A distanza di quindici anni da una precedente mostra, le
opere del pittore francese Balthasar Klossowsky, in arte Balthus, spentosi nel
2001 ultranovantenne a Rossinière , tornano a Roma - città in cui visse a lungo
dirigendo l'Accademia francese di Villa Medici - in una grande mostra che si
disloca in due luoghi: le sale delle Scuderie
del Quirinale e Villa Medici (fino al 31 gennaio). La rivelazione dell'arte
rinascimentale italiana era avvenuta per il pittore proprio durante un viaggio in Italia e a Roma
in particolare negli anni venti, ed
era poi maturata nel suo stile originale,
in cui univa il linguaggio metafisico e il realismo magico, il tutto
avvolto da un'aria di enigmaticità nordica.
Durante il periodo della sua formazione, Balthus aveva
infatti preso a modello l'Italia rinascimentale, riproducendo
le opere di Masaccio e di Piero
della Francesca da cui imparò la geometria 'primitiva' e seguendo quei maestri anche nella tecnica
dell'affresco e nella produzione di grandi tele.
In una fase successiva a quella dello studio dell'antico,
iniziò a creare nei suoi grandi quadri, scene d'interni dal contenuto a volte
ambiguo, situazioni nelle quali congelava gli attimi essenziali: la calma
seduttiva ed erotica espressa dagli
ambienti, le sue figure realizzate con pochi tratti. Come nelle sue istantanee
fotografiche, il pittore ritraeva momenti fermi di vita quotidiana,
istanti decisivi e simbolici.
Le composizioni geometriche, applicate anche alle posture
delle figure e l'uso di colori con forti contrasti, spesso scelti tra quelli
primari, ne rafforzano l'impatto visivo. Nelle tele è evidente la simmetria
nello spazio che viene utilizzata
insieme alla geometria dei corpi.
Balthus, traeva ispirazione da fonti letterarie come Cime Tempestose e Alice nel paese delle meraviglie, nelle quali coglieva il tema dell'amore e dell'infanzia
con il suo immaginario e le sue simbologie,
scavandone tra gli aspetti più profondi e arcaici, e filtrandoli in un
modo che potremmo dire psicoanalitico.
Tra i soggetti preferiti dal pittore sono spesso i ritratti
di giovani fanciulle: sdraiate, sedute, allo specchio o dormienti, inondate da
fasci di luce provenienti dalle finestre, vicino spesso ai loro gatti
domestici. Queste fanciulle, che
assumono pose sensuali e sognanti, non si sa esattamente cosa pensino,
l'atmosfera è sospesa e lascia lo spazio
all'immaginazione.
La conturbanza dei soggetti ci sfiora, invitandoci a
suggestioni e sensazioni assai insolite nel moderno, rivela una libertà
esistenziale e la consapevolezza
dell'interiorità e dell'inconscio.
Come in un quadro dalle forme antiche, Balthus mette in scena
la vita moderna: coglie l'attimo esistenziale in un continuo dialogo tra
passato e presente, mescolando
continuamente temi cari alla sua biografia di uomo e di artista.
Quadri come La stanza
e Il solitario sono emblematici di
questa produzione. Nel primo una piccola figura con un ghigno apre la tenda di
una finestra dalla quale una forte luce illumina il corpo nudo di una fanciulla
riversa su una poltrona, il gatto è presente sul tavolino come un
coprotagonista: sembra la scena di un dramma in atto.
Nel Solitario
l'unica figura è una giovane donna vestita, inclinata su un tavolo, intenta in
un solitario di carte, il tempo è sospeso, e lo scorrere della vita vuole
dissolversi nella bellezza della giovane donna, nella sua eleganza, in un
equilibrio di forme e colori.
Il gioco, gli oggetti
della vita domestica, la sensualità delle figure, nella quiete apparente degli
interni sono una costante dell'opera di
Balthus che dipinse opere monumentali, classiche e attuali allo stesso tempo,
caratterizzate da un forte senso del mistero. Alla fine dei suoi giorni
raggiunse un surrealismo tagliente e
crudo, con i gatti come unici testimoni
di un teatro quasi feroce.
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