Maria Vayola
La Trilogia della pianura, (Il canto della pianura, Crepuscolo, Benedizione), è stata pubblicata, con la traduzione di Fabio Cremonesi, dalla interessante e ben curata piccola casa editrice NN, che in realtà ha fatto uscire prima l'ultimo dei tre e poi gli altri due,
qui le motivazioni, singolari e accattivanti, della loro scelta. Il problema, ora che sono presenti tutti e tre i libri, direi che è superato a monte, comunque anche se i libri si possono leggere disgiuntamente uno dall'altro senza perdere compiutezza, io ne consiglierei, in ogni caso, la lettura in ordine cronologico.
Il legante principale tra i tre romanzi è sicuramente la cittadina di Holt in Colorado, luogo immaginario ma credibilmente ispirato a Pueblo, città natale di Haruf; alcuni personaggi del primo libro ritornano nel secondo, ma ciò che unisce le tre narrazioni sono il territorio - la polvere che si poggia piano sulle persone e le cose, sugli steli d'erba, la cappa di stelle nella notte, la luce che cambia la percezione visiva del paesaggio, il vento che fa ondeggiare la pianura e la fa cantare - e lo scandire pacato, ma intenso, semplice, ma profondo, che Haruf fa della vita e delle vite che abitano il posto.
Leggendo la Trilogia si entra in una porzione della vita di provincia americana che forse non è stata, in particolar modo, oggetto di narrazione; molti i romanzi che ho letto in cui i protagonisti erano per lo più ai margini della socialità americana: vite estreme che si muovono tra violenze esasperate, ottusità mentali aberranti, razzismi feroci, profonda disperazione del vivere.