tag:blogger.com,1999:blog-39755712752008422952024-03-18T04:04:28.021+01:00monteverdeleggeUn blog su libri, letture, lettori, incontri dentro e fuori le paginemonteverdeleggehttp://www.blogger.com/profile/00535027612179899776noreply@blogger.comBlogger1146125tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-12660126569704970002024-03-17T15:56:00.000+01:002024-03-17T15:56:22.102+01:00Alla ricerca delle zone in ombra di Roma<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiOUNpn9JMznjK3jKVZkeAkL1YsK7EVO94cM66xwSwZLON9tRrcHlXUYa2JHEFpc5znITTSds0b_6o-cBbBhiNQxIjX3RSpL_di-1kj31Ksi1BQb620_DTXYDeOPoC0JKcGmSdM2iVfx9DbFhUe7E5S8w2-Hkr_GZrrVj0aVP-EN8OOnBTrOSyqk_6c44/s1362/palutilla.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1191" data-original-width="1362" height="350" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiOUNpn9JMznjK3jKVZkeAkL1YsK7EVO94cM66xwSwZLON9tRrcHlXUYa2JHEFpc5znITTSds0b_6o-cBbBhiNQxIjX3RSpL_di-1kj31Ksi1BQb620_DTXYDeOPoC0JKcGmSdM2iVfx9DbFhUe7E5S8w2-Hkr_GZrrVj0aVP-EN8OOnBTrOSyqk_6c44/w400-h350/palutilla.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'incontro con gli autori nella bibliolibreria gratuita Plautilla </td></tr></tbody></table><p><b>Gianluca Chiovelli </b></p><p>Sabato scorso ho avuto il piacere di essere ospitato presso la bibliolibreria Plautilla per illustrare il libro <i>La campagna dei Papi</i> assieme agli altri due autori, e soci dell’associazione “Primavalle in Rete”, Alessandro Guarnacci ed Ennio De Risio. </p><p style="text-align: left;">Non sto qui a riassumere quanto è stato detto poiché si è andati, anche per mia colpa, vagando di argomento in argomento: poiché tante sono le notizie e le scoperte effettuate nel campo d’indagine di “Primavalle in Rete”, il settore di Roma nord-ovest compreso fra l’Aurelia, la Boccea e la Trionfale.</p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIpubty0FVWmFHkWZYqckM6ornbfvJink_DjqhRa1fEVvni7Q1qedX9W4GcW1SOH7eG3DDZg8YX4r83jTlTd0LJDXD3v30OSquSA8srQ9eCa3OQeV_aBtNM8gpeWHgn1xITLAuFfoegcxC-OEx8y-GyJwZRkiF9os-qb78wmjLWOsIfQovPiLza5axYs0/s320/1%20chiovelli.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gianluca Chiovelli, Alessandro Guarnacci e Ennio De Risio</td></tr></tbody></table><p></p><p>A ogni modo il succo di ciò che si voleva trasmettere era questo: non esiste, a Roma, un luogo anonimo, privo di storia e a cui possiamo guardare con indifferenza. Questo è impossibile. È vero: la Roma più celebre si sviluppa soprattutto sulla riva sinistra del Tevere, sui campi e i colli dove ritroviamo i grandiosi monumenti del periodo imperiale, dal Colosseo ai Fori al Pantheon. È altrettanto incontestabile che tali silhouette dominano l’immaginario collettivo dell’umanità, stimolato anche dai kolossal cinematografici e televisivi. Ed è innegabile che Alberto Angela, se vuole fare un documentario dei suoi, dovrà aggirarsi da quelle parti, anche per sfruttare visivamente il lascito rinascimentale, barocco e ottocentesco di chiese, edifizi nobiliari e quant’altro. </p><p>Eppure esiste anche una Roma più sommessa, archeologicamente segreta, legata a un periodo della vita della città ancora immerso nel politeismo agreste, connesso a una religiosità al limite della superstizione e a un’organizzazione istituzionale, dapprima monarchica e poi repubblicana, in cui gli apporti etruschi sono numerosissimi, ben più di quelli confessati; anche perché l’incontro-scontro tra Roma e la civiltà dei Tirreni-Etruschi, con Veio in particolare (la pulcherrima urbs di Livio che dominava, appunto, sin al Tevere), fu a volte in procinto di trasformarsi in una sconfitta (e in tal caso non avremmo avuto Cicerone, l’Eneide e nemmeno il Colosseo). </p><p>Questa Roma arcaica e rustica la si rinviene nella zona di Roma nord-ovest, ovvero sulla riva destra del Tevere: dal Gianicolo al Vaticano sino a Monte Mario si allargano a raggiera tre principali arterie (Aurelia, Cornelia-Boccea e Trionfale-Cassia) che ricomprendono ex borgate, interi quartieri e antiche parti del suburbio: Castel di Guido e Aranova, Tragliata, Testa di Lepre, Santa Maria di Galeria. </p><div>Di questa Roma in ombra, che vide anche la nascita del primo Cristianesimo, poco rimane, per ovvi motivi. Anzitutto perché le architetture erano più effimere: se l’arco di Tito, tanto per fare un esempio preclare, è ancora in piedi e possiamo ammirarlo nella sua monumentalità, dobbiamo lavorare parecchio di fantasia per ricostruirci nella mente i villaggi di capanne di tipo romuleo ritrovati a Monte Mario alto nel sito di Sant’Agata o nei pressi di Tragliatella: a testimoniarli rimangono, infatti, solo le tracce dei pali infitti nel terreno e qualche brano di legno pietrificato. Vi è poi da dire che gran parte delle invasioni passarono da queste parti, dai Saraceni ai Goti. Un fenomeno che desertificò casali e campagne e distrusse le architetture principali, dalle chiese alle civitas, soprattutto nell’alto Medioevo. </div><div><br /></div><div>A questa assenza di riferimenti certi e cospicui è dovuta una certa trascuratezza da parte degli studiosi che solo raramente si sono rivolti a questa parte di Roma e mai perseguendo una visione onnicomprensiva. Benché nessuno lo dichiari apertamente, è più facile e remunerativo estendere una monografia su San Giovanni in Laterano che sulla via Boccea. </div><div>Nel compilare i due libri ci siamo benignamente ribellati a questo stato di cose. Facciamo un esempio di tale rivolta. </div><div><br /></div><div>Uno dei primi post che scrissi sul blog di “Primavalle in Rete” parlava proprio di San Giovanni in Laterano dato che, nel suo Battistero, esiste una cappella dedicata alle sante Rufina e Seconda. E dove furono martirizzate queste sante, nel 257 d.C.? Sulla Boccea, antica Cornelia. Il loro sacrificio originò un culto via via crescente; Papa Giulio I, perciò, ordinò l’edificazione, nel IV secolo, di una basilica in loro onore attorno a cui si sviluppò una civitas e una diocesi, Silva Candida, che oggi è chiamata Diocesi Suburbicaria di Porto e Santa Rufina. Nel 1100 circa, dalla basilica distrutta dalle incursioni saracene, le spoglie delle sante vennero traslate sin al Battistero Lateranense dove riposano tuttora. Questo è tutto? Non proprio. Perché quel nome, Silva Candida? Perché le due sante furono giustiziate dagli sgherri degli imperatori Valeriano e Gallieno in una foresta così fitta che il sole non riusciva a penetrare sin a terra tanto da chiamarsi “nigra” (cioè oscura): il passaggio da oscura, “nigra”, a “candida” avvenne per celebrare la purezza del martirio. E questa Silva Nigra, poi Candida, che si estendeva dalla Boccea sin al litorale, coincideva probabilmente con la Sylva Mesia, il bosco sacro degli Etruschi. E “silva” si chiamano ancor oggi i due quartieri che si trovano da queste parti: Selva Nera e Selva Candida. E la Boccea perché si chiama così Probabilmente (è una mia ipotesi) perché trae il nome dal germanico “būsk” o “bōsk” (assimilato dai Goti o dai Longobardi) che significa, appunto, bosco, foresta, selva inestricabile di alberi e piante e arbusti. Abbiamo, quindi, dall’esame di questo singolo episodio, dimenticato persino dall’agiografia cristiana, la rivelazione di una continuità straordinaria di questa parte di territorio – continuità che tenacemente riemerge nella storiografia, nell’archeologia, nella toponomastica, dagli Etruschi sin ai toponimi che ancor oggi vengono usati dall’amministrazione della moderna città. </div><div><br /></div><div>Questo sforzo di rendere conto di tale “durata”, spinge, poi, all’azione vera e propria. Da circa quattro anni “Primavalle in Rete”, infatti, in collaborazione con un’altra associazione nata a Boccea, “Cornelia Antiqua”, è alla ricerca dell’ubicazione della basilica delle SS. Rufina e Seconda, di cui si sono perse le rare tracce sin dal XVIII secolo. Nelle more della ricerca si son operate numerosissime scoperte (cippi funerari, cimiteri e necropoli, acquedotti, cunicoli idraulici, torri medioevali), riscoperte (la chiesa di San Basilide, mitrei) e organizzati archivi fotografici e bibliografici. E, pare, è notizia fresca, si sono finalmente scoperte anche le vestigia della basilica. Pochi resti: alcune colonne inglobate in un casale più moderno, aperture nella roccia che lasciano presagire le catacombe; utili, però, a ricostruire la mappa del passato. Questo tentativo di riunificare, al di sotto delle apparenze della città moderna, un quadro più vasto, è stato intrapreso da cittadini singoli e appassionati della Storia. Lentamente, però, anche l’istituzione, dai Municipi alla Sovrintendenza alle scuole, sta manifestando il suo apprezzamento verso la nascita di un rapporto nuovo con i luoghi in cui si abita e si vive. La prossima campagna di scavi d’una villa romana presso Valle Santa, fra via Boccea e Castel di Guido, con la partecipazione congiunta di cittadini di ogni età sotto la guida della Sovrintendenza, è un esempio notevole di tale fermento.</div><div style="text-align: center;"><br /></div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-19468084000177056602024-03-14T17:39:00.002+01:002024-03-14T17:40:04.166+01:00POESIA IN VILLA. Quinta lettura con Laura Pugno<p>Sabato 16 marzo 2024, dalle 11.30 alle 13:00 al Casale dei Cedrati, Laura Pugno è la quinta ospite di Poesia in villa: otto letture, un ciclo di incontri mensili a cura di Maria Teresa Carbone.