lunedì 21 luglio 2014

La gloria è di chi se la piglia


Ecco di seguito la celeberrima scena tratta da The gold rush (La febbre dell'oro, 1925) di Charlie Chaplin.
Chaplin con due forchette e due panini mima una delle danze più famose della cinematografia mondiale:


E qui di seguito è la scena, non tanto celebre (anzi, del tutto dimenticata), tratta da The Rough house (1917) di Fatty Arbuckle (con Buster Keaton). Guardatela bene.


Inutile starci a pensare: sono identiche; mentre Chaplin risulta più accondiscendente alla voglia di patetismo del suo pubblico, Arbuckle (come spesso accade nei two reels - i cortometraggi - di derivazione vaudeville, d'avanspettacolo) è spietato e irridente. 
La danza di Arbuckle, che precede Chaplin di otto anni (1917-1925), è quella originale, senza dubbio. Chaplin l'ha probabilmente ripresa e rielaborata proprio da quel film, ma Arbuckle, nel 1925, aveva altro a cui pensare.
Nel 1921 nella sua camera d'albergo, durante un party alcolico (si era durante il Proibizionismo) venne trovata, sanguinante e in fin di vita, Virginia Rappe, giovane stellina hollywoodiana. Alla morte di Virginia l'America si scatenò: per l'attore si richiese la pena di morte, le femministe attaccarono i cinema che presentavano i suoi film, al Sud si crivellavano di colpi i teloni delle proiezioni; la Paramount, atterrita, ritirò tutte le pellicole del comico e mandò al macero quelle in produzione.
Su Fatty fiorirono leggende: l'aveva stuprata a sangue perché ce l'aveva grosso, l'aveva violentata con una bottiglia o con un pezzo di ghiaccio, le si era gettato addosso con tutti i suoi centodieci chili. E così via. Subì tre processi: l'ultimo, nel 1922, lo scagionò. Chi uccise Virginia? Fatty? O piuttosto un aborto andato male?
Una cosa fu sicura: la carriera del ciccione era finita, per sempre (nel 1931, a due anni dalla morte girerà Windy Riley goes to Hollywood con l'altra nobile decaduta del muto, la conterranea Louise Brooks, bruciata dallo stardom a ventiquattro anni).
L'unico a dimostrargli affetto, e a credere pervicacemente nella sua innocenza, fu Buster Keaton. Buster fu presentato a Fatty dalla moglie Natalie Talmadge (sorella delle attrici Norma e Constance): l'esordio avvenne nel 1917 con Fatty macellaio (The butcher boy): l'apprendista Keaton aveva ventidue anni, il maestro e veterano Arbuckle appena trenta.
I due collaborarono in quasi venti pellicole; tra queste, Fatty cuoco (The cook, 1918). Anche qui c'è una danza (strepitosa): Keaton, cameriere, irretito dalle mosse sinuose d'una ballerina, prende a servire e a muoversi come un'odalisca: trasmette epidemicamente l'entusiasmo tersicoreo al cuoco Fatty che, grazie a padelle, tegamini e a un raccoglipolvere, si trasforma in una danzatrice da harem: prima serve al volo due piattini (che Buster raccoglie al volo con grazia egiziana) poi si esibisce in una serie di movenze, fra lussuriose e fatali, che parodizzano le mode orientali dei corpi di ballo del tempo (quelli di Ruth St. Denis, ad esempio) ed enfatizzano la vaporosa agilità del comico del Kansas. Pochi minuti eccezionali:


I cortometraggi di Keaton (non i film maggiori) sono quasi tutti capolavori. Uno, del 1922, si intitola Viso Pallido (Paleface): qui Buster (un cacciatore di farfalle) si trasforma in indiano per difendere una tribù dagli sporchi raggiri di alcuni faccendieri che ambiscono il petrolio sepolto nelle terre pellirosse. 
Il bene trionferà e l'eroe sposerà la figlia del capo, ovviamente. 
Scena capitale: Buster bruciato al palo di tortura che se la cava senza un graffio e si accende una sigaretta con un carbone ardente; oppure Buster che, intabarrato quale Little Chief Paleface (Piccolo Capo Viso Pallido), se ne esce con un tetragono: "Us Indians must stick together!" (Noi Indiani dobbiamo stare uniti!), con un bell'anticipo sul Kevin Costner di Balla coi lupi


Il capotribù è interpretato dall'attore Big Joe Roberts: il suo metro e noventacinque, brutale e manesco, contrastò irresistibilmente e fisicamente il mercuriale metro e sessantacinque di Keaton in sedici cortometraggi e due mediometraggi. L'ultimo, Senti amore mio (The three ages, 1923), gli fu fatale: morì sul set, per un attacco cardiaco, a cinquantadue anni. La deliziosa squaw è, invece, Virginia Fox: esordì tredicenne per la Keystone Film Company, quindi fu impalmata dal potente produttore Darryl F. Zanuck - matrimonio per cui lascerà definitivamente le scene, a poco più di vent'anni.
Keaton trascinò la propria carriera sino al 1966; nel 1965 interpretò un film in Italia, assieme a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Artisticamente il suo ritiro avvenne all'avvento del sonoro, a trentacinque anni (e trentacinque anni prima, nel mezzo del cammin: 1930 circa): il talkie, il parlato, non faceva per lui.
A quei tempi la vita e le storie sfiorivano in fretta.
Tutti: Chaplin, Arbuckle, Keaton, Roberts, Brooks e Fox furono inconsapevoli e geniali pedoni di un cinema spontaneo e naif; irripetibile, irrecuperabile.

1 commento:

  1. uno dei migliori attori muti del 20esimo secolo assieme a chaplin, lloyd. purtroppo adesso, con la rivoluzione del digitale lui e lloyd sono ormai dimenticati, charlie no per il fatto che i sui film trattino di problemi che c' erano, tutto dipende dall' infanzia. comunque è da rimanere senza parole

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