venerdì 24 aprile 2020

Un invito dal Laboratorio di traduzione: martedì 5 maggio h18 uno sguardo insieme su Alexis Rhone Fancher nello spazio virtuale di Plautilla



Foto di Alexis Rhone Fancher
(autoritratto)

Fiorenza Mormile
Ad ottobre vi avevamo comunicato la scelta di  Alexis Rhone Fancher per il nostro decimo anno di attività.  Ci aveva colpito il suo modo di trattare la morte dell’unico figlio poco più che ventenne in due delle cinque raccolte da lei finora pubblicate: State of Grace: The Joshua Elegies , KYSO Flash Press, Bellingham, Washington, USA 2015 e The Dead Kid Poems, KYSO Flash Press, Bellingham, Washington, USA 2019.
Proseguendo il lavoro di selezione abbiamo riscontrato che nelle altre tre  (How I Lost My Virginity to Michael Cohen: and other heart-stab poems, Sybaritic press, Los Angeles, CA 90066, USA 2014; Enter Here, KYSO Flash Press, Bellingham, Washington, USA 2017; Junkie Wife, Moon Tide Press, Whittier, CA 90601, USA 2018) invece è il sesso, raccontato senza imbarazzo di sorta, a  farsi filo portante di un’intera esistenza. Eros, thanatos dunque, ma non è tutto. Attraverso storie narrate quasi sempre in prima persona (ma non per questo scontatamente e necessariamente autobiografiche)  Fancher  delinea  ambienti, atmosfere, vizi di una Los Angeles  colta  nei suoi lati oscuri.
Dal nostro lavoro nascerà una raccolta per Ensemble, grazie ad Alessandra Bava che per prima ha introdotto nel panorama editoriale italiano testi della  Fancher in un’antologia collettiva con prefazione della “nostra” Maria Adelaide Basile.   Per questo già intorno a Natale abbiamo intensificato i nostri ritmi di traduzione, passando dalla prevista cadenza quindicinale a quella settimanale. Il lockdown di Marzo ci ha costretto ad abbandonare l’amata Plautilla e a trasporre in massima parte via email  il contraddittorio di proposte che eravamo abituate a discutere a voce, (piuttosto macchinoso essendo  ben otto  operative sul progetto). Una volta a settimana, col lavoro già in parte sgrossato, ci sentiamo  via Skype  per arrivare  a una prima revisione condivisa. A sorreggerci è comunque la motivazione, quasi salvifica in questo strano tempo sospeso…Proprio per contrastarlo e ristabilire un qualche contatto tra monteverdeleggini, Maria Teresa e Maria Cristina,  insieme a Maria Vayola, ci hanno proposto di sperimentare un incontro virtuale  allargato su  Jitsi.org  nella camera virtuale di monteverdelegge .
Martedì  5 maggio alle h 18 chi vorrà potrà curiosarci /affacciarvisi cliccando su questo link che dà l’accesso senza bisogno di password. Il testo che abbiamo scelto di presentare, anticipandolo sul blog, è Ragazza tatuata  sul tetto del Saloon King Eddy con una smagliatura nell’ultimo paio di calze, tratto da Enter Here, una delle raccolte più rappresentative di Fancher.



