L'amore è un gioco? Secondo Goldoni e la regista Andrée Ruth Shammah pare proprio di sì. Una scena elegante, quasi di memoria viscontiana e che narra con le sue crepe e a tinte smorzate, una sobria ricchezza in rovina, fa da sfondo a personaggi de Gli Innamorati (al Teatro Vascello), vestiti tutti con le diverse tonalità dei bianchi e all'eterna storia di due giovani amanti tra cui si insinua una dispettosa quanto ben nota gelosia. Tutto è a tinte chiare, tonale come una tavolozza pittorica tipicamente italiana, compreso l'adattamento drammaturgico di Vitaliano Trevisan che, pur non avendo bisogno di alleggerire la già lieve trama borghese goldoniana, la arricchisce di punteggiature di teatro nel teatro che ammiccano con intelligenza divertita agli spettatori. Nessuna introspezione psicologia, ma solo tipi: nonostante tutti siano vestiti di bianco, ciascun personaggio è immediatamente riconoscibile per via di una propria postura caratteristica e individuante, frutto senz'altro di un disegno registico estremamente rigoroso che ha deciso anche con estrema precisione le diverse coreografie di ogni scena: infatti si può in questo caso parlare proprio di coreografie, perché il corpo di ogni attore plasma con i suoi gesti e movimenti il personaggio in ogni singola scena.
Marina Rocco nei panni di Eugenia, vestita con un abito di tulle simile a quelli di certe bambole parenti di Barbie, ha la gestualità infantile tipica di una adolescente sdilinguita che ricorda le sit- com televisive. Con piglio sapiente e affidandosi, tramite l'impostazione registica, a un notevole talento naturale, inventa un repertorio finito di figure: fa le faccette, si butta per terra, si strappa i capelli e gesticola simpaticamente in un modo che sembra avere poco a che fare con il teatro, ma che immediatamente attraggono verso di sé l'entusiasmo partecipe della platea, al punto da far quasi credere di sentire il sottofondo delle risate preregistrate tipiche di certe commedie televisive. I bisticci tra Eugenia e Fulgenzio- Matteo De Blasio, il suo fidanzato, seduti ambedue ai lati opposti di un ideale segmento, si dipanano con un ritmo crescente, in cui il dialogo si alterna continuamente all'abbraccio e alla rissa fino a interrompersi, ogni volta, per via di una nuova, piccola sorpresa che muove, con andamento ondulatorio, le sorti dell'intreccio, piuttosto scontato, a dire il vero. Infatti i due si amano, poi si lasciano, poi si riprendono, poi lei si promette a un altro, ma la di lei saggia sorella Lisetta (una Elena Lietti deliziosamente minimalista che incarna anche una elegantissima quanto stralunata Clorinda) convince quest'ultimo a sciogliere il fidanzamento in favore dell'unico amato Fulgenzio.
C'è da ridere parecchio, a vedere questa bagarre amorosa per la quale i consigli più saggi vengono spesso dai più semplici, incarnati dai servi (come il puntuale Succianespole di Andrea Soffiantini) : un amore che conduce sempre dritto filato verso nozze che rendono finalmente agiata la vita della giovinetta la cui famiglia è ridotta sul lastrico da un vecchio zio sperperatore. Nel Settecento Goldoni metteva al centro, seppur con estrema destrezza e sagacia, quello stesso sentimento- chiave che non conosceva ancora il romanticismo e che oggi viene considerato, con estrema serietà, come fondativo di ogni legame di tipo matrimoniale, e tratteggiava invece come uno sfondo tenue il tema dei vincoli economici, che, paradossalmente, proprio in una società contemporanea che afferma di credere fermamente nell'amore, oggi sono assurti a oggetto centrale di un diritto acquisito e reclamato a viva voce dagli aspiranti a ogni tipo di unione matrimoniale, anche quando si chiama solo civile.
GLI INNAMORATI, di Carlo Goldoni regia di Andrée Ruth Shammah, produzione Teatro Franco Parenti.
fFno al 17 aprile al Teatro Vascello, dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 18
biglietti scontati per i soci di Monteverdelegge esibendo la tessera
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