Fiorenza Mormile
Su “Poesia” in edicola (Aprile, n. 336) è uscito l’articolo Tre poeti americani che riporta testi di Kaveh Akbar, Marianne Boruch e Cynthia Zarin nelle versioni del Laboratorio di traduzione di Monteverdelegge.
Riportiamo qui una poesia per autore: Orchids Are Sprouting from the Groundfloor (Kaveh Akbar), The Hawk (Marianne Boruch), Birch (Cynthia Zarin) con l'aggiunta di un inedito:il resoconto delle loro risposte a un nostro questionario sul loro rapporto con la poesia e sull'inusuale sostegno economico riservatole negli States.
Riportiamo qui una poesia per autore: Orchids Are Sprouting from the Groundfloor (Kaveh Akbar), The Hawk (Marianne Boruch), Birch (Cynthia Zarin) con l'aggiunta di un inedito:il resoconto delle loro risposte a un nostro questionario sul loro rapporto con la poesia e sull'inusuale sostegno economico riservatole negli States.
Comporre poesia: per tutti è iniziato molto presto, seguendo il ritmo
delle filastrocche infantili (Zarin) e scandendole nel percorso casa/scuola (Boruch).
Poeti preferiti: Zarin cita Marianne Moore e Dylan Thomas, tra i tanti citati da Boruch nominiamo Keats e Hopkins, Whitman, Dickinson, Bishop, Larkin, Plath, ed anche il nostro Pavese. Akbar cita solo poeti strettamente contemporanei: Anne Carson, Carl Phillips, Heather Christle, Franz Wright, Frank Bidart.
Poeti preferiti: Zarin cita Marianne Moore e Dylan Thomas, tra i tanti citati da Boruch nominiamo Keats e Hopkins, Whitman, Dickinson, Bishop, Larkin, Plath, ed anche il nostro Pavese. Akbar cita solo poeti strettamente contemporanei: Anne Carson, Carl Phillips, Heather Christle, Franz Wright, Frank Bidart.
Il terrore della pagina bianca:
per Akbar si tiene a bada con il metodo. Ogni giorno siede anche otto ore di seguito attendendo fiducioso qualcosa che di certo giungerà. Si tratta della modalità “begging bowl”: l’attitudine da mendicante teorizza Boruch in un’intervista rilasciata ad Akbar su Divedapper. La poesia non deve mai tradire l’intenzione, viene da fuori, è un dono. Per riceverlo bisogna svuotare la mente, come nella meditazione, e cercare l’occasione. Boruch ironizza su questo ricordando come le suore cattoliche della sua infanzia fossero ossessionate dalle “occasioni di peccato”: come il peccato anche la poesia è un'effrazione dell'ordine mentale costituito. Accolto il primo verso inizia un lento e attento percorso di accudimento. Subentra la pratica che Boruch definisce “hospital rounds”, ritornare senza posa sulle poesie, come il medico che visita ogni giorno i ricoverati per aggiornare diagnosi e terapia.
per Akbar si tiene a bada con il metodo. Ogni giorno siede anche otto ore di seguito attendendo fiducioso qualcosa che di certo giungerà. Si tratta della modalità “begging bowl”: l’attitudine da mendicante teorizza Boruch in un’intervista rilasciata ad Akbar su Divedapper. La poesia non deve mai tradire l’intenzione, viene da fuori, è un dono. Per riceverlo bisogna svuotare la mente, come nella meditazione, e cercare l’occasione. Boruch ironizza su questo ricordando come le suore cattoliche della sua infanzia fossero ossessionate dalle “occasioni di peccato”: come il peccato anche la poesia è un'effrazione dell'ordine mentale costituito. Accolto il primo verso inizia un lento e attento percorso di accudimento. Subentra la pratica che Boruch definisce “hospital rounds”, ritornare senza posa sulle poesie, come il medico che visita ogni giorno i ricoverati per aggiornare diagnosi e terapia.
