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giovedì 19 settembre 2013

A coloro che verranno

Bertolt Brecht (Augusta, 10 febbraio 1898 - Berlino Est, 14 agosto 1956)


Si afferma spesso che la Storia si ripete; a volte in modo farsesco. Questo è un luogo comune, e non è detto che sia erroneo. Personalmente ritengo che la Storia, ad un certo punto del proprio svolgimento, riavvolga il nastro per un po'. Seccata poiché non ha insegnato nulla, decide di ritornare ai blocchi di partenza del secolo. Per darci un'altra possibilità o divertirsi, chi lo sa.
Brecht scrisse tale poesia nel 1938.
È una poesia che presagisce i cupi tempi futuri, ma, essenzialmente, rimane una composizione sulla speranza. Io - dice il poeta - ho vissuto in tempi bui, accanto agli assassini, senza distillare il frutto della quiete e della saggezza, in tempi di confusione, fra gli strepiti delle lotte, nei regni della fame. Non ho vissuto come filosofo - gentile e composto - perché l'ingiustizia da combattere richiedeva soldati temprati, usi a consumare un po' di pane fra le battaglie, in fuga per il mondo; e la voce dei profughi e dei fanti di questi eserciti è roca e sgraziata. Così - continua il grande poeta - ho consumato la mia vita; ma io e i miei compagni, che non siamo stati gentili - prosegue - abbiamo pur apprestato il terreno alla gentilezza; l'abbiamo fatto per voi, che siete coloro che verranno, quelli che scamperanno i gorghi della guerra, del bisogno e dell'iniquità. Abbiamo preparato un mondo di giustizia - egli conclude - un mondo che voi godrete, ma che noi possiamo solo intravedere come una biblica terra promessa; per questo, solo per questo, spero che vogliate perdonare le nostre debolezze di combattenti.
Quelli che sono venuti dopo Brecht siamo noi. Abbiamo mangiato alle tavole della pace, poi addirittura gozzovigliato erodendo il credito delle lotte di chi venne al tempo delle rivolte, cambiando più paesi che scarpe.
Ora la Storia rovina all'indietro.
Oggi, a differenza di ieri, viviamo nella serenità apparente, ingentiliti nell'ozio. 
Ma le nubi si addensano. Si prepara la guerra inevitabile. E, a coloro che verranno, non abbiamo nulla da offrire.

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