mercoledì 15 febbraio 2012

Daisy Miller, una donna veramente libera?


sfacciatamente libera e impetuosa o semplicemente una prematura ribelle d'oltreoceano, certa di potersi permettere nel Vecchio Continente modi e stili di vita a lei preclusi nel Nuovo Mondo?

A 130 anni di distanza dalla sua prima edizione, la piacente e corteggiatissima Daisy Miller di Henry James ci pone non poche domande sulla femminilità e sulla morale. Personalmente dubito che una signorina di buona famiglia, di puritana estrazione WASP e con una cospicua fortuna alle spalle, potrebbe oggi concedersi nella buona provincia americana le stesse "libertà" che Daisy mostra cocciutamente ai suoi connazionali nella Roma papalina e da poco neocapitale d'Italia.

Le bellezze artistiche della città eterna sono qui affiancate dalla mondanità: lusso, servitù e sfarzo brillano in una cornice tristemente segnata dalle paludi foriere di malaria, come ben descritto dai disegni e dal commento a corredo dell'opera, edita di recente dalla Remo libri, collezione "Emozioni a Roma".

Leggendo gli sguardi ammirati e innamorati che il distinto signor Winterbourne posa sulla leggiadra Daisy, viene in mente l'infatuazione predestinata per Lolita del maturo professore ideato da Nabokov. Ma sono più vive le analogie con altre figure di donne, anch'esse orgogliosamente fiere del proprio essere nel mondo, che hanno fatto la fortuna di H. James. Catherine Sloper, di "Washington Square", e soprattutto Isabel Archer, in "Ritratto di signora", pubblicati da James nel 1880 e nel 1881 (Daisy Miller è del 1879), sono forse meno istintive, passionali e autonome nei pensieri di quanto non lo sia Daisy? Al cinema Cybille Sheperd ha ricoperto le vesti di quest'elegante giovinetta americana in un film del '74 diretto da P. Bogdanovich. Certo, non è la Kidman, splendidamente diretta da Jane Campion nel ruolo di Isabel, ma il modo in cui indossa la mussolina e la grazia con cui maneggia l'ombrellino parasole ci regalano un dipinto verosimile di questa forza della natura al femminile, alla quale James fa dichiarare: "Non ho mai permesso a un uomo di impormi la sua volontà".

G.M.




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