In occasione della rassegna pasoliniana inaugurata al Teatro Vascello dalla lettura di Maddalena Crippa (questa sera ore 21.00) riproponiamo una delle iniziative realizzate nell'ambito di Un libro, un quartiere 2012: l'Intervista immaginaria a Pier Paolo Pasolini ideata da Fabio Bomarsi, accompagnata dalle immagini delle passeggiate pasoliniane che hanno scandito il programma di lettura di quartiere nella scorsa primavera.
Un modo per riannodare i fili tra il quartiere, PPP e Monteverdelegge.
Sulle orme di PPP a Monteverde
29 aprile 2012
di Fabio Bomarsi.
Ci incontriamo a Ponte Bianco, appena sopra l’area ex Fina
della Stazione Trastevere, e lo trovo appoggiato al muro che discute con un
lavavetri impegnato al suo lavoro. Impermeabile avorio su un maglione a collo
alto color rosso vinaccia quasi a voler sottolineare i colori di Roma, di
quella città che ha dato i natali alla sua notorietà e al suo “Ragazzi di
vita”.
F: QUANDO CONOSCI MONTEVERDE?
PPP: il 17
marzo del ’51 il fatto di cronaca che mi fece conoscere Monteverde: il crollo
della scuola Franceschi nella borgata di Donna Olimpia. Da subito mi interessai
alla borgata e cominciai a scrivere un articolo per la rivista “il paragone”
che lo pubblica a giugno di quell’anno. Sarebbe stato il primo capitolo di
Ragazzi di vita.
(cominciamo a camminare e attraversiamo Piazzale Dunant)
F: MA COM’ERA MONTEVERDE AGLI INIZI DEGLI ANNI ’50?
PPP: beh,
molto diversa da come la vedi ora. C’erano ben pochi palazzi, anche su questa
piazza, che non era tale. Era in realtà un grande spiazzo ma, soprattutto,
l”ingresso” della FERROBETON (Ferrobedò). Qui sotto passava (Piazzale Dunant,
ndr) il treno merci che portava materiale da trattare (le traversine) e
riportava indietro il materiale trattato. All’inizio dell’attuale via Donna
Olimpia il piazzale spofondava di qualche metro e dinanzi a noi si apriva
l’area della Ferrobedò. Non c’era la clinica Città di Roma, al suo posto c’era
la parte finale del Monte di Casadio. A sinistra la Ferrobedò si apriva ben
oltre questi primi palazzi di via Donna Olimpia. La prima delle due grandi
ciminiere era più o meno all’altezza dell’incrocio Toscani-Revoltella. Da lì
cominciava la salita verso Monteverde e a destra lo sguardo portava
direttamente alle case popolari. Monteverde era come la fine della città, e lo
sarà fino alle olimpiadi, vero spartiacque urbanistico di questa parte di
città.
(arriviamo davanti la scuola Franceschi e incontriamo Silvio
Parrello, er Pecetto di Ragazzi di Vita. Si salutano con grande commozione … la
sensazione è strana … come se si ritrovassero un padre e un figlio)
S: finalmente, era una vita che non
venivi. Ancora non sei mai passato al mio “Scrittoio” a via Ozanam, ti avrei
fatto vedere tante delle tue, nostre foto di quei tempi. A Fabio e agli amici
di Monteverde le ho già fatte vedere, ma sono sempre lì, aspettano te e
chiunque altro.
PPP: è vero me
lo hai detto tante volte, ma tanto è come se da quel tuo posto non me ne sia
mai andato. A Silvio, io sto lì tutti i giorni, famme venì pure fisicamente, te
saluto … nun me ne vò più, e invece c’ho un sacco de cose da fa.
F: QUANDO VI SIETE CONOSCIUTI?
S: quando PierPaolo viene a
vivere a Monteverde, a via Fonteiana. Lui stava un pò di più con i ragazzi più
grandicelli, io sono del ’43, ma ci veniva spesso a trovare, giocava a pallone
con tutti, faceva a cazzotti con quelli grandi (a lui piaceva il calcio e il
pugilato). Quando cambiò casa e andò a via Carini, passava un pò meno, però
passava con la 600. Lasciava sempre la portiera aperta per farci trovare gli
spicci nelle tasche laterali. Poi ci raccontava storie e seguiva sempre le
nostre.
(arriviamo alle case popolari di piazza Donna Olimpia)
F: QUESTO E’ IL CUORE DELLA DONNA OLIMPIA PASOLINIANA?
PPP: beh direi di
sì. abbiamo appena visto finire l’area del Ferrobedò e davanti a noi si
stagliano le case popolari, prima il lotto più recente, terminato nel ’51
(infatti è lì che le famiglie che stavano dentro la Franceschi vanno ad
occupare dopo il crollo), poi le case di piazza Donna Olimpia (del 1938) e
infine gli edifici più vecchi del 30 (del 1932). Lì dietro, fino agli anni ’70,
c’era il Monte di Splendore, il campetto di calcio, ora c’è la scuola De Andrè
(all’inizio, appena costruita si chiamava Trilussa). Qui dentro al 5 c’era
anche la mia sezione del PCI, ero iscritto lì. Sono stati anni un po’ duri, di
critica e non solo di elogi, dopo il romanzo. Lì dentro la sezione mi sono
confrontato spesso con chi vedeva solo dolore e mancanza di fiducia del futuro
nel mio romanzo, e forse era così, ma io volevo registrare la voce di un popolo
dimenticato dalle immagini lussuose e maestose della Roma conosciuta. Da qui la
mia anima non è mai andata via.
F: GRAZIE PIERPAOLO, GRAZIE SILVIO, MONTEVERDE E I
MONTEVERDINI VI SONO RICONOSCENTI
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