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domenica 13 luglio 2014

L'incipit (e l'epilogo) della domenica - George Steiner, Il processo di San Cristobal

Più che un libro, un grimorio maledetto. Pubblicato da Rizzoli nel 1982, il romanzo è rapidamente scomparso; oggi lo ricordano in pochi. 
La trama: un gruppo ebraico di cacciatori di nazisti riesce a catturare nella giungla amazzonica (trent'anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale) il simbolo del Male del Novecento; un vegliardo dallo sguardo metallico e terribile: Adolf Hitler, sopravvissuto alla distruzione del bunker di Berlino e alla Götterdämmerung del Terzo Reich. Il gruppo non riesce a rientrare in Israele e decide di processare il Führer sul posto; l'eccezionale ucronia si chiude con l'arringa difensiva di Hitler che rovescia contro i propri accusatori tutti gli orrori storici e morali a lui storicamente addebitati.
Il succo della scandalosa memoria difensiva (e l'originalità estrema del punto di vista steineriano) si articola in quattro punti. In breve, ecco cosa afferma tale Hitler distopico: 
- non è forse la Bibbia - nerbo dell'ebraismo - un testo razzista e pregno di sangue? Un testo a cui ho attinto per delineare il pensiero totalizzante e dispotico del nazionalsocialismo ("le mie dottrine le ho prese da voi")?  
- non è forse l'Olocausto una reazione al genio di quell'ebraismo che ha condannato - per tre volte! - l'umanità alla perfezione dell'ideale e della trascendenza (tramite la Bibbia, il Vangelo dell'ebreo Gesù e il comunismo dell'ebreo Karl Marx)?
- non son forse io un mediocre del Male? Uno dei tanti? Non vedete come altri (ad esempio Stalin, che uccise trenta milioni di compatrioti) hanno operato peggio di me?
- non è forse vero che la patria (Heimat) degli ebrei, Israele, non sarebbe nata senza l'Olocausto? Non vedete ch'io non sono che uno strumento di Dio, il vostro vero Messia, il Salvatore da voi tanto agognato e atteso?
A tali interrogativi (come detto: intellettualmente scandalosi, e quindi sommamente fecondi) Steiner soggiunge anche una riflessione sulla forza evocativa della lingua tedesca, intesa come concrezione millenaria e insondabile di un'anima eterna - eterna e spaventevole, poiché sottratta magicamente alle forze definitive e normalizzanti del raziocinio. 
Nonostante George Steiner sia uno dei maggiori intellettuali viventi e accolga in sé, umanamente, qualsiasi obiezione all'antisemitismo (ebreo francese, fu costretto all'esilio nel 1940, dopo la presa nazista di Parigi), il romanzo (e la versione teatrale d'esso) fu attaccato minuziosamente e ferocemente, sin alla tacitazione.
In Italia la cosa si risolse senza troppa canea: il libro scomparve quasi subito e non fu mai più ristampato.
Nella regione Lazio, presso biblioteche pubbliche, ne esistono quattro copie, di cui solo due consultabili.

George Steiner
"Sei tu".
Il vecchio si morse il labbro.
"Tu. Proprio tu? Shema. In nome di Dio. Guardati come sei ora. Sembri venuto dall'inferno".
E così dicendo il giovane, quasi un ragazzo, irrigidì i polpacci e cercò di piantare gli stivali consunti nella terra. Per sembrare implacabile. Ma la voce gli tremava dentro.
"Sei tu. Vero? Ti abbiamo preso. Ti teniamo. Simeon sta mandando il segnale. Lo sapranno tutti, il mondo intero. Ma non subito. Prima dobbiamo portarti fuori di qui. Nostro: sei nostro, lo sai, no? Il Dio vivente ti ha consegnato nelle nostre mani, nelle nostre mani. Ed è avvenuto. Tu ..."
E il ragazzo fece una risata sforzata che rimase senza eco. L'aria ferma li divideva, spruzzando pioggia dalle sue pieghe calde, immobili.
"Taci, ora? E pensare che la tua voce ... Dicono che la tua voce poteva ..."
Il ragazzo non l'aveva mai sentita.
"... infiammare le città. Dicono che quando parlavi le foglie s'incenerivano e gli uomini piangevano. Dicono che le donne, solo a sentire la tua voce, che le donne ..."
S'interruppe. L'ultima donna l'aveva vista in riva al fiume in riva la fiume a Jiaro. Infinite marce fa. Sdentata. Accoccolata vicino alla pozza verdastra e non li aveva salutati.
"... Si strappavano di dosso i vestiti, solo a sentire la tua voce".
Ed ora gli scoppiò la rabbia. Finalmente.
"Perché non parli? Perché non mi rispondi? Ti faranno parlare. Sei nostro, ormai, ti teniamo in pugno, dopo trent'anni di caccia. Kaplan è morto, e così pure Weiss e Amsel. Oh parlerai, stai tranquillo, fin quando non ti avremo strappato la pelle, la pelle dell'anima".
Il ragazzo ora urlava. Aspirava forte l'aria e urlava. Il vecchio alzò gli occhi e ammiccò.
"Ich?"
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