Accenniamo qui ad alcuni aspetti del testo che identifichiamo come caratteristici e ricorrenti :
-l’uso della prima persona da parte di un io-lirico che forse in parte, ma non necessariamente, è riconducibile all’io biografico dell’autrice;
-la forte componente visiva (ricordiamo che l’autrice è apprezzata fotografa e artista), qui decisamente cinematografica tanto nel campo lungo del potente incipit: “L.A. si stende sotto di me come un’autopsia” quanto nell’anticipazione dell’inseguimento immaginato nelle tipiche modalità con fari dei film d’azione (anche se qui  il faro è quello della luna).
-Come nei  film c’è spesso il richiamo a una colonna sonora: qui all’interno del Saloon risuona la voce di Chet Baker);
- l’allusione a una violenza maschile cui la protagonista oppone la sua seduttività  e quando il gioco si fa duro si rifiuta di soccombere;
- tanto alla violenza che alla cinematografia  si può riallacciare anche la caratterizzazione post-western del losco Saloon contemporaneo, con gli avventori che “si sbudellano per un sorriso” , la ricompensa-taglia promessa a chi di loro scoverà la ragazza ‘wanted’, in una dimensione collettiva della caccia, come nei linciaggi.
Nella costruzione del testo una serie di indizi sinistri sembra preannunciare il suicidio finale della protagonista che invece, con una giravolta proprio sull’orlo dell’abisso, sa stupirci sacrificando solo le calze strappate.  Nella contrapposizione tra spazi chiusi e spazi aperti  il tetto è una scelta di libertà, che se non ben gestita può forse portare all’autodistruzione. Ma il vero eroe positivo del testo è il vento, che in controtendenza alla stasi cadaverica della città  muove cose e persone, risveglia nella ragazza tatuata  sensualità e volontà di vita.

Ragazza tatuata sul tetto del Saloon King Eddy con una smagliatura nell’ultimo paio di calze

Los Angeles si stende sotto di me come un'autopsia.

Sgancio le giarrettiere, arrotolo le calze giù
per le gambe come preservativi usati.

Quando mi chino,
il vento di Santa Ana mi lecca le cosce, mi strappa
le mutandine, mi fa gemere come
un tempo faceva lui. L'avevo avvertito che avrei seguito il vento;
nessuno mi trattiene a lungo.

Per trattenermi avrebbe dovuto uccidermi.

Al King Eddy, i clienti abituali si svenano
per un bicchierino, si sbudellano
per un sorriso.

Chet Baker canta dal juke box la sua vita
spezzata, ma nessuno balla.

Sono andati tutti in cerca della “ragazza tatuata”
Il bastardo ha offerto una ricompensa.
Guardano sotto i tavoli, dietro il bancone, lungo
il settore Disperazione di The Last Bookstore.

Intravedo un lampo d’acciaio.

"Dai, forza! Puntami la pistola
al cuore. È dove sono meno vulnerabile".

Vuole che salti. Che gli risparmi un proiettile.

E stasera penso: Perché no?
Quando il faro della luna mi scoverà,
quando i venti di Santa Ana faranno ribollire la folla ammassata,
sferzeranno il nero dei miei capelli, mi spingeranno sull’orlo,
non opporrò resistenza.

Trattengo le calze strappate per farle gonfiare di vento.
Le guardo ballare la tarantella mentre mi volano via dalle mani.


King Eddy Saloon (photo di Peter Politanoff)

Tattooed Girl on the Roof of King Eddy’s Saloon with a Run in Her Last Pair of Stockings

L.A. spreads out below me like an autopsy.

I unhook the garters, roll the stockings down
my legs like used condoms.

When I bend over,
the Santa Ana* wind licks my thighs, tears
at my panties, makes me moan like
he once did. I warned him I’d be in the wind;
no one holds me for long.

To hold me he’d have to kill me.

Inside King Eddy’s, the regulars hemorrhage cash
for a jigger, eviscerate themselves
for a smile.

Chet Baker sings on the juke box with his broken
life, but nobody’s dancing.

Everyone’s gone searching for the “tattooed girl.”
The bastard’s offered a reward.
They’re looking under tables, behind the bar, along
the Desperation aisle of the Last Bookstore.

I catch a glint of steel.

“Go ahead! Aim the revolver at my
heart. It’s where I’m least vulnerable.”

He wants me to jump. Save him a bullet.

And tonight I think, Why not?
When the key-light moon finds me,
when the Santa Anas* roil the gathering crowd,
whip the black of my hair, push me to the edge,
I put up no struggle.

I hold the ruined stockings so they fill with wind.
Watch them tarantella away from my hands.

Il testo è qui riprodotto per gentile concessione dell’autrice


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