Il laboratorio di traduzione di poesia di Monteverdelegge dedica il suo quarto anno di attività alla poetessa anglo-indiana Sujata Bhatt, autrice di otto raccolte di poesia, impegnata anche nella traduzione (la cura di un’antologia di poetesse contemporanee indiane in inglese) e nella realizzazione di progetti educativi innovativi.
Sujata Bhatt
Nata nel 1956 ad Ahmedabad, antica capitale del Gujarat e cresciuta nella città di Pune, sull’altipiano del Deccan, si è trasferita nel 1968 a New Orleans con la famiglia. Da molti anni vive in Germania, a Brema, insieme al marito, lo scrittore Michael Augustin e alla figlia.
La nostra scelta di testi è tratta dalla sua ultima raccolta poetica: Poppies in Translation, Carcanet, 2015. Prevalgono il tema della memoria linguistica e familiare, e quello della difficoltà di conciliare le diverse stratificazioni della propria esperienza. Le varie opzioni linguistiche: l’indiano Gujarati, l’inglese (nella variante statunitense di New Orleans, poi ricondizionata in inglese britannico dalle suore della scuola frequentata) e il tedesco assediano la poetica di Bhatt, che in un’intervista dichiara di considerarsi “un’indiana che vive fuori dall’India”. Benché l’inglese sia la lingua scelta per la scrittura e abbia dunque prevalso sulla lingua materna, questa rispunta nel sogno, a marcare un rapporto profondo e incancellabile. Nei suoi testi ricorrono anche riferimenti alla natura e all’arte. Nel 2000 Sujata Bhatt è stata ospite di Romapoesia. Nel 2005 è uscito per Donzelli Il colore della solitudine, a cura di Paola Splendore, con una scelta di testi dalle prime cinque raccolte.
Sujata Bhatt
Nata nel 1956 ad Ahmedabad, antica capitale del Gujarat e cresciuta nella città di Pune, sull’altipiano del Deccan, si è trasferita nel 1968 a New Orleans con la famiglia. Da molti anni vive in Germania, a Brema, insieme al marito, lo scrittore Michael Augustin e alla figlia.
La nostra scelta di testi è tratta dalla sua ultima raccolta poetica: Poppies in Translation, Carcanet, 2015. Prevalgono il tema della memoria linguistica e familiare, e quello della difficoltà di conciliare le diverse stratificazioni della propria esperienza. Le varie opzioni linguistiche: l’indiano Gujarati, l’inglese (nella variante statunitense di New Orleans, poi ricondizionata in inglese britannico dalle suore della scuola frequentata) e il tedesco assediano la poetica di Bhatt, che in un’intervista dichiara di considerarsi “un’indiana che vive fuori dall’India”. Benché l’inglese sia la lingua scelta per la scrittura e abbia dunque prevalso sulla lingua materna, questa rispunta nel sogno, a marcare un rapporto profondo e incancellabile. Nei suoi testi ricorrono anche riferimenti alla natura e all’arte. Nel 2000 Sujata Bhatt è stata ospite di Romapoesia. Nel 2005 è uscito per Donzelli Il colore della solitudine, a cura di Paola Splendore, con una scelta di testi dalle prime cinque raccolte.
* * * * *
Un'altra
musa
Quattro
del mattino ed è già chiaro —
Oggi,
il sole comincia come una rosa bianca,
una
rosa bianca screziata di azzurro e argento.
Mancano
ore prima che io veda
del
rosa o del giallo —
Finestre
aperte tutta la notte —
I
miei sogni vogliono
che
li creda veri —
Questa
mattina odora della pelle di un neonato
l'attimo
prima
che
si apra la bocca appena nata —
Questa
mattina odora di erba bagnata,
erba
inondata di luna piena —
Una
dolcezza irrequieta, pungente —
una dolcezza densa
sempre
più fitta di lumache e vermi —
Cosa
agita i fili d'erba?
Esagerata,
questa luna piena —
Esagerata,
questa mattina
alle
quattro, fragrante
di
fiori di campo pronti ad aprirsi —
pronti
ad aprirsi, fiori di campo
che
forse hai dimenticato —
Da
quel silenzio, un giovane uccello chiama
con
la voce di mia figlia, con i suoi primi suoni —
L'uccello
imita le sue prime sillabe,
le
sue quasi parole
che
cantava ogni volta al risveglio
dal
sonno più profondo —
il
sonno più profondo di bambina —
Un
giovane uccello chiama
con
la voce di mia figlia —
e
che vorrà dire?
Messaggero
d'amore?
C'è
soltanto quell'unico uccello che chiama, chiama —
e
poi tace anche lui
quasi
ridotto al silenzio o al sonno —
Resto
sveglia con la voce di mia figlia,
mentre
lei dorme
il
suo sonno adolescente
pieno
di quali sogni ora —
Another
Muse
Four
a.m. and brightness already —
Today,
the sun begins as a white rose,
a
white rose tinged with silver and blue.
Still
hours before I'll see
any
pink or yellow —
Windows
open all night —
My
dreams want me
to
believe they are true —
This
morning smells of a newborn infant's skin
in
those moments
just
before the newborn mouth opens —
This
morning smells of wet grass,
full
moon drenched grass —
A
restless sweetness, pungent — a sweetness, dense
and
thickening with snails and worms —
Each
blade tense with what?
Extravagant,
this full moon —
Extravagant,
this morning
at
four a.m., fragrant
with
wildflowers about to open —
about
to open, wildflowers
you
might have forgotten —
Out
of that silence, a young bird calls
with
my daughter's voice, with her first sounds —
The
bird mimics her first syllables,
her
almost words
she
used to sing whenever she awakened
from
her deepest sleep —
her
deepest infant sleep —
A
young bird calls
with
my daughter's voice —
and
what does that mean?
Harbinger
of love?
There
is only that one bird calling, calling —
and
then it too falls silent
as
if hushed to quietness or sleep —
I
lie awake with my daughter's voice,
while
she sleeps
her
teenage sleep
full
of what dreams now —
da
Poppies
in Translation
, Carcanet, Manchester, 2015
(
I
testi sono riprodotti per gentile concessione dell’Autrice)
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