mercoledì 26 ottobre 2016
Papaveri in traduzione e Ars poetica con papaveri e uccelli
di Fiorenza Mormile .
Anno intenso il 2016 per il laboratorio di traduzione di Monteverdelegge: due libri pubblicati a consuntivo dell’attività del 2013/2014 (Schultz) e del 2014/2105 (Wilner).
Della presentazione al Festival di Mantova del primo, Erranti con le ali, Donzelli, abbiamo dato ampio resoconto. Il secondo: Tutto ricomincia, Gattomerlino presentato a fine aprile alla Cabot University verrà ripresentato domani, 27 ottobre alla Casa delle Traduzioni .
Oggi inseriamo due testi di Sujata Bhatt, autrice cui è stata dedicata l’attività “ordinaria” del laboratorio 2015/2016, testi dedicati appunto al tema della traduzione.
Mercoledì prossimo 2 Novembre si riparte, iniziando i lavori con un omaggio alla grande poetessa britannica, poi naturalizzata americana, Denise Levertov ( 1923, Ilford, G.B. – 1997, Seattle, USA).
SUJATA BHATT
Papaveri in traduzione
per Ioana Ieronim
Ci dici come in rumeno,
i papaveri selvatici che crescono ovunque
sono una fiamma d'amore viva —
Immagino un'unica fiamma e poi un incendio che divampa
lungo le strade, nei campi,
perfino tra i binari della ferrovia
dove penetra il sole.
Battuti dal vento potrebbero essere questi papaveri,
tremolanti ma fiduciosi,
sicuri dell'amore e della vita
mentre crescono nella tua poesia, in rumeno.
Mentre parli ricordo quei papaveri;
mentre parli immagino i loro steli sottili, pelosi
impigliati d'erba e riesco a sentire
come il loro rosso selvaggio
brucia e vortica: spericolato, spericolato con il primo amore —
primo dolore e pena — riesco a sentire
come la luce scivola dentro la loro pelle —
ho visto papaveri così.
Ho visto crêpe de chine, chiffon,
come le loro sete sottilissime splendono al sole,
brillanti come sangue fresco.
Potrebbero essere spose indù,
che maturano nei loro sari rossi,
quando sono di fronte ad Agni —
pelle che risplende oro su oro su oro.
Ci sono giorni in cui i papaveri sanno di più.
Giorni in cui anche nel loro inquieto tremolio
mentre il vento li sferza,
s'increspano con la forza dei loro petali laceri
Ho visto papaveri così:
Quello che chiami una fiamma d'amore viva.
Perfino i loro stami, spirali di filamenti neri,
soffrono pene d'amore — perfino le loro antere,
impolverate e macchiate di un violetto bluastro,
soffrono pene d'amore
Come descrivere altrimenti il loro potere?
Eppure in inglese non sappiamo
niente di quest'amore.
Possiamo dire
che è amore la loro intensità?
Chi parla nella tua poesia?
Ha lei l'autorità per tali affermazioni?
Cosa c'è nel tuo tono, nella tua cadenza,
che non si può rendere in inglese?
D'accordo, accettiamo che fuoco e fiamma
descrivono più del colore;
d'accordo, capiamo le emozioni forti,
ma aggiungere amore, qui, en passant,
ci mette a disagio.
In inglese diciamo che i papaveri ci parlano,
diciamo che la loro intensità ci chiama —
e diciamo che è l'urgenza
del loro richiamo a commuoverci.
Perché li trasformiamo in bocche?
Dell'amore non siamo sicuri.
Ma potrebbe esserci, diciamo.
Non possiamo escludere l'amore,
però, non lo vogliamo nominare.
Sarebbe troppo:
una fiamma d'amore viva,
o anche, l'intensità dell'amore dei papaveri —
No, diciamo, no.
Eppure i papaveri ci chiamano.
Sujata Bhatt
Poppies in Translation
for Ioana Ieronim
You tell us how in Romanian,
the wild poppies growing everywhere
are a living flame of love —
I imagine a single flame, and then a wildfire
by the roads, in the fields,
even between the railway tracks
where the sun spills through.
