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sabato 14 ottobre 2017

Al Teatro Vascello arriva Un Vascello di editori, giovedì 19 ottobre, ore 17-19.30


Si chiude con una grande festa il progetto “Autoritratto di editore”, vincitore del bando della Regione Lazio “Io leggo”: il 19 ottobre dalle 17,00 alle 19.30 presso il foyer del Teatro Vascello le quindici case editrici che hanno aderito all’iniziativa, gli studenti di quattro scuole di Monteverde, gli utenti del centro diurno di via Colautti e gli abitanti del quartiere si riuniranno per la prima volta dopo mesi di lavoro, per festeggiare la conclusione del progetto e l’avvio di un sito, www.autoritrattodieditore.it, che si propone come primo passo verso un portale dell’editoria romana e laziale.
“Autoritratto di editore” è nato nel municipio XII di Roma da un’idea dell’associazione culturale Monteverdelegge, attiva sul territorio dal 2008, e ha coinvolto case editrici, scuole e centro diurno, al fine di raccogliere dei “ritratti di editore” che spieghino in modo semplice e divulgativo il mestiere dell’editore.

Come immagini i lettori della vostra casa editrice? Qual è la linea editoriale che guida la pubblicazione dei vostri libri? Come definiresti lo stile delle vostre copertine?
A queste e ad altre domande sono stati chiamati a rispondere gli editori indipendenti coinvolti nel progetto (Contrasto, Donzelli, Elliot, Emons, E/O, Exorma, Laterza, minimum fax, Nutrimenti, Orecchio acerbo, Playground, Sinnos, Tunué, Voland, 66thand2nd), che dallo scorso febbraio hanno incontrato gli studenti e gli utenti del centro diurno, per raccontare la loro esperienza editoriale, ripercorrendo le fasi di lavorazione di alcuni titoli significativi del loro catalogo.
Gli allievi di alcune scuole del quartiere di Monteverde (Liceo Scientifico  Morgagni, Liceo Classico Luciano Manara,  IIS Federico Caffè, IC Largo Oriani), al termine degli incontri, hanno redatto degli “autoritratti di editore”, mettendo in luce gli aspetti più caratteristici di ogni casa editrice: la linea editoriale, lo stile grafico, la provenienza geografica dei libri, i costi, il numero degli impiegati, i casi editoriali, le strategie di comunicazione, la “mission” di ciascun progetto editoriale.
In parallelo, gli utenti del centro diurno Cantiere 24 di via Colautti hanno rivolto agli stessi editori delle domande all’interno di un ciclo di video-interviste, raccolte, insieme agli “autoritratti” degli studenti, nel sito internet dedicato all’iniziativa (www.autoritrattodieditore.it), insieme a fotografie, disegni e materiali visivi.

Autoritratto di editore è un progetto di Monteverdelegge finanziato con la legge regionale 21 ottobre 2008, n.16 - Avviso Pubblico IO LEGGO


giovedì 26 dicembre 2013

Autoritratto di editore: la storia di Voland in cinque titoli

Anche la seconda casa editrice che ha accolto l'invito di monteverdelegge, disegnando un autoritratto in progress attraverso cinque titoli del suo catalogo, prende le mosse - come già E/O - da un'attenzione particolare verso le letterature slave: una scelta proclamata a partire dal nome, Voland, il Signore delle Tenebre nel romanzo di Michail Bulgakov Il Maestro e Margherita. 
Rispetto a E/O, nata nel 1979, il quadro iniziale è però molto diverso. Quando Daniela Di Sora, slavista che ha trascorso parecchi anni fra la Bulgaria e Mosca, decide di avventurarsi nel mondo dell'editoria, siamo nel 1995 e il crollo del Muro ha trasformato le mappe dell'Europa, gli equilibri del mondo. Ma proprio questo incredibile sommovimento rende ancora più evidente quanto le letterature slave siano rimaste a lungo in penombra. Ne è consapevole Daniela Di Sora, che nel suo catalogo affianca ai contemporanei anche i grandi autori da rileggere, magari, in nuove traduzioni (sarà questo, in anni più recenti, il perno della collana Sirin classica) e che presto si rende conto di come anche in altre direzioni, fuori dal'est europeo, sia possibile fare scoperte interessanti.

Tol'stoj / Ripellino, Per Anna Karenina
Uno dei titoli con cui la neonata casa editrice Voland si presenta al pubblico nel 1995. Omaggio a uno dei personaggi più affascinanti e più compiuti della letteratura mondiale, ma anche al grande slavista Angelo Maria Ripellino, che Daniela Di Sora ha avuto come maestro all'università.