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgciPDjz4Lo7T2czVHHJ8ea-2BVtjXqhLZdlr0T79XHHZ5HrohzM81Rc9rLBRfeCbSxPJDoddsjT-ibbtCJDToG0n2yq4aYhzwR4CNWX3Pu2ADAaw25IeLSFhuUdrrqrXArgRlZjmkJfkfqMPmVf_6JBTrmQeoGvEbp967pENlqjzwPJkRi1gnBbBvklfw/s422/Senza%20titolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="412" data-original-width="422" height="312" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgciPDjz4Lo7T2czVHHJ8ea-2BVtjXqhLZdlr0T79XHHZ5HrohzM81Rc9rLBRfeCbSxPJDoddsjT-ibbtCJDToG0n2yq4aYhzwR4CNWX3Pu2ADAaw25IeLSFhuUdrrqrXArgRlZjmkJfkfqMPmVf_6JBTrmQeoGvEbp967pENlqjzwPJkRi1gnBbBvklfw/s320/Senza%20titolo.jpg" width="320" /></a></div><p>Laura Pugno è poeta, saggista e scrittrice. Le sue ultime raccolte di poesia sono <i>I nomi </i>(La nave di Teseo) e<i> Noi </i>(Amos) ed è appena uscito il romanzo-saggio <i>Noi senza mondo </i>(Marsilio). Ha curato la <i>Mappa immaginaria della poesia italiana contemporanea</i> (Il Saggiatore), collabora con diverse testate ed è tra i curatori della collana “<i>I domani</i>” (Aragno). Fa parte del comitato scientifico del Premio Strega Poesia. Ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid. </p><p>Nel ciclo<i> Poesia in villa</i> ogni poeta legge, accanto ai suoi testi, versi di uno o più predecessori, antichi o recenti, italiani o stranieri, legati al concetto di natura (un concetto da intendersi in modo esteso) in una cornice di dialogo con Maria Teresa Carbone e col pubblico. </p><p>Al ciclo hanno partecipato Franco Buffoni, Sara Ventroni, Gilda Policastro e Guido Mazzoni. I prossimi incontri saranno con Marco Giovenale, Maria Grazia Calandrone e Antonella Anedda. </p><p>Il Casale dei Cedrati si trova nel parco di Villa Doria Pamphilj Via Aurelia Antica, 219 – 00165 Roma Entrata dal parco: via Aurelia Antica, 183 </p><p>Ingresso libero fino a esaurimento dei posti</p>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-43489290939568035992024-02-27T00:13:00.009+01:002024-03-14T17:26:24.069+01:00La campagna dei Papi, incontro con Gianluca Chiovelli, Plautilla, 9 marzo, ore 11<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBBXk75hlU69OrChVKMVdonzwaQET6LAopVgl3ZWjRNJI1WEP0A6_G15BKwMuymXleUEcJRfLdukXYqmQ5Acf5ANY-Ml9ctjtJOUCtWpVzP_qmmSLlBCbtq_xhh6KGD1wh2OO9dv8-35jh8gkimaajc3ulLsRlKMUFIVTCt-F1q-EPpo6NyxRWmKjYlbY/s614/La%20campagna%20dei%20Papi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="614" data-original-width="424" height="386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBBXk75hlU69OrChVKMVdonzwaQET6LAopVgl3ZWjRNJI1WEP0A6_G15BKwMuymXleUEcJRfLdukXYqmQ5Acf5ANY-Ml9ctjtJOUCtWpVzP_qmmSLlBCbtq_xhh6KGD1wh2OO9dv8-35jh8gkimaajc3ulLsRlKMUFIVTCt-F1q-EPpo6NyxRWmKjYlbY/w266-h386/La%20campagna%20dei%20Papi.jpg" width="266" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Sabato 9 marzo alle ore 11, nella bibliolibreria gratuita Plautilla presso il DSM Colautti, in Via Colautti 28, si terrà un incontro con Gianluca Chiovelli, autore del libro <i>La campagna dei Papi </i>(ed.Iacobelli, 2023). Dialogherà con lui Maria Teresa Carbone. Pubblichiamo qui di seguito un breve testo di presentazione dell'autore. <p></p><p><b>Gianluca Chiovelli</b></p><p><i>La campagna dei Papi </i>(Iacobelli, 2023) è il prosieguo naturale del libro precedente, <i>La storia di Primavalle dalla preistoria ai giorni nostri</i> (Typimedia, 2020), poiché si riallaccia agli stessi temi e li amplia a uno sguardo più vasto sulla città nel settore nord-ovest. Entrambe le pubblicazioni danno conto della storia novecentesca dei luoghi trattati (miscelando i personaggi e le vicende più note agli aneddoti di puro rilievo locale) e però si spingono indietro sino all’età classica (etrusco-romana), alto-medioevale (primo Cristianesimo e amministrazione pontificia) e moderna (dal Cinquecento alla fine del XIX secolo). Ciò è dovuto all’esigenza di separare la storia recente, peculiare a quartieri e borgate, da quella più risalente, quasi del tutto sconosciuta al grande pubblico, almeno per quanto riguarda il nostro settore. <span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Andiamo con ordine.
Oggi viviamo in una città altamente urbanizzata. Il processo ha preso avvio dall’Unità d’Italia per subire un’accelerazione straordinaria a partire dal secondo dopoguerra. È in questo lasso di tempo che prendono a distinguersi, nella Roma a nord-ovest, i toponimi che ognuno conosce: Monte Mario alto, Balduina, Monteverde, Boccea, Casalotti, Primavalle, Ottavia, Montespaccato. Questa differenziazione, urbanistica e architettonica, si è poi riprodotta anche a livello sociale sancendo, di fatto, la fine dell’unità del territorio dell’amministrazione pontificia. Un residente di via delle Fornaci, a esempio, si sentirà del tutto estraneo a un abitante di Montespaccato (ex borgata Fogaccia) pur vivendo entrambi nei limiti del municipio XIII; così come un ragazzo che vive in via Giacinto Carini non può immaginarsi di vivere in una zona simile a quella d’un coetaneo della Massimina (municipio XII); o, per fare un esempio più drastico, un romano di Pineta Sacchetti/Gemelli solo a fatica ammetterà d’essere nello stesso municipio (XIV) e quartiere (XXVII) di un primavallese dei lotti ATER di via Pietro Bembo distante da lui poco più d’un chilometro. L’urbanizzazione dell’ultimo secolo, insomma, ha diviso, modellando con forme diversissime un territorio sino a un secolo fa assai omogeneo e, nel far ciò, ha inevitabilmente creato una diversa composizione sociale e una memoria cittadina non condivisa e frantumata. E chi abita a Ottavia e Casal Selce, a maggior ragione, pare relegato in una periferia anonima e senza passato.
Se, però, andiamo a ritroso nel tempo ci accorgeremo di come queste recentissime differenziazioni non solo scompaiono, ma lasciano il posto a una omogeneità storico-territoriale ben precisa. </p><p> Dobbiamo lavorare con molta fantasia e sforzarci di ragionare come se i quartieri e le borgate edificati nell’ultimo secolo non esistessero. Nel suburbio avremo allora solo rari punti di riferimento (torri, casali e macelli, ruscelli, acquedotti, mura, porte d’accesso, chiese e basiliche, strade romane o medioevali) e numerose tenute, di proprietà vaticana o nobiliare, con estesi vigneti e coltivazioni di grano.
Il settore nord-ovest, quindi, che nel 2024 appare irreversibilmente diversificato, risalterà quale entità coerente e organica. Noteremo, da subito, come esso ricada naturalmente sulle linee d’irraggiamento di quattro antiche direttrici: l’Aurelia Antica e Nuova a sud (tracciati che si uniscono poco dopo piazza Irnerio), la Cornelia-Boccea al centro, la Trionfale a nord. Uno spicchio di territorio che doveva vantare compattezza anche in età imperiale; infatti queste strade venivano amministrate da un unico magistrato che ne curava la manutenzione. In un’epigrafe rinvenuta a Tivoli e conservata ai Musei Vaticani tale magistrato è indicato in Caio Popilio, curator “<i>viar(um) Aureliae veteris et novae, Corneliae et Triumphalis</i>”; nella grande stele della città di Antiochia Pisidia, provincia romana oggi in Turchia, di tale ruolo è investito Antistio Galerio Rustico. </p><p>Ma c’è di più.
Chiediamoci: perché dalle nostre parti i Romani hanno organizzato il territorio in tal modo, considerandolo un tutt’uno? Per il semplice fatto che Roma nasce, già in età romulea, interamente sulla riva sinistra del Tevere. La futura Roma nord-ovest, invece, compreso il Vaticano con le sue due basiliche, si sviluppano sulla riva destra. Questa banale considerazione geografica ha un rilievo decisivo. Quando Roma nasce come villaggio sui colli a sinistra del Tevere, la riva destra è già vissuta e amministrata da civiltà più avanzate: l’italica (insediata a Cere, a esempio) e poi l’etrusca. Gli Etruschi, in special modo, con la propaggine più meridionale e potente della loro dodecapoli, Veio, dominano dall’Etruria inferiore sino al Tevere tanto che i luoghi dove siamo oggi sono noti storicamente come ripa veientana. Solo con la sconfitta di Veio nel 396 a.C. Roma potè qui lentamente insediarsi. Questa conformazione geopolitica, tuttavia, influì sugli assetti futuri del suburbio - assetto che sarà definitivamente cancellato solo con l’urbanizzazione moderna.
Queste considerazioni recano al metodo seguito nella stesura dei libri. Da una parte l’esaltazione delle storie particolari dei quartieri e delle borgate, coi suoi aneddoti, personaggi e vicende di cronaca; dall’altra la ricomposizione delle diverse biografie territoriali in un quadro che le riconcilia in un divenire più ampio e unificante. Nessuno, prima di oggi, si era mai interrogato seriamente su una “storia” o su una “archeologia” di Primavalle, Boccea o Selva Candida. Del pari, pochissimi avevano mai riflettuto seriamente sulla forza dei nomi e di come i nomi conservassero il senso dei secoli passati: il toponimo Selva Candida è legato al martirio delle SS. Rufina e Seconda (257 d.C.), Boccea risale all’alto Medioevo (dal germanico busk, bosk, bosco), Torrevecchia al XIV secolo (la torre principale del Capitolo di San Pietro in Vaticano), Primavalle almeno al 1547. E così via.