Quanto ai corsi di Scrittura Creativa: Zarin dichiara
il proprio impegno ad insegnare precisione e consapevolezza e sottolinea l’importanza della lettura, che
invece pochi aspiranti poeti praticano spontaneamente
a sufficienza. Per Boruch i corsi aiutano ad evitare i preconcetti, ad avere
coraggio, a scrivere con chiarezza pur lasciando
un tocco di mistero, ad assorbire
tecniche assimilando la lezione dei predecessori. Akbar crede in due semplici prerequisiti: una
sincera curiosità naturale e l’attitudine a porsi delle domande. Unite a studio
ed esercizio assidui non potranno non dare risultati. Insiste poi sull’importanza
dell’atmosfera creata nei corsi: un ecosistema fatto di entusiasmo e passione, dove
si celebrano i poeti studiati e la nuova produzione che lievita durante il
corso stesso.
Il sostegno alla poesia negli USA:
Il sostegno alla poesia negli USA:
Certo un poeta italiano guardando agli States non può trattenere un moto di invidia:
quasi tutte le università hanno corsi di scrittura creativa, per lo più affidati a poeti; molte hanno una casa editrice propria che ne pubblica
direttamente i prodotti. La concorrenza è grande, ma un lavoro incessante di selezione e valorizzazione delle voci
poetiche è svolto anche da case editrici no-profit come la Copper Canyon Press.
Il sostegno economico di fondazioni e
donazioni private garantisce l’assegnazione di soggiorni studio e borse di
consistenza da noi impensabile. Il Kingsley and Kate Tufts Prize ricevuto dalla
Boruch si aggira sui centomila dollari perché il sano pragmatismo americano
ritiene che “sollevare un poeta per qualche tempo dalla preoccupazione di
pagare l’affitto avrà un impatto positivo sulla sua produzione”. Sia Boruch che
Zarin hanno beneficiato di sovvenzioni statali erogate dal Nea (National
Endowment of the Arts), pilastro della promozione di attività culturali in
tutto il paese, caduto tuttavia di
recente sotto il mirino di Donald Trump che
vorrebbe abolirlo.
Di tutto ciò si ritengono abbastanza soddisfatti Zarin e Akbar che, pur auspicando maggiore
attenzione a chi opera fuori dalle cerchie accademiche, dichiara che oggi i
poeti hanno una nuova preziosa possibilità di comunicare e collaborare a distanza. Boruch appare la più preoccupata
dalla possibile inversione di tendenza e la più scettica sul reale impatto
della poesia in America. Se Zarin lamenta che ci sono più poeti che lettori di
poesia (per non parlare in termini di acquisto di libri) Boruch va oltre,
sostenendo che in America i poeti sono considerati tipi strambi e
sostanzialmente emarginati. Non condivide la convinzione che da loro si faccia molto per la
poesia. Invidia invece l’attenzione più profonda che la poesia riceve in Europa
citando le imponenti cicliche operazioni di promozione libraria attivate in
Gran Bretagna. È possibile certo che anche in America ci sia una sproporzione,
forse anche maggiore che da noi, tra i libri pubblicati e libri effettivamente letti,
e soprattutto acquistati. Bisogna infatti vedere quanto i libri pubblicati vengano
promossi. Pubblicazioni e riconoscimenti corrono a quanto pare il
rischio di diventare trofei da curriculum e non volano di diffusione culturale. Per questo Boruch considera “un piccolo miracolo” che
il suo ultimo libro sia stato incluso dal New Yorker nella lista dei libri più
amati del 2016.
Vorrebbero tutti che fosse più incoraggiata la pratica delle
traduzioni, in un senso e nell’altro, ma soprattutto dall’italiano in inglese
(Boruch) perché negli USA quasi nessuno conosce una seconda lingua e lei reputa
invece il confronto con il diverso da sé importantissimo per un poeta.
Kaveh
Akbar
(Teheran 15 /01/1989) è un poeta iraniano-americano.