Amélie Nothomb, Igiene dell'assassino
La dimostrazione di quanto sia importante l'intuito di un editore: quando Amélie Nothomb entra a far parte del catalogo di Voland non è ancora diventata la fata dai cappelli stravaganti capace di trasformare in oro tutti i libri che pubblica (uno l'anno, alla rentrée di settembre). Ma la scrittrice belga ricambia l'attenzione della piccola casa editrice romana e le rimane fedele, nonostante le offerte di sigle ben più ricche e potenti.

 
Zachar Prilepin, San'kja 
Oggi, in parte grazie a Emmanuel Carrère che nel suo Limonov lo segnala come il migliore fra i giovani scrittori russi, il nome di Prilepin si è fatto conoscere anche dai lettori italiani. Ma le antenne sensibili del diavolo Voland hanno saputo apprezzarne con molto anticipo la capacità di tenersi in equilibrio tra autobiografia e finzione, lo stile ipnotico, avvincente e mai ruffiano.  


Ramon Chao, Ignacio Ramonet, Guida alla Parigi ribelle
Un altro piccolo bestseller della casa editrice che, sulla scia del successo di questo titolo, pubblicherà poi la Guida alla Barcellona ribelle e, recentissima, la Guida alla Roma ribelle (tre edizioni nel giro di una ventina di giorni).

Georgi Gospodinov, Fisica della malinconia
L'autoritratto in cinque titoli di Voland si chiude con il quarantenne bulgaro Georgi Gospodinov, fra gli scrittori europei più interessanti della sua generazione, molto amato da Daniela Di Sora che sa per esperienza come il vecchio detto di Montale, "Non ci può essere un grande poeta bulgaro", si basi sul nulla. Colto, ironico, appassionato, Gospodinov è la dimostrazione di quanto sia importante mettere continuamente in dubbio gli schemi e i filtri attraverso i quali osserviamo il mondo. Come il diavolo di Bulgakov, come la casa editrice che ne porta il nome.

lunedì 2 dicembre 2013

Se ne va André Schiffrin, cavaliere errante dell'editoria

Ieri, domenica 1 dicembre, è scomparso a 78 anni André Schiffrin, un intellettuale a cavallo fra due continenti, protagonista del mondo editoriale statunitense prima alla Pantheon Books e poi con la «sua» New Press, con solide radici europee.  (fu suo padre, Jacques, a dare vita alla Bibliothèque de la Pléiade). In due piccoli volumi, Editoria senza editori e Il controllo della parola (usciti da Bollati Boringhieri), Schiffrin è stato fra i primi ad analizzare dall'interno il fenomeno della concentrazione editoriale prima negli Stati Uniti e poi in Europa, ed è diventato così il punto di riferimento di chi, nel settore, continua a considerare il libro come un meraviglioso veicolo di scambio culturale e non solo come una fonte di profitti. Per ricordarlo, pubblichiamo un ampio stralcio dell'intervista uscita sul "manifesto" il 14 maggio 2009, in occasione della pubblicazione per Voland della sua «autobiografia intellettuale», Libri in fuga. Un itinerario politico fra Parigi e New York (a cura di Valentina Parlato, pp. 233, euro 15). 