Il crescente interesse per queste tematiche da parte delle scuole, l’insorgere della passione archeologica generata dalle associazioni “Primavalle in Rete” e “Cornelia Antiqua”, col loro fattivo lavoro sul campo, testimoniano di una voglia di riscatto dall’anonimato e dallo stigma negativo della periferia; oltre a porre le basi per un “orgoglio territoriale” che è la prima molla per indagare, amare e rispettare i luoghi in cui si vive. </p><p>Siti da consultare: </p><p><a href="https://primavalleinrete.wordpress.com/ " target="_blank">https://primavalleinrete.wordpress.com/ </a></p><p><a href=" https://www.facebook.com/primavalleinrete/" target="_blank">https://www.facebook.com/primavalleinrete/</a></p><p>I due libri sono ordinabili o acquistabili in ogni libreria o piattaforma digitale: </p><p>- G. Chiovelli-E. De Risio-A. Guarnacci, <i>La campagna dei Papi</i>, Iacobelli, 2023. </p><p>- G. Chiovelli-A. Guarnacci, <i>Primavalle dalla preistoria ai giorni nostri</i>, Typimedia, 2020.</p>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-10492687246219436262024-02-23T02:46:00.001+01:002024-02-23T09:21:31.590+01:00MVL teatro: Manuela Kustermann più seducente del Violon d'Ingres <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB7bafGuVAqWxtCRSsIIU3ICdpcbfwkD731hao5Ui3Msiyt1RheLmqrJ39QnXK9CEE-tvd6EzMAU5fwL1L8GezsAdadH1cpMjxOAb8ko3gU1z1ym86f4aBqAvifU0pQxB2nPJ_BMrheoOiZN6aBPeyvz_LHcDslY11q0B3ki2iImsfKx8rY5ENy3zuOHk/s1200/kiki.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="668" data-original-width="1200" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB7bafGuVAqWxtCRSsIIU3ICdpcbfwkD731hao5Ui3Msiyt1RheLmqrJ39QnXK9CEE-tvd6EzMAU5fwL1L8GezsAdadH1cpMjxOAb8ko3gU1z1ym86f4aBqAvifU0pQxB2nPJ_BMrheoOiZN6aBPeyvz_LHcDslY11q0B3ki2iImsfKx8rY5ENy3zuOHk/w400-h223/kiki.jpeg" width="400" /></a></div><br />Nel 1924 Man Ray fotografò la sua modella Kiki de Montparnasse, con dipinta una doppia chiave di violino sulla schiena e con un turbante in testa. Il titolo, le <i>Violon d'Ingres</i>, era un gioco di parole: per il pittore Ingres infatti suonare il violino era infatti il passatempo preferito, ragione per la quale in Francia si usa la definizione<i> Violon d'Ingres </i>per indicare un hobby, un passatempo. La schiena della bellissima modella Kiki, trasformata in violino, diventava ironicamente metonimia dell'intero corpo della donna Kiki che, nella posa di una modella di Ingres e con gran turbante in testa era, evidentemente e senza altre metafore, il passatempo preferito dell'artista americano. <div>Alice Prin, alias Kiki de Montparnasse (1901-1953), era la vera regina dell'omonimo quartiere parigino frequentato nel primo Novecento da artisti che vi provenivano da tutto il mondo, e autrice di un libro di memorie (<i>attrice, scrittrice e pittrice,</i> è scritto sulla sua tomba), <i>Diario di una modella </i>(Castevecchi, 2016), da cui la regista Consuelo Barillari ha tratto <i>Souvenir de Kiki</i>, con Manuela Kustermann come straordinaria protagonista, andato in scena al Teatro Vascello dal 13 al 18 febbraio. </div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHg-YIGQkBVee_dK0Nq642nJdcnuB7mr4H7EnUIi-byZElr8HxigGJBz4_OOesFNUWHhs_nwYteA5TBdLzLWNxzoQtXSs7XFVA2BRV-9VHgLz-OHpQbJK9Tr3hoDRS7dNJO_OPRrwVpTVoOiCc4s3X-ms5ou4vA4EElc8yE-62zWpskgx3qE-96oQpkLA/s899/616px-Jean_Auguste_Dominique_Ingres_004.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="899" data-original-width="616" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHg-YIGQkBVee_dK0Nq642nJdcnuB7mr4H7EnUIi-byZElr8HxigGJBz4_OOesFNUWHhs_nwYteA5TBdLzLWNxzoQtXSs7XFVA2BRV-9VHgLz-OHpQbJK9Tr3hoDRS7dNJO_OPRrwVpTVoOiCc4s3X-ms5ou4vA4EElc8yE-62zWpskgx3qE-96oQpkLA/w274-h400/616px-Jean_Auguste_Dominique_Ingres_004.jpeg" width="274" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><br /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span face="Verdana, "system-ui", -apple-system, "segoe ui", Roboto, Oxygen, Ubuntu, Cantarell, "open sans", "helvetica neue", sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 11px; text-align: left;">Jean-Auguste-Dominique Ingres, </span><span face="Verdana, "system-ui", -apple-system, "segoe ui", Roboto, Oxygen, Ubuntu, Cantarell, "open sans", "helvetica neue", sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 11px; font-style: italic; text-align: left;">Bagnante di Valpinçon,</span><span face="Verdana, "system-ui", -apple-system, "segoe ui", Roboto, Oxygen, Ubuntu, Cantarell, "open sans", "helvetica neue", sans-serif" style="background-color: white; color: #444444; font-size: 11px; text-align: left;">1808<br /><br /></span></td></tr></tbody></table></td></tr></tbody></table><div><div>Manuela Kustermann ci racconta i segreti di Kiki, restituendole la vitalità sensuale che aveva caratterizzato la vita della celebre modella emancipata e indipendente, e il cui splendido corpo in realtà si era ammalato in età giovanile per l'abuso di droghe e alcool. Con la sua dolce agilità atletica, ma per nulla palestrata, la Kustermann sa incarnare la consapevolezza di un erotismo naturale, con una vocalità carnale da cui trapela il disincanto ironico nei confronti dei tanti artisti di fronte a cui la modella si era spogliata. L'attrice ci racconta una vita narrata in prima persona e al presente, di una donna che si difende continuamente dalla fame e dall’abbandono semplicemente entrando nella vita, con una curiosità priva di illusioni. Seppure con una regia e un impianto scenico che fanno largo uso di fondaletti video con spezzoni di filmati e foto d’epoca che la confinano in una narrazione troppo documentaria, con inevitabile<i> Je ne regrette rien </i>di Edit Piaf, l’attrice, con il suo corpo magnifico alla sua bella età, seduce lo sguardo e l’ascolto, e la sua schiena resta ancora impressa come quella di Kiki, anche senza violino. <div><span face="Charter, Charter-roboto, Charter-local, Georgia, Times, serif" style="font-size: 19px;"><br /></span></div></div></div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-26207113489631893432024-02-13T00:48:00.004+01:002024-02-13T00:51:16.766+01:00Dal lockdown ad oggi: un aggiornamento dal Laboratorio di traduzione di poesia Monteverdelegge <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQo2bYF9uSSPobbT0JGBGcdjN5e2q8wFonJuRn2pwlRT83RaDw1WjqwIaxRbpyRH_6okbswtJkz5d85lp1-pRrfc2l99_NDDXq16QkTDI5PM-H8tV0gRVWsOFYAJggQCTSu3yd_htfbHpIvR2RVUdE-AiJ8L_UCr_TRCoKSmKWSVj8Pgvp4ot46wgH9Ms/s3807/LIBRO%20.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2894" data-original-width="3807" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQo2bYF9uSSPobbT0JGBGcdjN5e2q8wFonJuRn2pwlRT83RaDw1WjqwIaxRbpyRH_6okbswtJkz5d85lp1-pRrfc2l99_NDDXq16QkTDI5PM-H8tV0gRVWsOFYAJggQCTSu3yd_htfbHpIvR2RVUdE-AiJ8L_UCr_TRCoKSmKWSVj8Pgvp4ot46wgH9Ms/w320-h243/LIBRO%20.jpg" width="320" /></a></div><br />Fiorenza Mormile <div>Se pur con accessi ridotti, aver ripreso quest’autunno gli incontri dal vivo intorno al tavolone dell’amata sala di Plautilla ci ha dato una profonda emozione. Si dimezza così (un incontro mensile sui due in cui abitualmente ci vediamo) la pratica ormai annosa del lavoro da remoto, imposto dal lockdown dal marzo del 2020. Lavorare in gruppo online è infatti faticoso e rallentante, per il sovrapporsi di voci, per i vari inconvenienti tecnici, per la mancanza di contatto umano. Ci ha permesso tuttavia di arrivare alla nostra terza pubblicazione: un’antologia dai libri della poetessa statunitense Alexis Rhone Fancher: <i>Stiletto killer</i>, trad. del Laboratorio Monteverdelegge: Maria Adelaide Basile, Marta Izzi, Giselda Mantegazza, Fiorenza Mormile, Paola Maioli, Anna Maria Rava, Anna Maria Robustelli, Jane Wilkinson, a cura di M. A. Basile, Ed. Ensemble, Roma 2022. <p></p><p> In quel tetro periodo di isolamento Fancher, trasportandoci idealmente nelle luci e ombre di Los Angeles ci ha salvato dalla depressione, dandoci uno obiettivo condiviso per cui lavorare di buon grado a tappe forzate. Ci siamo dedicate successivamente a Máighréad Medbh, un’autrice irlandese che al lockdown dedica la sezione "<i>Lockdown Diary</i>" in<i> Imbolg,</i> Arlen House, Dublin 2020) descrivendone con efficacia l’atmosfera sospesa e stagnante. Abbiamo poi iniziato a tradurre testi dell’iraniana Mina Gorji, trasferitasi ancora bambina in Inghilterra dopo la rivoluzione islamica, ritornando poi in modo sistematico sul suo primo libro (di prossima uscita per Fuorilinea): <i>Art of Escape</i>, Carcanet 2020, dopo una pausa incentrata su The Waste Land di T. S. Eliot. Per il ricorrere nel 2022 del centenario della sua pubblicazione abbiamo esaminato, confrontandole, una dozzina diverse traduzioni della prima sezione, <i>La sepoltura dei morti</i>, dandone anche una nostra versione. Quest’anno abbiamo scelto la poetessa statunitense Sandra Beasley di cui stiamo effettuando una prima selezione.
