mercoledì 8 gennaio 2014

Vade/Mecum a Monteverde: Monte Cucco, il monte di Rodari e Pasolini

[cliccare per ingrandire]

Nel 1966 esce in  libreria La torta in cielo di Gianni Rodari. Una fiaba concepita due anni prima (e pubblicata su Il Corriere dei Piccoli), ma nata "nelle scuole elementari Collodi ... tra gli scolari della signorina Maria Luisa Bigiaretti", presso la borgata del Trullo, tirata su in epoca fascista, in un territorio segnato da presenze archeologiche antichissime, per provvedere un alloggio agli sfollati del rione Monti (a causa della costruzione di Via dei Fori Imperiali). La torta in questione è proprio una torta, enorme come un disco volante, e assolutamente commestibile: un esperimento nucleare riuscito male. La favola è un apologo contro il terrore della bomba atomica e a favore dei bambini, unica forza vitale ed emozionale che si oppone, assieme agli umili, all'insensatezza della politica, della forza militare e della scienza assoggettata ad essa. E la torta in questione, come un UFO benigno, si piazza sopra Monte Cucco, una delle alture che sovrastano Via del Trullo e l'intera borgata.
Nello stesso anno dell'uscita libraria de La torta nel cielo, Pasolini filma Uccellacci e uccellini. Parte delle scene, con Totò e Ninetto Davoli, sono girate proprio a Monte Cucco. Il pianoro alla sommità della collinetta, tipico dell'agro romano, è implacabilmente brullo, e silenzioso; vi fioriscono solo dei cardi; l'erba bassa è segnata dal passaggio di numerose greggi; l'uniformità è gravata dalla magia contagiosa delle presenze del passato, sempre incombenti: villa Kock, la torre Righetti, una stalla diruta.

Ecco la secentesca villa nobiliare della famiglia Kock, come appare nel film di Pasolini ...
 
... e come appare oggi
Ecco la torre Righetti, lacerto di un casino da caccia che il banchiere riadattò, nel 1825, da una cisterna della tenuta precedente. 
Il retro della torre. Del grandioso complesso ottocentesco rimangono: "il corpo centrale in laterizio e il basamento circolare in pietra. Aveva forma di un tempietto circolare, secondo la moda neoclassica del Valadier. Sul tamburo centrale si innalzava una cupola, e intorno correva un giro di colonne. I quattro finestroni allineati coi punti cardinali davano luce agli ambienti sotterranei, destinati alla convivialità dopo le battute venatorie e alla cottura della selvaggina in un ampio camino"(A. Anappo)


Uno dei finestroni orientati con i punti cardinali.
L'ambiente ipogeo fa supporre che anche la cisterna secentesca fosse un adattamento d'una costruzione antecedente, forse un monumento funerario romano.
"Una lastra in marmo oggi scomparsa recitava: 'Ogni molesta cura, ogni timor qui tace. Qui fero arte e natura, tranquillo asil di pace'. Una seconda iscrizione, ancora in loco, racconta con orgoglio l’edificazione del sito, voluto dal banchiere Righetti: 'Fui luogo ignoto e inospito. E s’or rallegro e incanto ha di Righetti il vanto, l’arte, l’ingegno e l’or'". (A. Anappo)
La scalinata che sale da Via di Monte Cucco
La stalla diroccata



Il corvo di Uccellacci e uccellini ...
... e, quasi invisibile, su un alberello simile a quello degli Uccellacci, un altro corvo ...
... e un'altra proprietà privata, ma rovesciata stavolta ...
Ai piedi del Monte la protesta: "Noi la crisi non la paghiamo". Sfrattati e sfollati che vivono in un palazzo fatiscente e abbandonato da anni
In cauda feles: un bel gatto borgataro: "Povero come un gatto del Colosseo, vivevo in una borgata tutta calce e polverone lontano dalla città e dalla campagna ..."

Nessun commento:

Posta un commento