascia liberi e comincia a uccidere. E scopre che dopo si sente meglio. E allora fanculo a tutti, scateniamo l'inferno insieme a tutti i negletti, i derelitti di questa società senza pietas. Volevate vedermi in ginocchio, mi vedrete sul tetto di un auto in fiamme a guidare la rivolta.
Perché una storia così potente dovrebbe essere "sbagliata"?
                                             

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