Per un’idea sui temi affrontati dalle varie autrici rimandiamo ai link in fondo a questo post, che ne offrono vari testi e un inquadramento critico. </p><p>Per chi non ci conoscesse ancora, anche se ormai operiamo da quattordici anni e sul sito ci sono molti nostri apporti, ripetiamo qualcosa su di noi e sul nostro modus operandi. Siamo un gruppo mobile, benché uno zoccolo duro sia rimasto pressoché invariato nel tempo (purtroppo è mancata
nell’agosto 2022 Anna Maria Rava, attiva dalla prima ora). Ci sono state delle variazioni, pur limitate, come si riscontra dai nomi sugli articoli dei link. Requisiti base dei componenti sono una buona conoscenza dell’inglese, l’amore per la poesia, una sensibilità fonico-ritmica e un’ampia padronanza del lessico italiano. Poi ci sono gli aspetti caratteriali, che devono tendere, oltre al rispetto del testo, alla capacità di mediazione e a una certa umiltà, assumendo che il prodotto di un gruppo è superiore a quello del singolo se si sa, quando serve, rinunciare alla propria soluzione. Assegnata per un incontro una certa poesia ognuno prepara la sua versione che viene confrontata con le altre per arrivare punto per punto del testo a quella che ai più appare la soluzione migliore. Le “battaglie” verbali sono forse la parte più divertente dell’impresa, che comunque richiede moltissime sedute di revisione minuta prima di arrivare alla versione definitiva. Anche se la versione definitiva nella traduzione di fatto non esiste. </p><div>Alexis Rhone Fancher <a href="http://www.nuoviargomenti.net/poesie/stiletto-killer/">http://www.nuoviargomenti.net/poesie/stiletto-killer/</a> </div><div>Máighréad Medbh <a href="http://www.nuoviargomenti.net/poesie/diario-del-lockdown/ " target="_blank">http://www.nuoviargomenti.net/poesie/diario-del-lockdown/ </a></div><div>Mina Gorji <a href="http://www.nuoviargomenti.net/poesie/art-of-escape/">http://www.nuoviargomenti.net/poesie/art-of-escape/</a></div></div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-90140078659184364222024-02-12T21:57:00.001+01:002024-02-12T21:57:07.275+01:00POESIA IN VILLA. Quarta lettura con Gilda Policastro<p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguiTRJsIYajVQ20rxmXeCer8wpP9zjD19qvUwoXInIC-zUpJA2B_ePkVQoBWbUq6ooz76c8B8JFxsaU0NXIYYdGaUWiZ6L-u5smlzjkibcwzpEFXl5LvBGPxXAx9lsy5M3HD1Jl8GblDLOTmvSNPOXWKI9rNZt8wNhaOeocnBueUxgwOdF7jFYMFaCrak/s710/529a25a1-4dad-48e3-a47c-be4819a9b386.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="519" data-original-width="710" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguiTRJsIYajVQ20rxmXeCer8wpP9zjD19qvUwoXInIC-zUpJA2B_ePkVQoBWbUq6ooz76c8B8JFxsaU0NXIYYdGaUWiZ6L-u5smlzjkibcwzpEFXl5LvBGPxXAx9lsy5M3HD1Jl8GblDLOTmvSNPOXWKI9rNZt8wNhaOeocnBueUxgwOdF7jFYMFaCrak/s320/529a25a1-4dad-48e3-a47c-be4819a9b386.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gilda Policastro</td></tr></tbody></table>Sabato 13 gennaio, dalle 15.00 alle 16:30, al Casale dei Cedrati ci ritroviamo con Gilda Policastro, nell'ambito del ciclo di otto letture cura di Maria Teresa Carbone, in collaborazione con Monteverdelegge. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. </p><p>Gilda Policastro ha pubblicato libri di poesia, tra cui <i>Non come
vita</i> (Aragno, 2013), Inattuali (Transeuropa, 2016) e <i>La distinzione </i>(Giulio
Perrone, 2023). E' inoltre autrice di romanzi
- <i>Il farmaco</i> (Fandango,
2010), Cella (Marsilio, 2015),<i> La parte di Malvasia</i> (La Nave di Teseo, 2021)
e di saggi, tra i quali <i>L'ultima poesia</i> (Mimesis, 2021). Insegna Letteratura
e scrittura creativa e collabora con il sito "Le parole e le cose. Letteratura
e realtà" e con la rivista digitale "Snaporaz".</p><p>Nel ciclo Poesia in villa ogni poeta legge, accanto ai suoi testi, versi di uno
o più predecessori, antichi o recenti, italiani o stranieri, legati ad un concetto esteso di natura in una cornice di
dialogo con Maria Teresa Carbone e col pubblico. </p><p>I prossimi incontri saranno con Laura Pugno, Marco Giovenale, Maria Grazia Calandrone e Antonella Anedda.</p>Il Casale dei Cedrati si trova nel parco di Villa Doria Pamphilj<br />Via Aurelia Antica, 219 – 00165 Roma<br />Entrata dal parco: via Aurelia Antica, 183cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-66559240650249651822024-01-13T01:08:00.001+01:002024-01-13T01:09:47.162+01:00POESIA IN VILLA. Terza lettura con Franco Buffoni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVuUKM4GR14UXVcFQ3YOewwuyk6evK4eeErMNfac6CmsO6NmuzlbWNGV5N3hcYoW_FvYoNVHFlbhhXbZHjb8L-dPUSo79lR7OyhmXP-wP5fpJHkl1ZVftgiimKnAeL28Hq22JEVHtbdqR3_W69Rk6qrMXT0tk475eQUwyfTN2ByIYgfSm8EiYCNyXRZJ0/s713/fb0639ad-66ab-4617-8c7d-7bf58f6eacb6.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="551" data-original-width="713" height="309" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVuUKM4GR14UXVcFQ3YOewwuyk6evK4eeErMNfac6CmsO6NmuzlbWNGV5N3hcYoW_FvYoNVHFlbhhXbZHjb8L-dPUSo79lR7OyhmXP-wP5fpJHkl1ZVftgiimKnAeL28Hq22JEVHtbdqR3_W69Rk6qrMXT0tk475eQUwyfTN2ByIYgfSm8EiYCNyXRZJ0/w400-h309/fb0639ad-66ab-4617-8c7d-7bf58f6eacb6.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: left;">Franco Buffoni (fotografia di Dino Ignani)<br /><br /></span></td></tr></tbody></table></div><div>Sabato 13 gennaio,alle 15.00 alle 16:30, il Casale dei Cedrati ospita Franco Buffoni, nell'ambito del ciclo di otto letture cura di Maria Teresa Carbone, in collaborazione con Monteverdelegge. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. </div><div><br /></div><div>Franco Buffoni (Gallarate, 1948) ha pubblicato diverse raccolte poetiche, tra cui <i>Il profilo del Rosa, Guerra, Noi e loro, Roma</i> (confluite con altre nell'antologia Poesie 1975-2072, Mondadori 2012), <i>Jucci, Avrei fatto la fine di Turing, La linea del cielo, Betelgeuse </i>e altre poesie scientifiche. </div><div>Romanziere, saggista e traduttore, ha insegnato letteratura inglese e letterature comparate; ha fondato e dirige «Testo a fronte».
Nel ciclo Poesia in villa ogni poeta legge, accanto ai suoi testi, versi di uno o più predecessori, antichi o recenti, italiani o stranieri, legati al concetto di natura (un concetto da intendersi in modo esteso) in una cornice di dialogo con Maria Teresa Carbone e col pubblico. </div><div><br />AI ciclo partecipano: Antonella Anedda, Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, Marco Giovenale, Guido Mazzoni, Gilda Policastro, Laura Pugno, Sara Ventroni. </div><div><br /></div><div>Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, Roma</div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-74318808217327600612023-12-15T10:48:00.001+01:002023-12-15T10:48:06.442+01:00POESIA IN VILLA - Sara Ventroni al Casale dei Cedrati<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizhXT6QPCTuyzNYj1c4E2Foe5WEM4U7yLQ_d4dz6E3gUn1YtTKXme78RFrofw0rJ6Mdx5a1zZMEOwRpiPDzNJNeoSBA5W72qZvlUBng-Ir9W_1kA_ukmGgkIZMuvbqeIakizuRWXVNUxOQPA1fuga-D3QRWYLGad0LPNiNaj1H6B7FyLwp_MKgefOdIYQ/s5616/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3744" data-original-width="5616" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizhXT6QPCTuyzNYj1c4E2Foe5WEM4U7yLQ_d4dz6E3gUn1YtTKXme78RFrofw0rJ6Mdx5a1zZMEOwRpiPDzNJNeoSBA5W72qZvlUBng-Ir9W_1kA_ukmGgkIZMuvbqeIakizuRWXVNUxOQPA1fuga-D3QRWYLGad0LPNiNaj1H6B7FyLwp_MKgefOdIYQ/s320/unnamed.jpg" width="320" /></a></div><br />Sabato 16 dicembre h.11:30-13:00, si tiene al Casale dei Cedrati l'incontro con <b>Sara Ventroni</b>, seconda ospite del ciclo <b>Poesia in villa</b>, un ciclo di otto letture mensili a cura di Maria Teresa Carbone, in collaborazione con Monteverdelegge. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.<p></p><div>Nel ciclo <b>Poesia in villa </b>ogni poeta legge, accanto ai suoi testi, versi di uno o più predecessori, antichi o recenti, italiani o stranieri, legati al concetto di natura (un concetto da intendersi in modo esteso, senza escludere, per esempio, le microplastiche di cui ci nutriamo ogni giorno) in una cornice di dialogo con Maria Teresa Carbone e col pubblico. </div><div>Al ciclo partecipano: Antonella Anedda, Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, Marco Giovenale, Guido Mazzoni, Gilda Policastro, Laura Pugno, Sara Ventroni. </div><p>Nata a Roma,<b> Sara Ventroni </b>ha pubblicato l’opera teatrale <i>Salomè </i>(No Reply, 2005); <i>Nel Gasometro</i> (Le Lettere, 2006);<i> La sommersione</i> (Aragno, 2016), <i>Le relazioni</i> (Aragno, 2019).
