Roberta Rondini
Widows è un film del quale consiglio la visione e che
mi piacerebbe fosse tra quelli di cui si
discuterà nel Gruppo “Al cinema con
MVL”. Un film potente, pensato e girato su piani molteplici, che utilizza il
thriller, il genere rapina, per
parlare sottilmente e fascinosamente di politica e di sociale nell’America di
oggi, spostando, non a caso, il luogo originario di svolgimento della storia da
Londra a Chicago. Un film, inoltre, declinato al femminile.
Ripresa da una miniserie
televisiva scritta da Lynda La Plante negli anni Ottanta e adattata dal regista
Steve McQueen e da Gillian Flynn (sceneggiatrice
anche di Gone Girl), la storia è il
grimaldello che il regista – e fior di artista – britannico usa per acconciare
una scena che, prendendo avvio dagli esiti di una rapina andata tragicamente
male per la morte di tutti i protagonisti (con le vedove intenzionate a
recuperare quei soldi), prende il largo verso una panoramica di quello che si
muove nella società contemporanea americana in termini di politiche sociali, di
razzismo, di riscatto femminile e di riscatto etnico delle minoranze, non solo
“negre” ma anche ispaniche e europee di vecchia immigrazione.
Il dramma è raccontato alla maniera raffinata ed elegante di
McQueen, con attenzione ai particolari, alle tecniche scelte per le
inquadrature degli esterni : Chicago,
ricca e povera, ripresa dal basso e dall’alto – notevole il “racconto” del
sobborgo cittadino con la macchina da presa legata al cofano di una autovettura
in movimento; e degli interni: le
sequenze ambientate nei locali pubblici o la memorabile inquadratura primo
piano di Viola Davis, protagonista nera fisicamente imponente, nella sua camera
da letto bianca, con il cane bianco adagiato sul letto bianco. Raffinatezze
stilistiche di un regista, artista e scultore, che si esprime attraverso
dettagli e inquadrature di grande eleganza capaci di dare il senso della sua
attenzione ai dettagli per raccontare una storia.
È difficile e coinvolgente al
tempo stesso separare i molti strati di
questa storia, con piani che si incrociano, si confondono e si intersecano di
continuo attraverso finestre di dialogo aperte dai diversi comprimari, tutti
portatori di un pezzetto di verità in un mondo caratterizzato da violenza, da
corruzione ma anche dalla voglia prepotente di emergere e di trovare spazio per
emanciparsi, autoaffermarsi e anche, raggiungere il potere.
Ce n’è per tutti, neri e bianchi
e minoranze etniche, per uomini e donne, spesso con un rovesciamento totale dei
ruoli, dei mores e delle fortune,
laddove è il bianco piuttosto che il nero o l’ispanico a soccombere in una
sorta di catarsi storica tuttora incompiuta.
Un film - come dicono i critici
- cui si perdona con facilità qualche
lentezza di troppo, qualche debolezza nel disegno dei personaggi, non tutti ben
compiuti e con il giusto spazio, qualche fiacchezza nella “costruzione
drammatica”.
Nessun commento:
Posta un commento