giovedì 28 febbraio 2013

Psicologia del comunismo: ieri, oggi, domani



G. M.
Il romanzo di Guido Morselli, scomparso nel '73, inizia con la descrizione di una seduta a Montecitorio: si parla di servizi, dei treni italiani e delle poste, mentre il protagonista, figlio di ferroviere ed eletto da poco alla Camera nelle file del Pci, dorme beatamente sugli scranni. "In cinque mesi di legislatura non aveva mai preso la parola. Era stato aggregato ad una Commissione che si adunava di rado, era la commissione più pacifica e inconcludente di tutte, in cui il suo silenzio passava inosservato non meno che in aula. Anche al partito non gli chiedevano molto, forse perché a Roma, alla sede centrale, dove non aveva mai messo piede prima della sua recente elezione, nessuno lo conosceva".
Sul risvolto dell'edizione pubblicata da Adelphi (1965) si legge che "Il comunista racconta un caso di dissenso ideologico, ma non è un romanzo ideologico". Non sarà ideologico, ma certamente racconta in modo assai logico e profetico quel che abbiamo vissuto in anni poco distanti. Leggendo le pagine di questo libro vengono in mente i vari personaggi che si avvicendano sulla Terrazza di Ettore Scola: l'intellettuale organico, l'anticonformista, l'elegantone con i vestiti griffati e il proletario con la cartella di tolfa. . . Scorrono veloci le idee e i pensieri di questo "compagno" appassionato e critico, pronto a mettere in dubbio tutto e il contrario di tutto, ben deciso a pennellare di rosso vivo comportamenti che a suo giudizio franano rovinosamente se messi a confronto con le parole di Marx ed Engels.

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