Ha curato la traduzione di versi scelti da Leaves of Grass di Walt Whitman (Contengo moltitudini, Ponte alle Grazie 2020) e la traduzione di The Waste Land di T. S. Eliot (Ponte alle Grazie, 2022). È Senior Research Fellow presso l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e la Storia delle Idee (CNR). </p>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-15973965832823127062023-11-13T16:17:00.002+01:002023-11-13T23:29:45.577+01:00Riapre il Casale dei Cedrati, domenica 19 novembre ore 12:30 a Villa Pamphilj<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAcA5pjgRCEKboDi4AyT8tqFftdufiuCF6pVp66TfKLXVFdEFoxbFHJqdh1n0bxW-gu1SJKUJsjKc1XeexRRBp98W3nZPhQfBJX5QEySD4tbMkmx5Ro7XkRcPz0Xmxh3OUDwpbiOG4fs5eDVwVUTc8d6PdQeeLODLejehQ4Abw-0-8V9zd2-SY8bBXmd8/s3366/invito_elettronico_0001%20(1).jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3366" data-original-width="1250" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAcA5pjgRCEKboDi4AyT8tqFftdufiuCF6pVp66TfKLXVFdEFoxbFHJqdh1n0bxW-gu1SJKUJsjKc1XeexRRBp98W3nZPhQfBJX5QEySD4tbMkmx5Ro7XkRcPz0Xmxh3OUDwpbiOG4fs5eDVwVUTc8d6PdQeeLODLejehQ4Abw-0-8V9zd2-SY8bBXmd8/w149-h400/invito_elettronico_0001%20(1).jpg" width="149" /></a></div>Finalmente una notizia che riempie di speranza gli abitanti di Monteverde e non solo: <b>Domenica 19 novembre alle ore 12:30, all'interno a Villa Pamphili, riapre il Casale dei Cedrati,</b> uno spazio multifunzionale dove ci si può incontrare a Villa Pamphilj per leggere, acquistare o semplicemente curiosare le ultime novità editoriali, dove si potranno vedere nuovamente mostre interessanti di giovani artisti, ascoltare i poeti leggere le loro poesie, partecipare a laboratori, oppure sedersi semplicemente in uno splendido giardino per fare due chiacchiere. Ci si potrà incontrare di nuovo in questo luogo meraviglioso e unico, allestito presso il Giardino dei Cedrati che costeggia le antiche mura dell'Acquedotto di Traiano e che, purtroppo, è stato chiuso forzatamente per sette anni. <p></p><p>Si legge nel comunicato stampa: "<i>Dopo anni di abbandono l'antico Casale e le aree verdi circostanti riacquistano il loro splendore, grazie a una rinnovata collaborazione della Consortile che lo gestisce con la Sovrintendenza ai Beni culturali e l'assessorato all'Agricoltura e Ambiente del Comune, e d'intesa con il XII municipio. All'interno dei suoi spazi, riprendono le varie attività. Mostre, dibattiti, proiezioni, laboratori, e ancora lezioni sulla storia dei giardini di Roma. Tutto a tema ambientale.</i>"</p><p>Per l'occasione, nelle sale espositive del Casale, sarà presentato il progetto <b><i>Greenit</i> di <a href="https://www.simonecametti.com/" target="_blank">Simone Cametti</a> </b>che fa parte del ciclo di esposizioni, interventi site-specific e residenze, ideato e curato da Lori Adragna. </p><p>Monteverdelegge, insieme con altre associazioni e istituzioni locali<span style="color: #4d5156; font-family: arial, sans-serif;"><span style="background-color: white; font-size: 14px;">, </span></span>ha un forte legame con il Casale dei Cedrati, e fin dalla sua nascita ha partecipato e collaborato attivamente a diverse sue attività. Vi terremo informati con la nostra newsletter, ma anche qui nel blog, sulle prossime iniziative dei Casale dei Cedrati, perchè Monteverdelegge parteciperà con il progetto<b> POESIA IN VILLA</b>, un ciclo di otto incontri mensili a cura di Maria Teresa Carbone, in cui ogni volta un poeta in scena sarà invitato a leggere, accanto ai suoi testi, alcune poesie di uno o più predecessori, antichi o recenti, italiani o stranieri, legate al concetto di natura. Si inizierà <b>Domenica 26 novembre, alle ore 11:30, con Guido Mazzoni </b>che sarà il primo poeta ospite.</p>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-13238414801025283322023-10-22T01:02:00.014+02:002023-10-22T23:14:25.806+02:00IL DOPO TEATRO. Umberto Orsini racconta le contraddizioni di Ivan Karamazov al Teatro Vascello<p><i>Il DOPO TEATRO è una conversazione che si svolge su </i><i>whatsapp ne</i><i>l gruppo teatro di Monteverdelegge dopo ogni spettacolo. Le persone del gruppo che hanno visto lo spettacolo si scambiano idee, domande, commenti e suggestioni che vengono montati qui nel blog.</i> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidNPt81MSrYjsjjnqJ-zcm3pp2ayPwnz04SKen-NQDzNVy9irtmu9DU4BHvN0KMtucIZ2etIB1Lb9VQobym1NcJX4X1GoH-QXY7-bUJhUZ8eeaU8ZIbkt58ViqzH1rgGMljkYXpQl0Fq5EZ9TPtq0UfORyX_ip_wtstbpAFbKVMUUF8OnGEdqCNWb-ifM/s1200/LE-MEMORIE-DI-IVAN-KARAMAZOV-UMBERTO-ORSINI-foto_Fabrizio_Sansoni.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="594" data-original-width="1200" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidNPt81MSrYjsjjnqJ-zcm3pp2ayPwnz04SKen-NQDzNVy9irtmu9DU4BHvN0KMtucIZ2etIB1Lb9VQobym1NcJX4X1GoH-QXY7-bUJhUZ8eeaU8ZIbkt58ViqzH1rgGMljkYXpQl0Fq5EZ9TPtq0UfORyX_ip_wtstbpAFbKVMUUF8OnGEdqCNWb-ifM/w400-h198/LE-MEMORIE-DI-IVAN-KARAMAZOV-UMBERTO-ORSINI-foto_Fabrizio_Sansoni.jpeg" width="400" /></a></div><p>Maria Cristina: "<i>Un grigio tribunale dismesso, sopravvissuto a un incendio, accoglie al teatro Vascello il dispiegarsi dei ricordi che Umberto Orsini - con la regia di Luca Micheletti - dedica a Le memorie di Ivan Karamazov. Il personaggio letterario di Dostoevskij, interpretato dallo stesso attore con cinquantaquattro anni di meno, era entrato nelle case dei boomer italiani attraverso il tubo catodico di una sapiente tv che a quel tempo divulgava la letteratura sotto forma di sceneggiati in un paese popolato da tanti analfabeti e li faceva appassionare alle storie e personaggi dei grandi romanzieri. Ora le vecchie puntate settimanali hanno lasciato il posto ad infinite serie tv che catturano le notti di insonni consumatori di smart tv, mentre le librerie sono state sostituite da ristoranti e bistrot. Quindi cosa resta da fare agli spettatori se non applaudire l’immensa bravura e l’impeto di un bravo attore che contesta – con la prestanza del suo corpo di ottantanovenne – la sorte destinata da Dostoevskij al protagonista del suo capolavoro? </i><i>Secondo te come funziona qui il meccanismo teatrale della memoria?</i>" </p><p>Patrizia: "<i>Non so, la domanda mi sembra complessa, difficile. Gli 'oggetti' di scena, scarni, scuri, coperti da una polvere materica bianca - forse neve -, dominati dallo scranno fuori misura di un'aula giudiziaria in cui manca la presenza fisica del giudice, compongono la stanza mentale e psichica di Ivan Karamazov. E’ questa l’aula chiusa e senza vita, nella quale il protagonista dibatte ossessivamente il suo processo alla ricerca di un' assoluzione dall'angoscia della colpa di aver mosso la mano dell'assassino del padre con le sue teorie sulla necessità del delitto. La memoria è attraversata da stati deliranti che convocano fatti, presenze, arringhe sostenute da ragioni che cadono dall'alto - i fogli scritti che scendono sul palcoscenico.</i>"</p><p>Ornella: "<i>Eh, cara Maria Cristina, il romanzo di Dostoevskij e lo spettacolo da cui è tratto, toccano temi filosofici ed etici molto complessi, presentati da diverse angolature che a me - lo confesso - richiedono ancora un tempo di riflessione. Quindi ho più dubbi che risposte. E nel continuo alternarsi di passato e presente sull'onda della memoria, vera protagonista di questo questo spettacolo, i temi trattati arrivano fino all'attualità, alla nostra contemporaneità, su cui è ancora più difficile dare risposte: crimine e colpa, fede e libero arbitrio dell'individuo in merito alle scelte riguardanti la propria esistenza e infine il modello sociale proposto dal Grande Inquisitore nella Siviglia del Cinquecento, così totalizzante sulle coscienze, paragonabile all'attuale potere impersonale del mercato. Dal romanzo al palcoscenico, la memoria di Ivan Karamazov si intreccia con quella di Umberto Orsini che gli dà voce e corpo con un monologo che si dipana in tre parti: una sorta di prologo della vicenda del romanzo, "Il Grande Inquisitore" e una parte di appunti dal diario che il giovane Orsini aveva scritto durante la preparazione dello sceneggiato televisivo di Sandro Bolchi. E proprio questi ultimi ultimi testimoniano oggi il corpo a corpo con il testo di Dostoevskij che ha segnato profondamente, fin dagli esordi, la vita di questo splendido attore."</i></p><p>Maria Cristina: <i>“E invece sono ancora qui” dice Umberto Orsini nei panni del suo personaggio: a dispetto dell’età, il vecchio attore è ancora è vivo per sé e per chi lo ascolta perché le sue domande si rivolgono proprio alla platea e la coinvolgono." </i></p><p>Ornella : "<i>Un giovane di ottantanove anni! </i>"</p><p>Maria Cristina: "<i>Il suo è il tempo di un monologo in cui i ricordi, i rimpianti e i ripensamenti aprono spiragli luminosi nella memoria, accendendo brevi lampi, con porte che si socchiudono sul passato della sua e della nostra storia condivisa. Nonostante una regia ripetitiva e con pochi slanci, l’attore conduce le parole del suo monologo – di cui ha firmato la drammaturgia a due mani con il regista - con una voce e un corpo che non concedono distrazioni allo spettatore, con la passione di un avvocato difensore che seduce la corte ad ascoltare le ragioni di un Ivan le cui contraddizioni sopravvivono al destino di oblio riservatogli dal suo creatore." </i> </p><p>Gianna: "<i>Io sono affascinata dall'argomento, dalla pulsione interiore di Ivan che è condannato a rivivere in eterno il processo per l’assassinio del padre. E la sua invettiva addolorata contro un Dio che ha dato agli uomini la libertà ma gli uomini non la sanno comprendere, cercano il dominio e sono servi dei prepotenti. Un Dio che ammette l’uccisione dei bambini non può esistere. Ivan come il Grande Inquisitore, come il diavolo beffardo contrapposto a </i><i>Alëša</i><i> come Cristo che torna nel mondo. E quel bacio finale che brucia le labbra del Grande Inquisitore, come il bacio di</i> <i>Alëša</i> <i>brucia quelle di Ivan perché gli trasmette l’amore che lui rinnega e ha rinnegato. Non so rispondere alla domanda su come funzioni il meccanismo teatrale della memoria. la scena scura, quasi nera - con un vecchio Ivan che si muove e si agita in uno spazio angusto polveroso e ammuffito, quasi un sotterraneo, un sottosuolo - è dominata dalla voce del protagonista e dal suo disperato grido di ricerca di comprensione di un senso della vita: Orsini è superlativo."