Fiorenza Mormile
Dopo l’attribuzione del Nobel 2020 alla poetessa statunitense Louise Glück sulle principali testate è apparso Penelope’s Song, Il canto di Penelope, uscito nel marzo 2003 sul numero 170 di “Poesia” nella traduzione di Massimo Bacigalupo, che riportiamo di seguito. La coincidenza mi ha spinto a recuperare queste note, frutto di un’antica devozione per questa autrice e degli stimoli offerti proprio da quel servizio (Nel giardino di Louise Glück, a cura di M.B.).
Penelope è un personaggio molto frequentato, specialmente da quando figure e situazioni del mito sono state analizzate da un punto di vista femminile per proporne nuove interpretazioni: citiamo tra tutte Eleanor Wilner, Carol Ann Duffy e in ambito italiano Rosaria Lo Russo e Bianca Tarozzi. Rivisitata sotto un ampio ventaglio di angolature e posizionamenti, tra l’ironico e il risentito, la regina di Itaca continua a offrire moltissimi spunti. In Duffy e Tarozzi, ad esempio, la tessitura della tela diventa metafora della scrittura con i suoi continui rifacimenti, mentre l’attesa esasperante ha un imprevisto risvolto positivo: la conquista di una centratura autonoma e della capacità di concentrarsi sui propri obiettivi. Anche Glück rivisita il mito di Penelope per dare spazio alla propria verità: nella raccolta Meadowlands (Harper Collins, 1996), settima delle dodici pubblicate, sovrappone la triade portante dell’Odissea ai componenti della propria problematica famiglia: il marito, se stessa, il figlio Noah. Ne mette a fuoco i risvolti psicologici con lucidità spietata, non risparmiando nemmeno se stessa. Così la scrittrice Emily Gordon commenta su “The Nation”: “Se l’Odissea è il racconto del ritorno di Ulisse, Meadowlands ne dà i dettagli in negativo: gli stessi dieci anni di viaggio, ma lontano da Itaca, alla volta di acque non segnate nelle carte. Come in Omero, marito e moglie di Glück soffrono separatamente e senza il beneficio della comunicazione. Ma in questa versione devono visitare insieme isole infide: Litigio, Nostalgia, Rimpianto. Invece del disfare la tela nottetempo di Penelope per ingannare i suoi pretendenti, qui è il matrimonio a venire smantellato”.