Visualizzazione post con etichetta Paolo Teobaldi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Paolo Teobaldi. Mostra tutti i post

domenica 30 giugno 2013

Macadàm - della cura trasparente


“Da quella volta non era più stato solo: almeno sulla strada. La Nazionale infatti era piena di fratelli e di compagni, che lavoravano ogni giorno in fitta schiera sulla sua stessa tratta. Per ciascuno di loro provava un affetto sincero, che di sicuro non veniva dal sangue. Alcuni li conosceva solo per nome, altri per soprannome, altri ancora non li aveva mai visti ma li sentiva tutti ugualmente vicini: dei cugini buoni, dei fratelli carnali.”
Paolo Teobaldi, Macadàm, edizioni e/o

Le case cantoniere per chi è nato alla fine degli anni 80, come me, sono quegli edifici in disuso che si affacciano sulle strade, spesso con i vetri i frantumi, le mura color mattone scrostate e le erbacce a fare da decoro. Sorgono sui rettilinei o agli incroci, fredde e agghiaccianti, disabitate e funeree, in alcuni rari casi colonizzate da inquilini abusivi che contro le recinzioni hanno piazzato reti da letto e canne di bambù. Fantasmi rossastri e muti, a volte impietosamente coperti di scritte, altre volte derubati delle proprie targhe, che per lo meno ne ricordavano l’antica funzione. La casa cantoniera fa parte di quel passato prossimo, trascorso un attimo fa ma già obsoleto, insieme al carosello, alle diapositive, alla macchina per scrivere e agli ossi di seppia. 
Privacy Policy