</i></p><p> Hanno partecipato alla conversazione Maria Cristina Reggio, Gianna Benigni, Ornella Munafò e Patrizia Vincenzoni</p><p><b>LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV</b> </p><p>drammaturgia di Umberto Orsini e Luca Micheletti</p><p>regia di Luca Micheletti</p><p>con Umberto Orsini</p><p>dal romanzo di Fëdor M. Dostoevskij</p><p>Teatro Vascello, via Carini 78 </p><p>dal 10 al 22 ottobre. Repliche dal martedi al venerdi h 21 - sabato h 19 - domenica h 17</p>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-83975907112705910732023-06-19T16:21:00.003+02:002023-06-19T16:21:58.562+02:00Dal 28 giugno notti di cinema a Largo Ravizza<div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1t7V4ozT_l0cHx78Z0EJMOFryBu35XhEJRoZceZ8imnoTBCF23YamNvlX9TNMt2Gw_bTWaHDpwx0y6u06eJs73mRhbjzegVTioXYUU9SOFsG8UaCYP7rRdwSwHwyetZg2NJyFOIf6uTkPQquAxaVVL10GITM_0wjmnV-X2xQ_jjeVLWVl-iqxzB1j8bCA/s900/arena_MONTEVERDE-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="900" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1t7V4ozT_l0cHx78Z0EJMOFryBu35XhEJRoZceZ8imnoTBCF23YamNvlX9TNMt2Gw_bTWaHDpwx0y6u06eJs73mRhbjzegVTioXYUU9SOFsG8UaCYP7rRdwSwHwyetZg2NJyFOIf6uTkPQquAxaVVL10GITM_0wjmnV-X2xQ_jjeVLWVl-iqxzB1j8bCA/s320/arena_MONTEVERDE-1.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><span style="font-family: arial;">Dal 28 giugno al 10 settembre, s</span><span style="font-family: arial;">otto il segno della gloriosa Estate romana (in verità pallida ombra delle fiammeggianti stagioni nicoliniane), il grande schermo torna a Monteverde grazie all'Arena cinema di Largo Ravizza, organizzata - come la consorella di piazza Vittorio Emanuele - <span style="background-color: white; font-size: 15px; text-align: justify;">dall’</span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 15px; text-align: justify;">Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC)</span><span style="background-color: white; font-size: 15px; text-align: justify;"> del Lazio e dall’</span><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 15px; text-align: justify;">Agis Lazio Srl. Una notizia non di poco conto, se si pensa che Monteverde è l'unico quartiere della Roma più o meno centrale rimasto del tutto orfano di cinematografi: una carenza sottolineata dal curatore dei programmi delle due arene, il critico Franco Montini, nel corso della presentazione al pubblico della doppia rassegna, presso la Fondazione Enpam / Museo Ninfeo di piazza Vittorio. </span></span><div><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 15px; text-align: justify;">L'auspicio, non circoscritto a Monteverde, è che queste stagioni estive compiano il miracolo di riportare al cinema gli spettatori che, in particolare dopo la pandemia, hanno disertato le sale. Anche per questo si è optato per un biglietto a prezzo popolare, 3 euro e 50, con qualche eccezione che comunque non supera il tetto dei 5 euro. Si vedrà. </span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 15px; text-align: justify;">Intanto il pubblico del quartiere - e non solo - ha davanti due mesi e passa di grande cinema: molti i film italiani (da segnalare tra gli altri <i>Rapito</i>, giovedì 6 luglio, seguito dall'incontro con il regista Marco Bellocchio), ma anche recenti pellicole straniere (per esempio <i>Gli spiriti dell'isola</i> di Martin McDonagh e <i>The Fabelmans</i> di Steven Spielberg, rispettivamente il 5 e l'8 luglio) e qualche grande classico (<i>Toro scatenato</i> di Martin Scorsese, mercoledì 12 luglio). Il programma completo si può leggere sul sito di <a href="https://cinevillageroma.it/monteverde-il-cinema-sotto-le-stelle/" target="_blank">Monteverde CineVillage</a>, insieme alle numerose iniziative che accompagnano l'offerta cinematografica.</span></span><div><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 15px; text-align: justify;"><br /></span></span></div></div>monteverdeleggehttp://www.blogger.com/profile/00535027612179899776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-92088184373348293672023-04-22T13:01:00.001+02:002023-04-22T13:11:12.454+02:00Luigi Squarzina, Vittorio Gassman e Luciano Salce, un terzetto tutto da leggere.<p><br /></p><p class="MsoSubtitle" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; margin-left: 241.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 0cm 241pt;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><br /></i></p><p class="MsoSubtitle" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; margin-left: 241.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 0cm 241pt;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><br /></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUincInxARe6sIh_maoUPgJsLOow74uNy2e1yI8VkVyCK-t0BFPHoS3ix4BCkIz3c6V8Hrv9YfrZ9qEJNH2KWgb01JBhwrc_ijbLy7wiQei7TWf2C9wcaC6bYJX25EBZj_wI4dAYCVYV0-9ihm971qBEBWWfvdQuJSL73S6z-lLeJL_vtY8mYOCnYy5A/s2048/ARIEL7_8_main-1451x2048.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1451" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUincInxARe6sIh_maoUPgJsLOow74uNy2e1yI8VkVyCK-t0BFPHoS3ix4BCkIz3c6V8Hrv9YfrZ9qEJNH2KWgb01JBhwrc_ijbLy7wiQei7TWf2C9wcaC6bYJX25EBZj_wI4dAYCVYV0-9ihm971qBEBWWfvdQuJSL73S6z-lLeJL_vtY8mYOCnYy5A/w227-h320/ARIEL7_8_main-1451x2048.png" width="227" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i style="text-align: left;">Ariel</i><span style="text-align: left;">, n. 7/8, gennaio/dicembre 2022 </span><span style="text-align: left;">a cura di Marina Marcellini ed Elio Testoni, </span><span style="text-align: left;">n. monografico su Luigi Squarzina, Bulzoni Editore, pp.384</span></div><p class="MsoSubtitle" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; margin-left: 241.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 0cm 241pt;"></p><p class="MsoSubtitle" style="line-height: normal; margin: 0cm 0cm 0cm 241pt;"><br /></p><p class="MsoSubtitle" style="line-height: normal; margin: 0cm 0cm 0cm 1cm;"><b><span style="color: #002060; font-size: 10pt;"> </span></b></p><p class="MsoSubtitle" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; margin-left: 14.2pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 0cm 14.2pt;"><b><span style="color: #002060; font-size: 10pt;">di Roberta Rondini</span></b></p>
<p align="right" class="MsoSubtitle" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: right;"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;">Nel centenario della nascita di Luigi Squarzina, alle iniziative
messe in campo per ricordare un pezzo da novanta del nostro teatro
contemporaneo si aggiunge ora questo corposo numero monografico di ARIEL,
curato da Marina Marcellini ed Elio Testoni e presentato lo scorso 24 marzo al
teatro Argentina.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Il volume mostra più di
un motivo di interesse, i curatori hanno disegnato infatti un itinerario in tre
parti, non convenzionale, che raccoglie saggi, testimonianze dirette e una
sezione documentale riservata a due carteggi epistolari, in gran parte inediti,
che si scambiarono, fin da giovanissimi, gli amici Luigi Squarzina, Vittorio
Gassman e Luciano Salce. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Un lavoro a più voci e da
più prospettive, ampio e approfondito, che arricchisce di sfaccettature non
secondarie la comprensione della personalità e del molteplice operato di
Squarzina, drammaturgo, regista, studioso, docente universitario, che “ha
inciso profondamente non solo sulla scena teatrale del proprio tempo, ma più in
generale ha contribuito alla crescita culturale del nostro paese.”<a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftn1" name="_ftnref1" style="mso-footnote-id: ftn1;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Dai saggi ne esce
rafforzato il profilo di un intellettuale che ha dato un contributo
straordinario alla cultura del paese e, con l’attività registica e in veste di Direttore
dei Teatri stabili di Genova e di Roma, ha fiutato e poi assecondato necessità,
criticità, bisogni sociali e collettivi che emergevano negli anni sessanta/ottanta
del secolo scorso.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Il saggio di Edo
Bellingeri e le testimonianze raccolte nella seconda parte - interviste agli
attori Eros Pagni, Giancarlo Zanetti, Tullio Solenghi, al regista Piero
Maccarinelli - approfondiscono in particolare le due esperienze di direzione. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Alla guida dello stabile
di Genova (1962-1976) “porta in dote il successo artistico-professionale
sperimentato nelle sue quarantasei messeinscena, il rilevante bagaglio
culturale e il metodo della ricerca scientifica, acquisiti, specialmente, ma
non solo, nel suo impegno lavorativo all’Enciclopedia dello Spettacolo, la sua
concezione del rapporto tra l’uomo e la storia”.<a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftn2" name="_ftnref2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">A Roma (1976-1983) accetta
l’incarico in tempi molto tumultuosi, dominati, a livello nazionale, da
fenomeni politico-sociali impegnativi e laceranti – per tutti, il sequestro
Moro e il terrorismo – e dalla generale crisi dei teatri a gestione pubblica, sul
versante ristretto, locale, dalle forti passività di bilancio e dall’enorme
difficoltà nel governare un teatro stabile dominato da conflitti, sovrapposizioni
e ingerenze enormi della politica. Ma, con lui, “negli anni 1970-1978, Roma
riacquista la sua centralità culturale”, poiché Squarzina lascia un’impronta
originale e produttiva a impostazioni per l’oggi scontate, instaurando “una
rete di relazioni che trasforma il Teatro di Roma nel modello d’una
programmazione che si estende dal centro cittadino alle periferie, ai territori
della provincia e della regione, che spazia dai più avanzati sperimenti della
ricerca artistica all’animazione, alla teatralizzazione degli spazi urbani
nelle piazze e nei parchi.”<a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftn3" name="_ftnref3" style="mso-footnote-id: ftn3;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Altrettanto stimolanti sono
le analisi sulla sua attività registica, con riferimento alle messeinscena dei
testi di Goldoni e Pirandello, della quale viene sottolineata in particolare
l’originalità dell’orientamento metodologico, innanzitutto nell’approfondimento
filologico dei testi, con lo scomporre e scavare nella scrittura delle opere,
ricercando con metodo scientifico le fonti, analizzando le redazioni originarie
e mettendo in luce aspetti originali e significanze di maggiore attualità rispetto
ai periodi delle originarie stesure.<a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftn4" name="_ftnref4" style="mso-footnote-id: ftn4;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">[4]</span></span><!--[endif]--></span></span></a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Squarzina si propone perciò “come esempio di un
modello di regia ‘filologica’, una regia che ha il suo compito più alto nel
fiero corpo a corpo con il testo”. Del resto, ciò è molto evidente dalla
consistenza e dalla composizione della sua biblioteca, ricca di oltre 5000
volumi, ora all<i style="mso-bidi-font-style: normal;">’Istituto per il Teatro e
il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini</i> a Venezia, per espressa volontà
dello scomparso regista. Una biblioteca che parla di tutto il suo interesse per
i classici - la tragedia attica, Shakespeare, Goldoni, Pirandello, Brecht e
Sartre - per la drammaturgia contemporanea (soprattutto americana e italiana) e