Maria Teresa Carbone
 
Nell'ultimo anno (il 2008-2009, ndr) non c'è paese al mondo che non abbia subito i contraccolpi della crisi economica. Pensa che la recessione risparmierà il settore editoriale?Temo al contrario che la crisi avrà effetti molto negativi. Negli Stati Uniti le case editrici hanno già licenziato molti dipendenti, ma forse l'ambito dove i problemi sono più evidenti è quello delle librerie: delle due grandi catene esistenti negli Stati Uniti (quelle, detto per inciso, che hanno soffocato la maggior parte delle librerie indipendenti), una, Borders, è sul punto di fallire e l'altra, Barnes and Noble, non sta molto meglio. Quanto alle case editrici, dal momento che le grandi concentrazioni non smetteranno di tendere a profitti altissimi, è molto probabile che con la crisi cercheranno di restringere la scelta dei libri, puntando tutte le risorse sui titoli che, secondo loro, potranno garantire grandi guadagni. Insomma, la cosiddetta politica del bestseller sarà ancora più accentuata.
In Editoria senza editori lei ha denunciato appunto il fenomeno delle grandi conglomerazioni editoriali. Eppure in questi anni sono nate tante piccole sigle indipendenti che in alcuni casi hanno avuto un discreto successo. Come spiega questa apparente contraddizione? Si tratta di un fenomeno incoraggiante, soprattutto perché nella maggior parte dei casi a varare queste nuove sigle sono dei giovani, che hanno alle spalle una esperienza nelle grandi case editrici e si sentono abbastanza forti da affrontare un'impresa in proprio. Quanto al loro successo, è dovuto alla capacità di queste sigle di rivolgersi a nicchie di pubblico, sfruttando al meglio gli spazi vuoti lasciati dalle scelte omologate delle grandi conglomerazioni e contrastando il deserto intellettuale creato dai grandi gruppi.
A questo proposito, però, c'è chi sostiene che mai come in questa fase della storia si è letto e scritto, e che quello che alcuni descrivono come un imbarbarimento nasconde una sorta di età dell'oro, meno elitaria di quella che l'ha preceduta. Cosa ne pensa?Effettivamente le cifre sulla lettura negli Stati Uniti rivelano che il tempo dedicato alla lettura non è calato. Si tratta però, almeno per il cinquanta per cento, di una lettura su Internet, una percentuale che sale ancora presso i lettori più giovani, che sempre più di rado si accostano ai libri. Ora, senza riaprire il vecchio dibattito sul ruolo svolto dalla cultura popolare, mi sembra che ci sia una differenza sostanziale rispetto a trenta o quarant'anni fa. Quando ero giovane, le case editrici fondavano la loro ragion d'essere sull'offerta a un pubblico che fosse il più vasto possibile dei libri migliori: Penguin per esempio pubblicava i gialli di Agatha Christie, ma proponeva anche classici e autori contemporanei di qualità a prezzi molto contenuti. Oggi non solo è più difficile avere accesso a queste opere, ma costano anche molto di più. Insomma, di certo ha un senso pubblicare Il codice da Vinci, l'importante è che libri come questo non monopolizzino il mercato, come le grandi case editrici alla ricerca solo del profitto tendono invece a fare.

mercoledì 22 maggio 2013

Addio a Roberto Denti, un Giamburrasca in libreria

Roberto Denti e Gianna Vitali
Il nome di Roberto Denti, che se n'è andato la notte scorsa a 89 anni, è legato alla Libreria dei ragazzi di Milano, la prima del suo genere in Italia, da lui fondata oltre quarant'anni fa, nel 1972, insieme alla moglie Gianna Vitali. Un'impresa coraggiosa e che tuttavia si è rivelata subito azzeccata: "Decidemmo di occuparci di libri per bambini, una fascia di mercato ancora poco scoperta allora" raccontava l'anno scorso Gianna Vitali in una intervista per il quarantennale della libreria. "Partimmo con una ricerca di mercato: io mi sono passata tutte le cartolibrerie e librerie di Milano, da cui non ho ricevuto altro che risposte perplesse: 'Libri per bambini adesso? Ma non è Natale. I libri per bambini si vendono solo a Natale e alle comunioni'. Roberto invece, furbo, va a Londra e Parigi a vedere com'è la situazione all'estero. Conclusione: l'apertura era prevista per il settembre del ’72, ma siamo stati costretti ad anticipare al 28 di agosto perché c'era troppa richiesta. Bussavano addirittura al vetro chiedendo di entrare, mentre ancora stavamo montando". Nel corso degli anni l'intuizione si è confermata giusta e lungimirante: non solo ancora oggi la Libreria dei ragazzi rimane per i lettori milanesi un punto di riferimento (dal 2007 il socio di maggioranza è la casa editrice Il Castoro), ma il "modello Denti-Vitali" -  i libri per bambini esposti di piatto, su scaffali a portata delle loro mani - si è ormai imposto  in tutte le librerie italiane che riservano uno spazio ai testi per l'infanzia.
Denti, però, è molto noto anche per i suoi libri, dal long seller I bambini leggono (Il Castoro) al romanzo Incendio a Cervara (Voland) fino ai ricordi della sua stessa infanzia, Il ragazzo è impegnato a crescere (Topipittori). Ed è da quest'ultimo che proponiamo un breve stralcio in ricordo di una figura che molto ha fatto perché i libri diventassero, per bambini e ragazzi, oggetti amati e familiari.

"A metà delle vacanze in colonia al mare, la mamma prendeva il treno e la domenica veniva a trovarmi, ma io mi sentivo abbandonato. La stessa sensazione che avevo a casa: l’impressione era che la nonna mi trattasse male e che desse sempre ragione a mio fratello che a scuola aveva ottimi voti. 
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