venerdì 2 novembre 2012

Io voglio, tu vuoi, noi vogliamo. TUTTO

vogliamo tutto 1971Vogliamo tutto (Feltrinelli, 1971) è solo uno dei titoli di cui è composta l'epica italiana di Nanni Balestrini. E sottolineo 'epica', in quanto narrazione non ordinaria di fatti messi ordinatamente uno dietro l'altro nella Storia. E ribadisco 'italiana', perché nelle opere di Balestrini si raccontano i fatti di casa nostra degli ultimi 40 anni e l'unica meraviglia che puoi trovare in queste pagine scaturisce a causa della lucidità e della lingua con cui questi fatti sono narrati.
Chi vuole seguire da vicino i fatti, stare accanto al protagonista, che parte con lo spago sulla valigia e approda al Parco del Valentino, può andare su http://www.nannibalestrini.it/vogliamo/vogliamo.htm e leggere direttamente, scoprendo cosa accade all'eroe che dichiara di non provar piacere a lavorare in fabbrica (degna di nota la scelta di pubblicare la piantina dello stabilimento Mirafiori sul risvolto di copertina, quasi un prologo a fumetti, con la colonna sonora di "Tempi moderni"). 
Dalle parole in "terza persona" la vicenda avanza, di strofa in strofa, di capitolo in capitolo, passando dalla voce dell'Io narrante  - "E sono uscito fuori [dalla fabbrica]. Sono uscito fuori e c'erano lí tanti operai e studenti davanti. C'erano davanti al cancello tutti i compagni che parlavano della lotta. C'erano lí i compagni che dicevano che avevo fatto bene a menare i guardioni. Che quel giorno era stata una grossa lotta una grossa soddisfazione". - a quella del Noi collettivo, al racconto immaginifico e neorealista della lotta: "Lunedì 23 giugno: Da una settimana noi operai dell'85 siamo in lotta".
G.M.

1 commento:

  1. non ho potuto essere presente all'incontro del gruppo, che so essere stato animato.
    avevo letto il libro ai tempi in cui anch'io volevo tutto e subito:
    allora mi diede lo stimolo a proseguire nella direzione presa (combattiva corsa verso l'utopia, ma sarà poi utopia?), un senso di appartenenza a una collettività. Poi certe cose hanno preso anche vie da me non condivise e ho preferito seguire la mia naturale propensione verso l'essere moderati. Poi come molti in qualche modo sono stata un po' risucchiata anche dal riflusso.
    Non mi pento di nulla. Tanto meno di avere riletto questo libro :-): pensavo mi suscitasse qualcosa di nostalgico e invece, sia per il linguaggio sia per il racconto aderente alla cronaca di quei tempi, mi ha semplicemente restituito con precisione la materia sulla quale non si può smettere di riflettere e confrontarci: la dignità del lavoro. E, come sicuramente anche nel gruppo sarà stato detto, questo libro per me ha anche il grande valore (purtroppo o per fortuna) di far capire meglio la situazione sociale che stiamo vivendo oggi, in troppe cose così vicina a quella che vivevamo 40 anni fa.

    RispondiElimina