per gli sperimentalismi delle avanguardie<a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftn5" name="_ftnref5" style="mso-footnote-id: ftn5;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;">[5]</span></span><!--[endif]--></span></span></a>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Uno dei pezzi forti del
volume, tuttavia, è serbato nella terza parte, quella documentale, con la
pubblicazione dei due carteggi <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Squarzina–Gassman</i>
e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Squarzina–Salce</i> che rilasciano il ritratto
di tre forti personalità artistiche - tutti e tre nati nel 1922 - dalla
giovinezza fino alla maturità e dai quali emergono tratti significativi delle
loro vite, del modo di essere e della loro concezione del fare teatro e
cultura. Sono testimonianze preziose di una fase personale e collettiva di tre
figure pubbliche che in modi diversi avrebbero fornito al Paese contributi
culturali degni di nota e indirettamente anche di un’epoca storica nostrana. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Il lavoro effettuato dai
due curatori, Marcellini e Testoni, è notevole per l’accuratezza e la scrupolosità
con la quale hanno rinvenuto, copiato e infine annotato gli epistolari, contestualizzandoli,
un’operazione filologica importante che approfondisce aspetti personali,
professionali e culturali di tre protagonisti della scena pubblica italiana. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">L’epistolario <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Squarzina-Gassman</i>, redatto tra il 1937 e
il 1953, consta di 78 lettere ed è purtroppo squilibrato a favore del primo
corrispondente poiché nell’archivio Gassman sono presenti solo cinque epistole
di Luigi a Vittorio. Le lettere, manoscritte e autografate, sono in gran parte
inedite (69). La corrispondenza è conservata nell’Archivio Squarzina, donato
dal regista alla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Fondazione Gramsci</i>
che ha provveduto ad inventariare e a informatizzare tutti i documenti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Le prime lettere, redatte
tra il 1937 e il 1940, illuminano un’amicizia tra due adolescenti, un rapporto
importante per le loro maturazioni, e sono scritte con toni da affettuosi ad aspri,
tipici degli sbalzi umorali dell’età ma che già denotano una capacità
riflessiva significativa. Sono ragazzi molto giovani eppure guidati da un forte
impegno nelle letture e nella produzione di versi, evidente da ciò che leggono,
dalle citazioni dotte che sono in grado di manifestare e dalla capacità di formulare
critiche e analisi qualificate; ma si scambiano per lettera, anzi per cartolina
postale, anche confidenze e spiritosaggini del quotidiano, insomma si aiutano a
crescere. Sono lettere sorprendenti di due giovanissimi ambiziosi nella loro
contemporaneità che, lette in sequenza, danno il senso del loro essere in quel
momento storico, dei loro desideri, delle loro aspettative e anche dei loro
‘egoismi’ potremmo dire adolescenziali per i quali il mondo per loro rilevante,
quello culturale, non si affacciava nemmeno per un attimo sul mondo storico (drammatico)
del momento, anzi lo snobbava. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">“Gassman amava anche la
poesia di Dante, Leopardi, Petrarca, i poeti ermetici e il grande romanzo
dell’Ottocento, Stendhal, Flaubert” e<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Squarzina “scrive poesie d’amore, melanconiche, metafisiche, di una
certa musicalità ed eleganza metrica che denotano una maturità creativa e una
serietà d’impegno.” In queste lettere “l’assoluta mancanza di impressioni, di
riflessioni e di valutazioni sulla tragicità del momento storico e sulle
prospettive drammatiche che si annunciano per l’Italia e per l’Europa” è il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">leit motiv</i> che sorprende.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Le lettere della prima
giovinezza, tra il 1942 e il 1945, mostrano la consapevolezza dei cambiamenti,
la nostalgia per il breve passato ma anche la coscienza della maturazione
progettuale e della creatività che la lettura dei grandi libri consolida e
agevola. Parlano dei primi passi nella formazione professionale e si affacciano
le differenze caratteriali, le conseguenti scelte di vita che matureranno in
seguito, fino alla rottura definitiva della loro amicizia e della loro
frequentazione dal 1953, che diventeranno evidenti nelle lettere dell’età
adulta (1946-1953) quando, a passi lenti ma inesorabili, si approssima la fase
finale di un rapporto che era stato intensissimo ma anche foriero dei
successivi e definitivi allontanamenti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Dirà Squarzina “accorato”: “era un’amicizia
adolescenziale, evidentemente destinata a finire […] lui era troppo attore ed
io troppo regista.”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Il carteggio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Squarzina-Salce</i> è composto da 50
lettere, 43 inedite, manoscritte e autografate tranne una, in un periodo di
tempo che va dal 1940 al 1953. A differenza del primo, è un epistolario
equilibrato (26 a 24), conservato nell’Archivio Squarzina e nell’archivio
privato Salce, messo a disposizione dal figlio, Emanuele. Anche in questo caso,
il carteggio è testimonianza viva e struggente del crescere di due giovani fino
all’età adulta e “racconta la serietà, l’ironia e l’impegno culturale
dell’adolescenza, il dolore, il disagio di Luigi per la partenza di Luciano per
il servizio militare in una guerra ormai perduta, l’orribilità della prigionia
di Luciano in Germania e in Austria, lo struggimento per il tempo passato e
l’angoscia e la disperazione al ritorno in patria e la progettualità e la
strategia per un avvenire teatrale comune.” Come nell’altro epistolario, negli
anni cinquanta le loro strade iniziano a separarsi anche se senza uno strappo
forte, con un affetto nostalgico che rimarrà sempre di sottofondo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Dice Salce nell’ultima lettera scritta da San Paolo
del Brasile nel febbraio del 1953: “Se riuscissimo a farci, una volta l’anno,
di queste domande, e, ciò è men facile, a rispondervi, penso che salveremo
costantemente il nucleo della nostra amicizia.”<o:p></o:p></span></p>
<div style="mso-element: footnote-list;"><!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<div id="ftn1" style="mso-element: footnote;">
<p class="MsoFootnoteText"><a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftnref1" name="_ftn1" style="mso-footnote-id: ftn1;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 10pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Maria
Ida Biggi, “valorizzare le eccellenze: Luigi Squarzina e l’attività del
Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita”, in Ariel,
n. 7/8, gennaio/dicembre 2022. <o:p></o:p></p>
</div>
<div id="ftn2" style="mso-element: footnote;">
<p class="MsoFootnoteText"><a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftnref2" name="_ftn2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 10pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Elio
Testoni, “Luigi Squarzina, La direzione artistica del Teatro stabile di Genova
(1962-1976): il punto di vista degli attori”, ivi.<o:p></o:p></p>
</div>
<div id="ftn3" style="mso-element: footnote;">
<p class="MsoFootnoteText"><a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftnref3" name="_ftn3" style="mso-footnote-id: ftn3;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 10pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Edo
Bellingeri, “Con Squarzina al teatro di Roma. Regia e registica”, ivi.<o:p></o:p></p>
</div>
<div id="ftn4" style="mso-element: footnote;">
<p class="MsoFootnoteText"><a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftnref4" name="_ftn4" style="mso-footnote-id: ftn4;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 10pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">[4]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Fabio
Nicolosi, “Squarzina e Pirandello. Le regie pirandelliane negli anni della
libera professione come regista indipendente”, ivi. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><o:p></o:p></b></p>
</div>
<div id="ftn5" style="mso-element: footnote;">
<p class="MsoFootnoteText"><a href="file:///C:/Users/Maria/Desktop/un%20terzetto%20tutto%20da%20leggere.docx#_ftnref5" name="_ftn5" style="mso-footnote-id: ftn5;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 10pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">[5]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Emanuela
Chichiriccò, “Nel riflesso della pagina. Il Goldoni di Squarzina nella
biblioteca del regista”. Ivi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoFootnoteText"><o:p> </o:p></p>
</div>
</div>monteverdeleggehttp://www.blogger.com/profile/00535027612179899776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-51674786061791869342023-02-26T12:28:00.003+01:002023-02-26T12:28:33.646+01:00Presentazione libro: Stiletto Killer, di Alexis Rhone Fancher alla Casa Internazionale delle donne <p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2NnZmTlZiO1YQTHxmCCEsV5zofyw_ARj7azK5dUxY6jLm_DW-l6K99gql_fCr7w49hKbJxHJWuBeG9rCR2BSa7JE_68ta98EhC4XJbltdOCTGYtJJyzZR9l9PVQaZ0qlIIV3IfAWnsmUL49UZ-HmLjCrVlOy9Pk8g2-V_m_RgZnKGuEBDXXkQmBj6/s569/9788868818739-370x569.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="569" data-original-width="370" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2NnZmTlZiO1YQTHxmCCEsV5zofyw_ARj7azK5dUxY6jLm_DW-l6K99gql_fCr7w49hKbJxHJWuBeG9rCR2BSa7JE_68ta98EhC4XJbltdOCTGYtJJyzZR9l9PVQaZ0qlIIV3IfAWnsmUL49UZ-HmLjCrVlOy9Pk8g2-V_m_RgZnKGuEBDXXkQmBj6/s320/9788868818739-370x569.jpeg" width="208" /></a></div><p></p>Domenica 5 marzo, alle ore 17, nell'ambito del progetto <i><b>Feminism 2023 </b></i>si svolgerà, nella Sala Tosi della Casa internazionale delle donne in via della Lungara 19, Roma.<div><div>la presentazione del libro <a href="https://www.edizioniensemble.it/prodotto/stiletto-killer/" target="_blank"><i><b>Stiletto Killer </b></i><b>di Alexis Rhone Fancher</b></a>, edizioni Her Kind, Ensemble 2022. </div><div>antologia poetica a cura di Maria Adelaide Basile, che parteciperà all'incontro.</div><div>Le poesie contenute nella raccolta sono state tradotte nel <b>Laboratorio di traduzione Monteverdelegge </b>(M.A. Basile, M. Izzi, G. Mantegazza, F. Mormile, P. Maioli, A.M. Rava, A.M. Robustelli, J. Wilkinson).</div><div><br /></div></div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-21568459928460237032022-11-20T09:31:00.003+01:002022-11-20T09:31:36.346+01:00presentazione del libro IL DONO DI CADMO di Alessandro Magrini al IIS Federico Caffè<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;">con piacere diffondiamo l'invito del prof. Massimo Tegolini</div><div><div style="text-align: center;">Responsabile Biblioteca I.I.S.Federico Caffè</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyZPHil3llZg841X8g5w_FXlsMyWQ_HUrKzoLPcR_POYLmXOAiLaIJa74vVaxNQxwfspRfnB40SC9ABpXJdTAjfs764jEK5qhZ9n_32moMWq6k9OLDGHV7jNbgfUUFSDuk_-2fv90n4U-slM3iKO0Rg9isC7m4esmsTpfrj_Xw4NVCiyJ518uZqPVU/s790/9788833317021_0_536_0_75.