Di Padri e figli (Отцы и Дети) di Ivan Turgenev ci sono moltissime edizioni, come sempre succede con i classici. La prima, quella originale, risale al 1862, ed è comparsa sulla rivista "Il messaggero russo". L'ultima, per lo meno in italiano, è uscita da poco, l'ha pubblicata Feltrinelli, e la traduzione è di uno scrittore italiano, Paolo Nori, che ha anche scritto l'introduzione. Ecco l'inizio:
"Tutte le volte che, in questi anni, ho sentito parlare di nichilismo, e è successo spessissimo, ne parla continuamente anche il papa, mi è tornato in mente questo romanzo di Turgenev e in particolare il protagonista, Bazarov, e le rane, e quando per esempio ho visto il film dei fratelli Coen Il grande Lebowski, dove c’era un gruppo di nichilisti, tutti vestiti di pelle nera, che ripetevano continuamente «Noi non crediamo a niente, noi non vogliamo niente, noi non sappiamo niente», mi è venuto in mente che Bazarov non era così, lui credeva nelle rane, e non fingeva di rapire le mogli di facoltosi produttori cinematografici, come i nichilisti dei fratelli Coen, se non ricordo male, ma studiava continuamente e curava la gente e sapeva parlare coi contadini.
Mi è sembrato, nei vent’anni che sono passati dalla prima volta che ho letto Padri e figli, che il nichilismo, così come Turgenev l’aveva presentato alla pubblica opinione occidentale, fosse stato, nella sua variante moderna, completamente travisato, e mi sembrava che quelle tre cose, Bazarov, il nichilismo e le rane, fossero il senso del romanzo, e che nella corretta interpretazione del nichilismo, del ruolo di Bazarov, e del suo lavoro con le rane, stesse il senso di Padri e figli.
Adesso che l’ho riletto dopo vent’anni, mi sembra che le cose non stiano così". Il resto si può leggere nel sito di Paolo Nori.
Sabato 5 giugno alle 11, gruppo di lettura su Padri e figli nel Salone degli affreschi del Dsm, via Colautti 28, 00152 Roma
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