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mercoledì 23 ottobre 2013

I gatti, Baudelaire e la poesia sconfitta (e tre poesie sui gatti, ovviamente)

Balthus, Il gatto nel Mediterraneo
G. Luca Chiovelli


Prima o poi qualcuno si deciderà a raccontare la storia della letteratura moderna come storia di una sconfitta. Una capitolazione progressiva che vede l'artista sempre più emarginato dal ritmo pulsante dei secoli, dagli onori, dai monumenti più duraturi del bronzo, dalle acclamazioni dei re o dei signori, dal ruolo di creatori dello spirito dei popoli.
A quando data l'inizio di questa parabola implacabile?

In un post che parlava di tutt'altro (ma in realtà parlava anche di questo poiché tutto si collega a tutto) abbiamo presentato un brano de Il Novellino, una raccolta duecentesca di brevi apologhi; in esso un giovane interroga due individui. Ecco il primo:



Uno, che aveva il cuore più ardito e la faccia più tranquilla, si fece avanti ...



Ardito, sereno, sicuro del proprio ruolo sociale. È un mercante, molto ricco. Si è fatto strada da solo, ci tiene a precisarlo, non deve nulla a nessuno.
Poi, il secondo:

Una persona d’aspetto nobile che aveva una faccia timorosa e stava più indietro che l’altro. Non così arditamente disse ...

Questo è un re, ma un re timoroso, uno sconfitto. Il Novellino parteggia per il re; il Novellino è legato al Medioevo, alla monarchia feudale, all’elaborazione poetica delle corti, a un mondo libresco e pre-scientifico, legato ancora a una visione simbolica e fiabesca della realtà.
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