Marta Ancona
Questa volta Dorina non si è addormentata. Ha tenuto gli occhi bene aperti. Avessi indovinato il filone giusto, almeno per lei?
Dorina è sempre elegante, curata, col bastone che ne esalta lo stile piuttosto che negarlo, i corti capelli bianchi appena mossi, un sorriso dolce a fior di labbra quando saluta, una collana d’ambra corollario di antica civetteria. Chissà.
Durante tutti i nostri precedenti incontri, appena iniziavo a leggere eccola cadere addormentata, e svegliarsi solo dopo, appena chiuso il libro e spenta la voce, come se il mio narrare non servisse che a conciliarle il sonno. Un cruccio. Un piccolo cruccio. In fin dei conti anche una ninna nanna ha un suo perché, è vero, e tuttavia…..
Questa volta invece no. Ho dovuto notarlo. Ho letto una favola della tradizione toscana, una delle tante varianti della storia di Amore e Psiche, tra le più frequentate durante la mia infanzia: Stretta la foglia larga la via, dite la vostra che ho detto la mia, è il titolo della raccolta.
Ed è così che ho cominciato, e chissà che questa incomprensibile filastrocca non abbia contribuito anch’essa a pescare tra le memorie di Dorina qualche filo da intrecciare, destando, letteralmente, il suo interesse.
E anche le altre del resto mi sono sembrate più coinvolte.
Richiamare l’infanzia e il mito.
Santina, la più giovane, a ridere con la sua risata gutturale e graffiata, il linguaggio quasi incomprensibile, le finali strascicate tipiche di un dialetto meridionale, l’atteggiamento verginale da adolescente e gli improvvisi rossori, a sottolineare i passaggi cruciali dell’azione, la scoperta della bellezza dello sposo a lume di candela, e le prove affrontate dall’eroina. Che storia ci sarà dietro quel riso?