Di Monteverde, non a Monteverde. Perché, benché nato nel cuore di Trastevere, è a Monteverde che ha trascorso buona parte delle sue giornate per più di quarant’anni. E’ di Monteverde per ius loci.
Imprenditore di sé stesso, è proprietario di un piccolo negozio di alimentari, uno dei pochissimi sopravvissuti all’invasione della grande distribuzione.
Serve un piccolo popolo di vecchietti/e, al quale immodestamente mi avvio ad appartenere anch’io; è uno straordinario centro di ascolto, di accoglienza, diventando talvolta perfino centro di collocamento per bisognosi di vario tipo, un luogo di scambio di idee.
Lui, che risponde al nome di Sandro, è portatore sano di quella “romanità” non sguaiata che si ascolta volentieri, che si accende di lampi di arguzia, e di inaspettate tenerezze offerte con pudore, è portatore sano di una cultura da “sapienza dei luoghi”, figlia dell’amore e della curiosità umana, di uno sguardo aperto.
Lui, scrive poesie in romanesco, non so quanto corrette per lingua e metrica, talvolta i versi sono un po’ traballanti, non so che cosa direbbe Belli, ma trovo comunque che abbiano qualità.
Sandro è stato per me una scoperta, come molte altre persone quando le si guarda oltre gli occhiali. E’ una persona interessante, vorrei dire che è un “personaggio”, se non fosse che questo termine mi sembra rinviare al teatro, alla rappresentazione, alla finzione, alla “maschera”. Ma per tutti gli altri sensi, sì, mi sento di dire che Sandro è un personaggio.
Un paio di anni fa lui e sua moglie sono stati colpiti (trafitti, stavo per scrivere) dal dolore più devastante per un genitore: il suicidio di un figlio.
Sono stati bravi, molto, si sono sostenuti a vicenda, ma Sandro non è mai più tornato quello di prima.
Non potrà mai partecipare ai nostri incontri, ammesso che ne abbia voglia, per il suo lavoro. Ma mi piacerebbe pensare che partecipi in contumacia, affiliato per simpatia, una mascotte virtuale, che venga adottato dalla nostra piccola comunità, laureato, per così dire, ad honorem.
In pegno vi offro una delle sue poesie: è inattuale, lo capirete, era attuale l’anno passato, ma il suo senso rimane intatto, al di là delle persone alle quali teneramente allude.
Dedica a un Fiore
Un conto parlà de vita e vìve, n’antro parlà de morte e morì
Diciassett’anni de strazio de dolore
Ecche vòi dije a ‘n padre de famija,
che se porta ’sto sercio sopr’ar còre.
Ma l’hai vista di’, che bella fija?
Prima der fattaccio era un fiore,
e mò? C’è arimasto ’no stelo senz’odore
che nun sprizza né gioia né calore.
E ’sto poretto che vò anninnà la fija
spinto da la pena e dar dolore
te viè tacciato de fà eutanasia
da chi fa solo a schiaffi co’ l’amore.
Dico a voantri Bujacche de minestre
senza la Volonté de fa li nomi,
a vo’ Fichelle Tetteemazzi, Sacchettoni
auguro che me fate bbone Feste.
Pe’ parte mia pregherò er Bambino
che quanno fate er pranzo de Natale
ve lo strafogate cor sondino
Roma 20 dicembre 2008 da Sandro Emiliozzi
Ecco, è questa.
Vi prego di non farvi scrupolo se voleste esprimere dissenso: a che serve una comunità se non a confrontare pareri diversi, e magari anche opposti?
non pensi che si potrebbe coinvolgere in qualche modo, non solo come "mascotte virtuale"? agli incontri del sabato mattina certo non può venire, ma forse qualche sera - e magari (mi viene in mente) potrebbero esserci altri nel gruppo che scrivono poesie in romanesco, se ne potrebbe parlare la prossima volta che ci vediamo
RispondiEliminaCi si può provare.
RispondiEliminaSandro non sa assolutamente che io ho scritto di lui e delle sue poesie in un blog di un gruppo di lettura, gli avevo solo accennato a una mia mezza intenzione, se ci fosse stata l'occasione, di parlarne.
Di sicuro sarebbe assai contento e gratificato. Ma prima di fargli qualsiasi proposta vorrei esaminare un po' la questione con voi al prossimo incontro.
Ok, dunque, e buon anno!
sarebbe proprio bello interessante e arricchente poterlo incontrare e anche aprire ad altri poeti romaneschi.
RispondiEliminagrazie per questa segnalazione.
raethia
Sono rimasta molto colpita da questa notizia, non sapevo niente di questo dramma, e sinceramente dalla poesia non ho capito bene come sia andata la cosa. Mi ha colpito tanto più perché quando le mie figlie erano piccole ero sua cliente, poi mi sono staccata da lui, un po' per una diversa organizzazione della mia spesa, un po' perché trovavo sempre , andando dopo la scuola, solo delle rosette bruciacchiate, malformate, quasi focomeliche, che mi irritavano irragionevolmente.
RispondiEliminaApprezzo l'idea di coinvolgerlo in qualche modo, anche se da gran lavoratore qual è, difficilmente si concederà il lusso di questi
spazi...Ma forse invece sì.