Fiorenza Mormile
Jo Shapcott (Londra, 1953), una delle più importanti voci poetiche inglesi contemporanee, ha tenuto un reading a Roma il 17 novembre. In questa occasione ha letto i suoi sonetti sulle api, ancora inediti, menzionandone le traduzioni curate dal nostro laboratorio nell’anno 2015/2016.
Questi testi, recentemente usciti sulla rivista semestrale online “Mosaici”, nella sezione dedicata alla traduzione, erano stati letti al Festival di Mantova l’11 Settembre 2016 in occasione della presentazione della sua sesta raccolta, Of mutability, Faber and Faber, 2010, uscita in Italia a cura di Paola Splendore ( Del Vecchio Editore, 2015).
La mutabilità è il pilastro della poetica di Shapcott, stabile sotto forme continuamente cangianti. Ci viene testimoniata una metamorfosi continua, l’esperienza del corpo che si compenetra negli elementi naturali. Nei sonetti sulle api la fusione con il mondo apiario corre in parallelo allo strascico emotivo di un amore intenso bruscamente finito: lui se ne è andato, ma sono restate le sue api. Assistiamo così a una crescente esaltazione metamorfica: “stavo piangendo api”, “con la mia bocca impolverata dal giallo/ del loro polline,/ parlavo api, respiravo api”, “odoravo di ambrosia e pappa reale/ le mie unghie brillavano di propoli ”. Il climax si raggiunge in “ero reame e regina”, ma anche questa esperienza finisce all’improvviso, nel punto in cui “Il favo che/si erano lasciate dietro si dissolse/in sangue e acqua”.
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