Fiorenza Mormile
Il Laboratorio di
traduzione di poesia riprende il 15 ottobre 2019, inaugurando l’ottavo anno di
attività. Ripetiamo qui che il laboratorio è nato per
condividere il piacere della traduzione di poesia dall’inglese. Si può
partecipare anche in veste di semplici uditori, le riunioni sono aperte a
tutti. Negli incontri a scadenza quindicinale (ogni due martedì dalle 17:15
alle 19) ognuno confronta con gli altri la propria traduzione del testo del
giorno, deciso in precedenza.
Chi ama tradurre esce dalla sua solitudine
per confrontarsi con le soluzioni degli altri, impara a rinunciare alla
propria, o a modificarla, superando limiti, automatismi e personalismi. Procedere in gruppo è certo lento, impegnativo, richiede
pazienza e umiltà, ma si rivela prezioso: condividendo competenze e perplessità
si allarga la propria visione e attraverso la disciplina del gruppo ci si
addestra all’idea non scontata che tradurre non significa pronunciare la
propria parola, ma “pronunciare la parola dell’altro”.
Otto sono state le componenti del gruppo di questo ultimo anno, e numerosi sono gli autori e soprattutto le autrici di lingua inglese finora esaminati (tra loro Philip Schultz, Eleanor Wilner, Sujata Bhatt, Kaveh Akbar, Joy Harjo, Jo Shapcott).
Le loro poesie sono
divenute per noi terreno di confronto in un lavoro collettivo di scavo, perché
tradurre implica prima di tutto una lettura attenta, la mission impossible (ma noi vogliamo crederci) di restituire al testo tradotto il suo
intento originario, infondergli nuova vita dopo averlo necessariamente
smembrato e ricomposto in una diversa forma linguistica.
Alexis Rhone Fancher
Non tutto il nostro lavoro
è stato ancora riversato sul blog, né compiutamente riordinato nella sezione
specifica (sia per problemi tecnici sia
perché siamo ancora in attesa di alcune autorizzazioni), quanto già postato
e quanto pubblicato (Schultz e Wilner) può però già darne un’idea a chi volesse
avvicinarsi.
L’inserimento a giugno degli
ultimi testi della nativa americana Joy Harjo ha coinciso con la notizia della
sua nomina a poeta laureato degli Stati Uniti.
Quest’anno ci dedicheremo
ad un’altra poetessa statunitense, Alexis Rhone Fancher, che è anche
un’accreditata fotografa. La scelta dei testi è ancora in via di definizione, e
per un primo assaggio ricorriamo ad una traduzione di Maria Adelaide
Basile (membro storico del laboratorio) per il Catalogo della mostra "La strada. Dove si
crea il mondo", MAXXI, 2018. Voglio le Loubotin con il tacco a spillo è un testo ironico e scanzonato che ben esemplifica
l’aspetto apertamente seduttivo di
Fancher, ma, come avremo modo di vedere,
la sua scrittura presenta anche temi e risvolti più dolenti.
Vi terremo informati degli
sviluppi e nel frattempo…veniteci a trovare! da cosa nasce cosa…
VOGLIO LE LOUBOUTIN CON IL TACCO A SPILLO
Voglio le Louboutin con il tacco a spillo
e le caratteristiche suole rosse,
le voglio sexy, le voglio alte.
Le voglio con il cinturino e le dita che
spuntano
così da far sfolgorare lo smalto viola
dei miei piedi.
Le voglio indossare appena uscita dal
negozio,
non provate a fermarmi.
A Washington voglio lasciare tutti a bocca
aperta,
mentre oltrepasso la trattoria C&O
e da Nick, lo spaccio di alcolici, quelle
bottiglie di Vodka Stoli
impilate nella vetrina, mi chiamano,
superati i turisti vestiti da estate in
dicembre,
tremanti, a piedi nudi, come se a Los Angeles
non ci fosse inverno.
In quelle scarpe sono figa,
figa da fermare un camion,
figa come la ragazza più bella della scuola,
e ora lo so. Lo sfoggio.
Cazzo, lo ammetto. Con quelle scarpe
Posso fare la difficile, non accontentarmi di
un perdente qualunque.
Non bere per dimenticare,
buttare giù Stoli da Chez Jay,
far sfolgorare le suole scarlatte quando
m’inginocchio.
Le indosserò come la mia stessa carne,
come zoccoli, come il peccato.
Manterrò i loro segreti, non spiffererò
dove sono state.
Meglio quelle scarpe con le suole scandalose
che tu con le tue.
Dal catalogo del MAXXI, della mostra "La strada. Dove si
crea il mondo",2018, pp.232-233
Traduzione di Maria Adelaide Basile
I WANT LOUBOUTIN HEELS
I want Louboutin heels,
with those trademark red soles,
I want them sexy, I want them high.
I want them slingback and peep-toed
so I can flash the purple polish
on my tootsies.
I want to wear them out of the store,
just you try and stop me.
I want to wow them on Washington,
saunter past C&O Trattoria
and Nick’s Liquor Mart, those bottles of Stoli
stacked in the window, calling my name,
past the summer-clad tourists in December,
shivering, barefoot, like LA has no winter.
In those shoes I’m hot,
stop-a-truck hot,
prettiest girl in school hot,
and this time, I know it. Flaunt it.
Hell, I own it. In those shoes
I can pick and choose, not settle for some loser.
Not drink away regrets,
pound back Stoli at Chez Jay’s,
flash their scarlet bottoms when I kneel.
I’ll wear them like my own flesh,
like hooves, like sin.
I’ll keep their secrets, won’t spill
where they’ve been.
Better those shoes with their lurid soles
than you with yours.
©Alexis Rhone Fancher
2013. First published in BoySlut, nominated for a Pushcart Prize, 2013.
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