domenica 2 febbraio 2020
MVL TEATRO: Una Locandiera da non perdere, al Teatro Vascello fino al 2 febbraio
Nel 1783, a Parigi, Goldoni scriveva i suoi Memoires, ed a questa sua autobiografia si ispira Andrea Chiodi, regista con i Proxima Res de La Locandiera (al Teatro Vascello fino a domenica 3 febbraio, da non perdere), una tra le commedie più famose del grande veneziano.
Il perfetto orologio teatrale di Goldoni, la dinamica regia di Chiodi, l’esilarante estro attoriale di Tindaro Granata e l’elegante disinvoltura di Mariangela Granelli creano una narrazione che rapisce emotivamente gli spettatori, trascinandoli nell’incanto collettivo di un divertimento intelligente che gode tra arguzia e oscenità.
Il meccanismo teatrale, obbediente ai ricordi narrati da Goldoni nelle sue memorie, si sdoppia tra un gioco di attori in carne ed ossa e di bambole (simili a quelle con cui il commediografo, bambino, muoveva i primi passi nel campo dell’invenzione teatrale) che “giocano” a specchio i loro ruoli, sopra e sotto un lunghissimo tavolo sul palco. Gli attori, con la pelle incipriata e splendide parrucche in pastasciutta e costumi di Margherita Baldoni, che paiono usciti intatti da un baule di scena del Casanova creato da Danilo Donati per Fellini, interpretano bravissimi, in cinque, tutti i ruoli, resuscitando proprio quella comicità, talvolta molto più fisica che intellettuale, tipica di quella commedia dell’arte che Goldoni si era impegnato per una vita a riformare.
A mo’ di quinte infatti stanno sospesi in scena, su attaccapanni mobili, tutti i costumi dei personaggi, che i cinque attori, perfetti emuli di una compagnia di giro, (Caterina Carpio, Caterina Filograno, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Fabio Marchisio) si cambiano in scena con grande maestria e nonchalance. Qua e là Mirandolina accenna il noto canto della contadina insidiata da Don Giovanni, additando, come ora si suole, una certa similitudine tra la locandiera e l’aristocratico conquistatore punito. Ma se pure le arie di Mozart arrecano sempre piacere all’orecchio, anche se solo canticchiate, il parallelo tra i due personaggi suggerito dalla regia poco si confà alla saggia Mirandolina, più simile piuttosto alla collega Zerlinetta, che nel Don Giovanni abbandona i fantasiosi giochi della seduzione e punta sul sicuro, sposandosi il meno fascinoso Masetto, anzi no, Fabrizio.
Maria Cristina Reggio
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