Laurea in Scrittura creativa alla Purdue
University, Master alla Butler University,
Ph.D (dottorato) presso la FSU (Florida State University) dove ha tenuto
dei corsi. Di recente ha ricevuto un incarico pluriennale alla Purdue
University. Nel 2014 ha fondato Divedapper (www. Divedapper.com), il sito dove
pubblica settimanalmente un’intervista ai suoi poeti preferiti. Nel settembre
2016 ha ricevuto dalla Poetry Foundation la Ruth Lilly and Dorothy Rosenberg
Poetry Fellowship. Molti suoi testi sono
apparsi su riviste e siti on line e di recente sono usciti: Portrait of the Alcoholic, Sibling
Rivalry Press, 2017 e Calling a Wolf a
Wolf, Alice James Books, 2017, legati entrambi alla dipendenza dall’alcol e
al suo superamento.
L’importanza delle immagini in Akbar è
evidente nella surreale visionarietà di Orchidee
spuntano dalle assi del pavimento:
"Oh, / Lidia, ci manchi tantissimo". Non sappiamo perché
Lydia sia assente e quale sia il suo rapporto con
le orchidee, ma le improbabili immagini evocate si imprimono nella mente di chi legge, e ci restano.
le orchidee, ma le improbabili immagini evocate si imprimono nella mente di chi legge, e ci restano.
Orchidee spuntano dalle assi del pavimento
Orchidee
spuntano dalle assi del pavimento.
Orchidee
sgorgano dai rubinetti.
Il
gatto miagola orchidee dalla bocca.
Anche
i suoi baffi sono orchidee.
L’erba germoglia orchidee.
Sta
diventando quasi tutta orchidee.
Gli
alberi sono carichi di orchidee.
Il
copertone-altalena volteggia orchidee.
Il
sole sul cemento bagnato è un’orchidea bianca.
Le
gomme dell’ auto lasciano una scia di orchidee.
Un
bouquet di orchidee sale dal tubo di scappamento.
Adolescenti
si scambiano foto
di
orchidee sui cellulari, anch’essi
orchidee.
Vecchi in mocassini orchidee
commerciano
furiosamente orchidee.
Madri
riempiono i biberon di orchidee calde
per
nutrire i loro piccoli, essi stessi orchidee.
Il
loro tubare è una specie di orchidea.
Le
nuvole sono tutte orchidee.
Piovono
orchidee.
I
muri sono tutti orchidee,
la
teiera è un'orchidea,
il
cavalletto vuoto è un'orchidea
e
questo freddo è un'orchidea. Oh,
Lidia, ci
manchi tantissimo.
Traduzione del Laboratorio di traduzione Monteverdelegge 2017 (M.A.
Basile, M. Izzi, G. Mantegazza, F. Mormile, A. M. Rava, A.M. Robustelli, J.
Wilkinson).
Marianne
Boruch è
nata a Chicago (19/06/1950). Educata dalle suore cattoliche della St Eugene
School vive col marito a West Lafayette, nell’Indiana. Insegna alla Purdue
University dove dirige il MFA Program for Creative Writing .Ha pubblicato dieci
raccolte di poesia, saggi critici, un memoir su un viaggio in autostop fatto a
vent’anni, The Glimse Traveler,
Indiana University Press, 2011. Citiamo qui le sue raccolte più recenti: The Book of Hours, Copper Canyon
Press, 2011 (Kingsley and Kate Tufts Poetry Award 2013); Cadaver, Speak (Copper Canyon Press, 2014); Eventually One Dreams the Real Thing (Copper Canyon Press, 2016),
che è stato inserito dal New Yorker nella lista dei libri più amati del 2016.
Il nostro laboratorio le ha dedicato un Quaderno Omaggio in occasione di un suo
Reading alla John Cabot University di Roma.
IL FALCO
Era
a metà della gracola
quando
tornai a casa. Dalla cucina vidi
il
sangue, le penne nere sparpagliate
sulla
neve. Come l'uccello si piegava
su
ogni matassa di carne, i muscoli
protesi
allo sforzo e allo strappo.
La
ferocia del tutto, la noncuranza.