Windswept, they might be, these poppies,
fluttering but confident,
certain of love and life
as they grow in your poem, in Romanian.
As you speak, I remember those poppies;
as you speak, I imagine their thin, hairy stems
entangled with grass, and can simply feel
the way their wild redness
burns and reels: reckless, reckless with first love —
first sorrow and pain — I can feel
the way light slides through their skins —
I have seen such poppies.
I have seen crêpe de chine, chiffon,
how their sheerest silks glisten in the sun,
bright as fresh blood.
They could be Hindu brides,
ripening in their red saris,
as they face Agni —
skin glowing gold on gold on gold.
There are days when the poppies know something more.
Days when even in their restless trembling
as the wind slaps down,
they ripple with the strength of their ragged petals.
I have seen such poppies:
What you call a living flame of love.
Even their stamens, whorls of black filaments,
ache with love — even their anthers,
powdered and smudged bluish black-violet,
ache with love.
How else describe their power?
Still, in English, we don't know
about this love.
Do we dare to say
their intensity is love?
Who is the speaker in your poem?
Does she have the authority to make such claims?
What is it about your tone, your cadence,
that doesn't carry over into English?
Granted, we accept that fire and flame
describe more than colour;
granted, we understand strong emotions,
but adding love over here, en passant,
makes us uneasy.
In English, we say the poppies speak to us,
we say their intensity calls out to us —
and we say it's the urgency
of their call that moves us.
Why do we turn them into mouths?
About love we're not certain.
But it could be there, we say.
We can't exclude love,
and yet, we don't want to mention it.
That would be too much:
a living flame of love,
or even, the intensity of the poppies' love —
No, we say, no.
But the poppies do call us.
( Sujata Bhatt, Poppies in Translation, Carcanet Press, 2015)
Il testo è qui riprodotto per gentile concessione dell’Autrice.
Sujata Bhatt
Ars poetica con papaveri e uccelli
Potresti pensare
che la traduzione funziona così:
cominci con i papaveri
e finisci con gli uccelli.
O cominci con gli uccelli
e finisci con i papaveri.
*
Potresti sentire
che notte dopo notte
il tuo libro sogna il suo farsi.
*
Un giorno il libro dice
che vuole essere dipinto —
non scritto.
Il giorno dopo il libro pretende
di essere un giardino.
Se non sei d'accordo
ti mette il broncio
Presto ti farà altre/nuove richieste:
'Portami qualche papavero d'orato
dalla California', dice.
E poi: 'Voglio vedere
quei rari papaveri bianchi delle Alpi —
qualcuno potrebbero anche essere giallo pallido.
Ho sentito che sono rari come la tigre bianca.
Vai a vedere', dice.
E proprio quando pensi di avere quello che gli serve
il libro dice, 'Ora voglio che trovi
il più raro dei rari,
il più difficile da far crescere —
un papavero blu dell'Himalaya.
Su vai', ti incalza.
Ormai avrai capito:
il libro vuole soltanto che tu vada via
così può diventare un giardino per gli uccelli.
Sujata Bhatt
Ars Poetica with Poppies and Birds
You might think
that's how translation works:
you start with poppies
and end up with birds.
Or you start with birds
and end up with poppies.
*
You might feel
that night after night
your book dreams itself into being.
*
One day, the book says
it wants to be painted —
not written.
The next day, the book claims
to be a garden.
If you disagree
it will sulk.
Soon it will make new demands on you:
'Bring me some golden poppies
from California,' it says.
And then: 'I want to see
those rare white poppies from the Alps —
some might even be pale yellow.
I've heard they're as rare as a white tiger.
Go, have a look,' it says.
Just when you think you have what it needs
the book will say, 'Now I want you to find
the rarest of the rare,
the most difficult to grow —
a blue poppy from the Himalayas.
Go on,' it will urge you.
By now you might have guessed:
the book simply wants you to go away
so it can become a garden for birds.
( Sujata Bhatt, Poppies in Translation, Carcanet Press, 2015)
Il testo è qui riprodotto per gentile concessione dell’Autrice.
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