Maria Vayola
Il titolo originale è The book of Unknown Americans, ma, come ci dice il traduttore in una postfazione, è stato felicemente cambiato in Anche noi l'America prendendo spunto da una poesia del poeta africano americano Langston Hughes: I, too ( I,too, sing America....I, too, am America).
La mancanza del predicato verbale - dice sempre Serrai - lascia liberi di inserire il verbo che si preferisce associare a questo strano, eterno esperimento di paese.Il libro tratta dell'immigrazione dal Messico verso gli Stati Uniti sia di messicani che di altre popolazioni dell'America del sud per sfuggire a situazioni di povertà, disagio e pericolo personale.
E' una narrazione corale suddivisa in capitoli intitolati a singoli personaggi.
Quelli che hanno più voce sono i protagonisti di due famiglie, una proveniente dal Messico per assicurare migliori cure alla figlia adolescente reduce da un incidente che le ha procurato danni mentali e l'altra emigrata da Panama quindici anni prima con due figli di cui uno, Mayor, adolescente. Tra gli adulti, sopratutto tra le due donne, nasce una profonda amicizia, fatta di comprensione e solidarietà, e tra i loro figli una tenera relazione che ridarà il sorriso alla ragazza, Maribel, che si sentirà accettata per quello che è mentre intorno a lei si crea un certa diffidenza per la sua difficoltà di inserirsi nella normale quotidianità; le attenzioni di cui ha bisogno necessitano di una scuola di sostegno e la sua capacità di relazionarsi con gli altri e la realtà circostante è inficiata dai danni subiti a seguito dell'incidente.
Tutti abitano nella stessa zona in un paese del Delaware insieme ad altri immigrati, che, pur provenendo da luoghi diversi, cercano di fare comunità tra di loro. Sono alcuni di questi che, con le loro storie, compongono altri capitoli del libro dando un respiro più ampio alla narrazione e più completezza alla definizione del fenomeno della migrazione interna al continente americano, fenomeno tragico, quanto attuale, che ha origine dall'espansione statunitense nei territori messicani di metà '800 e continua con l'ingerenza degli USA negli stati del centro e sud America negli anni a seguire.
Sono persone che provengono dal Paraguay, Guatemala, Puerto Rico,Venezuela, Nicaragua tutte arrivate con l'aspettativa di un futuro migliore e che si ritrovano, invece, a dover gestire una quotidianità piena di problematiche: essere accettati all'interno della società statunitense, imparare la lingua e le abitudini, trovare un lavoro che non sia improntato a una estrema precarietà e causa di sfruttamento, abitare in case fatiscenti, fare i conti con una costante insufficienza di denaro, sentirsi esclusi da quell'ormai famoso, quanto illusorio, "sogno americano" che ha mietuto sempre più vittime e non solo tra gli immigrati, ma anche tra una grossa fetta di statunitensi. Questi ultimi però, forti del loro orgoglioso senso di appartenenza alla nazione, tipico di quel popolo a tutti i livelli sociali, non sviluppano un senso di solidarietà verso lo straniero che vive nella loro stessa marginalità, ma solo diffidenza se non, addirittura, odio.
Tutti i protagonisti del libro vivono in bilico tra la speranza e la nostalgia, tra la tensione di integrarsi e il desiderio di mantenere vive le proprie origini, le proprie abitudini. La diversità del cibo, primaria necessità, subito fa da spartiacque tra il prima e il dopo, segna lo straniamento di trovarsi fuori dal proprio ambiente, dal calore che l'appartenenza a una collettività trasmette, da quell'insieme di consuetudini che rassicura, protegge, fa sentire partecipe, a pieno titolo, di un ambiente sociale.
"Anche noi l'America" potrebbe voler dire che tutti i protagonisti appartengono all'America come continente, ma anche che tutti fanno parte di quel coacervo di popolazioni che abitano gli Stati Uniti, senza essere però riconosciute di fatto come sue componenti, potrebbe voler dire che tutti a partire dai nativi agli africani ai messicani etc, appartengono a quella invisibilità umana di cui parla Ralph Ellison, frutto di un razzismo diffuso e molteplice che ha discriminato tutti coloro che non potevano essere associati a quel nucleo fondante dell'America del nord che tuttora resiste nel volersi affermare come unico degno di esercitare la libertà. Quella libertà americana intesa come attributo unicamente soggettivo che consente loro di poter disporre delle cose e degli altri senza reciprocità e senza limite alcuno, nella convinzione di essere depositari di una verità esclusiva e di una missione divina, ma anche laica, di modificare il mondo a propria immagine e somiglianza.
L'autrice, nel racconto lineare, che si sviluppa attraverso le vicende dei suoi protagonisti e delle loro famiglie, inserisce al suo interno tessere narrative di altre situazioni personali che fanno del libro un mosaico di vite il cui insieme delinea le problematiche umane di un fenomeno sociale, quello dell'immigrazione, quanto mai attuale e, ormai, di portata mondiale ben lontano da una giusta soluzione.
Tutti i personaggi parlano in prima persona dando al romanzo un'immediatezza espressiva che coinvolge il lettore fino a commuoverlo nelle pagine più drammatiche, in esse il dolore è reso vivido e intenso, senza uso alcuno di malizia retorica, ma con l'autenticità di una scrittura che partecipa alle emozioni narrate.
Solo una delle protagoniste principali non ha voce propria e viene raccontata attraverso le relazioni che gli altri hanno con lei, Maribel che, nella sua perdita del contatto con la realtà, deve ricostruire la propria vita e rinascere come individuo.
Langston Hughes
I, TOO
I, too, sing America
I am the darker brother
They send me to eat in the kitchen
When company comes
But I laugh
An' eat well
And grown strong.
To-morrow,
I'll sit at the table
When company comes
Nobody'll dare
Say to me,
"Eat in the kitchen"
Then
Besides,
They'll see how beautiful I am
And be ashamed, -
I, too, am America
ANCH'IO
Anch'io canto l'America
Io sono il fratello più scuro
Mi mandano a mangiare in cucina
Quando vien gente
Ma io rido
E mangio bene
E divento forte
Domani,
Siederò a tavola
Quando verrà gente
Nessuno oserà
Dirmi:
"Mangia in cucina"
Allora.
E poi,
Vedranno la mia bellezza
E ne avranno vergogna:
Anch'io sono l'America
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