Il
silenzio catturò il cortile, di solito
scosso
da liti o richiami,
cinciallegra,
passero e fringuello cinerino
e
quello sgargiante, e la cincia tormentata
dalla
sua piccola resa totale
alla
paura di ogni cosa. Non sapevo
come
guardare. Come restare lì
o
prendere fiato tra i morsi
e
gli strappi del falco, il suo piacere
così
efficiente, così naturale, naturale,
la
gola in trionfo,
che
si sollevava. Non
la
violenza, povera gracola. Ma la
cincia,
alta sopra di noi, che
capiva
ogni cosa.
da Poems: New & Selected, Oberlin Press
2004
Traduzione del Laboratorio di traduzione Monteverdelegge 2015 (M.A.
Basile, D. Marchionni, F. Mormile, A. M. Rava, A.M. Robustelli, P. Splendore,
J. Wilkinson).
Cynthia Zarin (1959) è un’affermata scrittrice e critica
statunitense. Poetessa, giornalista (redattrice del New Yorker), autrice di
libri per bambini, vive a New York e insegna Scrittura Creativa all’Università
di Yale. Ha pubblicato le raccolte: New Age and
Other Poems. Columbia University. 1984; The Swordfish
Tooth. Alfred. A. Knopf. 1989; Fire Lyric. Knopf. 1993; The
Watercourse. A. A. Knopf. 2002 e The
Ada Poems, A. A. Knopf 2010. A marzo scorso è uscita la nuova raccolta Orbit, Alfred A. Knopf, 2017. Nel 2013
ha pubblicato la raccolta di saggi An
Enlarged Hearth: A Personal History. Ha soggiornato a Roma ed ha una
passione per l’Italia e l’italiano, che sta studiando.
Dal visionario e suggestivo Betulla trapela, pur chiuso e cifrato, l’amore tutto cicatrici per il padre appena
morto. In un’atmosfera inquieta la betulla diventa correlativo oggettivo
dell’io lirico, una Dafne rovesciata che per liberarsi dalla paralisi creativa
in forma di prigione lignea chiede aiuto alla figura presente sulla scena.
Questo elusivo personaggio, individuato solo attraverso l’uso di un “tu”, è una
sorta di anti-Apollo, come quello capace di incidere positivamente sulla
creatività e di rappresentare un diverso tipo di amore.
Betulla
Sperone d’osso, staffa di vene — l’albero
un bianco puledro,
l’alberello di nuovo osso, ridotto a una scheggia,
una guglia, la betulla arenata
una guglia, la betulla arenata
nel suo burrone di foglie.
Stammi accanto, arriva
ai suoi rami spellati, alle braccia tirate fuori
dall’alberello, il tuo polso teso,
ai suoi rami spellati, alle braccia tirate fuori
dall’alberello, il tuo polso teso,
ogni ganglio uno squarcio nel tronco lacerato
dell'albero, un intaglio da
bambino, amore più amore,
i miei palmi nel tuo pugno, quel
trio un tridente che spacca la betulla, la corteccia
un papiro, le cicatrici una calligrafia,
una storia di fantasmi scritta su
lenzuoli funebri, il tronco inchinato, morto è
i miei palmi nel tuo pugno, quel
trio un tridente che spacca la betulla, la corteccia
un papiro, le cicatrici una calligrafia,
una storia di fantasmi scritta su
lenzuoli funebri, il tronco inchinato, morto è
mio padre,
la betulla che legge ad alta voce
la notizia del giorno, come se non
l’avessimo
sentita, il muschio delle
radici gas acceso,
come le vene sulla tua mano macchiata d’inchiostro—
come le vene sulla tua mano macchiata d’inchiostro—
la betulla tutta gomiti, che ci
accoglie.
da The
Ada Poems (A. Knopf, 2010).
Copyright © 2010 by Cynthia Zarin.
Traduzione del Laboratorio di traduzione Monteverdelegge 2016 (M.A.
Basile, M. Izzi, G. Mantegazza, F. Mormile, A. M. Rava, A.M. Robustelli, J.
Wilkinson).
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