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="790" data-original-width="536" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyZPHil3llZg841X8g5w_FXlsMyWQ_HUrKzoLPcR_POYLmXOAiLaIJa74vVaxNQxwfspRfnB40SC9ABpXJdTAjfs764jEK5qhZ9n_32moMWq6k9OLDGHV7jNbgfUUFSDuk_-2fv90n4U-slM3iKO0Rg9isC7m4esmsTpfrj_Xw4NVCiyJ518uZqPVU/w271-h400/9788833317021_0_536_0_75.jpeg" width="271" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><b>martedì 29 novembre, alle ore 18</b></div><div style="text-align: center;"><b>Biblioteca IIS Federico Caffè</b></div><div style="text-align: center;">Via Fonteiana 113 (ingresso cancello blu e verde) </div><div><div style="text-align: center;">presentazione del libro</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>IL DONO DI CADMO</b></div><div style="text-align: center;"><b><i>L'incredibile storia delle lettere dell'alfabeto</i></b></div><div style="text-align: center;"><span style="font-weight: bold;">di Alessandro Magrini</span></div><div style="text-align: center;">Ponte alle Grazie, 2022</div><div style="text-align: center;"><span style="font-weight: bold;"><br /></span></div><div style="text-align: center;">Marco Mongelli, Nina Quarenghi e Vincenzo Ostuni ne parleranno con l'autore </div><div style="text-align: center;"><br /></div><i>...Perché la A è la prima lettera dell’alfabeto?...Perché la D, fra i numeri romani, significa 500? Come si può vedere nella M il volto di un uomo? Perché davanti a U usiamo Q? Questo libro è una storia dell’alfabeto. La storia di una delle più straordinarie invenzioni umane, di quei «venti caratteruzzi».</i>(...)Alessandro Magrini ci accompagna in un viaggio affascinante, un capitolo per lettera, dall’antico Egitto alla Fenicia alla Grecia a Roma.<br /><div style="text-align: center;"><strong style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;">Prenotazione obbligatoria: <a href="mailto:bibliofedericocaffe@libero.it" style="color: #1155cc;" target="_blank">bibliofedericocaffe@libero.it</a></strong></div><p></p></div></div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-73825263912976691092022-10-23T22:32:00.002+02:002022-10-23T22:33:16.694+02:00IL DOPO TEATRO. Cassandra risorge con Sonia Bergamasco al Teatro Vascello<p><i>Il DOPO TEATRO è una conversazione che si svolge su WhatsApp dopo ogni spettacolo. Scaturisce da alcune domande che si sono poste le persone del gruppo di teatro dell'associazione Monteverdelegge che hanno visto lo spettacolo, e i dialoghi vengono trasferiti e montati qui nel blog con una breve introduzione.</i> Maria Cristina Reggio</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirbnD3lxu9uYbMYJarkWYE_-omrZZCsAqNFsKHhEhhrND51LdAb8SzJQ1vm06Hq-giNxH66v-OVmGbAINSC24QhAczBpRxEPI450MkBcH5JE-QIuPnGX4ql0LIURcTHgaqWumNhLQYf49JNPA4G8Q_8ANBBdLFwwwNJh_OpZzg45ZOzALmW_rs89In/w400-h266/2021_CASSIT_%C2%A9HannaAuer_SoniaBergamasco_06.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Resurrexit Cassandra</i>, foto di scena di Hanna Hauer</td></tr></tbody></table><br />Il gruppo <i>Monteverdelegge Teatro</i> è andato a vedere al Teatro Vascello<i> Resurrexit Cassandra</i>, con regia, scenografia e video dell’artista belga Jan Fabre, recitata da una bravissima Sonia Bergamasco su testi di Ruggero Cappuccio. In scena, su un pavimento pieno di serpenti di legno, abbiamo visto ergersi una splendida Sonia Bergamasco, immobile e gigante come una statua della sacerdotessa, proferire i suoi vaticini davanti a un video a parete in cui l’attrice stessa si dibatteva imbracciando un’ascia distruttrice. <br /><br />JACOB: “<i>Ho visto al Vascello la Cassandra con Sonia Bergamasco: uno spettacolo ben confezionato, estetico, ma freddo e senza emozione. Lei è brava, precisa e volutamente estraniante. Personalmente non è mi è piaciuto ma il pubblico e la critica ne parlavano entusiasti. <br />Cosa pensate?</i>”<br /><br />MARIA CRISTINA: “<i>A me è piaciuto moltissimo: la voce dell’attrice che all’inizio dello spettacolo parlava con timbro maschile, accentuava la dimensione mitica delle sue parole. Così alta, statuaria, immobile, Cassandra era presente e umana solo nelle sue parole dette e sputate, inascoltate per punizione divina. Secondo il mito, infatti, Apollo aveva punito la sacerdotessa cui aveva donato la facoltà della preveggenza perché lei aveva rifiutato il suo amore, e, sputandole in bocca, la aveva condannata a proferire parole cui nessuno avrebbe prestato fede</i>”.<br /><br />JACOB: “<i>Lei è una brava attrice, penso semplicemente che lei abbia fatto e interpretato ciò che il regista le aveva chiesto e lo abbia fatto in modo pulito e chiaro, impeccabile. Siccome le parole di Cassandra non devono essere prese in considerazione, la recitazione era volutamente estraniata, ma questo a me non è piaciuto perché allontanava lo spettatore dall’attrice e dallo spettacolo. Il risultato era una recitazione forte e chiara, ma anche molto statica, e per me, in definitiva, noiosa. Le parole dell’attrice erano chiare con una perfetta dizione all’inizio, ma poi diventavano liquide come l’acqua che inonda una città.</i>”<br /><br />CLAUDIA: “<i>La protagonista sulla scena dava una voce diversa ad ognuna delle accuse che rivolgeva: una volta severa, una volta suadente, una volta sarcastica e volgare, ma dietro di lei scorreva un filmato in cui l'azione aveva un risultato sempre uguale: restava solo l'autodistruzione e nessuna voce poteva essere ascoltata.</i>” <br /><br />MARIA CRISTINA: “<i>Il video bianco e nero di Jan Fabre con Cassandra in azione, rabbiosa e con una ascia in mano, era in perfetto contrasto con lei che in scena cambiava i colori e gli stili degli abiti, ma era immobile, statuaria. Secondo voi perché?</i>”<br /><br />CLAUDIA: “<i>Il video proiettato dietro a Cassandra non era in bianco e nero, anche se avvolto in una nebbia che ingrigiva tutto e lei indossava una camicina di colore sempre diverso, intonato con quello del vestito che portava in scena: nero, rosso, verde, blu, bianco. <br />Il video secondo me voleva esibire lo sdoppiamento forse incomprensibile di un’umanità che inganna sé stessa: da una parte si agita e autodistrugge, così come faceva l’attrice nella grande proiezione, e dall'altra, con le parole di Cassandra in scena, dichiara la propria colpevolezza.</i>”<br /><br />JACOB: “<i>Ma perché uno spettacolo deve essere così concettuale? Se lei sulla scena è statica, ma in carne e ossa, perché il regista ha voluto dare un po’ di movimento solo nel video proiettato dietro di lei? Secondo me è teatro nel teatro, una matrioska in cui il reale si confonde con la finzione, ma così il teatro diventa elitario e perde il suo senso.</i>”<br /><br />MARIA CRISTINA: “<i>Non credo che ci sia uno sguardo elitario nella regia, se ci mostra rabbiosa una Cassandra che il mito ha tramandato come vittima. Per me assistere al conflitto tra la donna statuaria e prigioniera dei propri abiti sul palco e quella che si dibatte nell’azione del video è uno stimolo a riflettere sulla figura tragica della sacerdotessa, e su ciò che essa rappresenta: in fondo, la sua preveggenza è sempre muta, nessuno dà ascolto alle sue parole e alla sua disperazione. E ancora oggi non la ascoltiamo.</i>” <br /><br />Hanno partecipato alla conversazione Claudia Corpetti, Maria Cristina Reggio e Jacob Olesen. <br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-68154935940717880522022-09-01T00:14:00.002+02:002022-09-01T00:21:46.641+02:00Addio ad una cara amica, Anna Rava<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE4Il84M4IVRmwttDrwssUX1xxYS1LRx2ES5ZRCdTdf_bhmb77f_i7nnoS6egf9GLXDVEl2FtC1zGNko5VcUTgtb39VlALkIMbW-0JuIITL_uLklR1D1RY0HXbdxI5dlYCvj0i8kV3ZNy9RAJkPrdhzOak8n2_zVrclVAZzO-urOci3-cw4sIVwex9/s300/Anna-MAria-Rava-300.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="300" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE4Il84M4IVRmwttDrwssUX1xxYS1LRx2ES5ZRCdTdf_bhmb77f_i7nnoS6egf9GLXDVEl2FtC1zGNko5VcUTgtb39VlALkIMbW-0JuIITL_uLklR1D1RY0HXbdxI5dlYCvj0i8kV3ZNy9RAJkPrdhzOak8n2_zVrclVAZzO-urOci3-cw4sIVwex9/s1600/Anna-MAria-Rava-300.jpeg" width="300" /></a></div><br />Una notizia tristissima: se n'è andata la nostra cara amica Anna Rava. <br />I funerali si svolgeranno nella Basilica di S. Maria in Trastevere (P.zza S. Maria in Trastevere - Roma) Venerdì 2 settembre, ore 15.00.<br />La famiglia invita a non portare fiori bensì, volendolo, a inviare una donazione all'Associazione Alzheimer Uniti, alla quale Anna ha dato per molto tempo il suo appassionato contributo: <div>Alzheimer Uniti Roma APS<br />IBAN IT49R0306234210000001959532</div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-36707801099653955142022-07-20T13:32:00.002+02:002022-07-21T15:21:11.479+02:00 Libri e Spritz a Monteverde: Conversazione sul libro Che ci faccio qui, a cura di Maria Teresa Carbo<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4yi2VEC1LhOAQvSCoeCd4p_BwWC1pH-AH9NB3GUOo0jEt5iIpi_zjHlI14QTrhpdByoc8MDo5VNQjqLHiRMKIliwfgLz4r9fViIWdqhmx-B8dZSNSjNmIXtnZnom9L_15nxk6gtOMOGTel-1lexlfriiv5I1pslrtqtWhWidMxjAqI0tkc7yDDtVX/s842/che_ci_faccio_qui_22_07_22_locandina_CR_MT%20copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="842" data-original-width="595" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4yi2VEC1LhOAQvSCoeCd4p_BwWC1pH-AH9NB3GUOo0jEt5iIpi_zjHlI14QTrhpdByoc8MDo5VNQjqLHiRMKIliwfgLz4r9fViIWdqhmx-B8dZSNSjNmIXtnZnom9L_15nxk6gtOMOGTel-1lexlfriiv5I1pslrtqtWhWidMxjAqI0tkc7yDDtVX/w452-h640/che_ci_faccio_qui_22_07_22_locandina_CR_MT%20copia.jpg" width="452" /></a></div> <p></p><p><b>Venerdì 22 Luglio alle ore 18:30 </b></p><div><b>presso il CineVillage Monteverde (Largo A. Ravizza 1)</b></div><div><br /><div>Da qualche anno tutti abbiamo in tasca un dispositivo che ci permette di riprodurre il nostro sguardo e di rilanciarlo nel mondo. Cosa succede, però, quando a fotografare, sono gli scrittori? Perché poeti e narratori decidono di aderire a un social come Instagram, dove dominano le immagini? E quale rapporto si instaura fra scrittura e fotografia? <br /><br />Maria Teresa Carbone, autrice, giornalista e traduttrice, scrive su diverse testate, insegna giornalismo all’ateneo di Roma Tre e si occupa di educazione alla lettura<br />Maria Cristina Reggio, studiosa di arti visive e performative, è docente ordinaria all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove insegna Comunicazione Multimediale<br /><p><br /></p></div></div><br />cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-40132391061395712292022-07-18T08:35:00.003+02:002022-07-18T08:35:32.309+02:00Libri & Spritz a Monteverde, a partire dal 19 luglio<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEisni_XPcfBqxUTB_1CXWKELXec5oBMCigMHQVK_9eO9J_qzJBfUmzVpWeY-GQjeTuZzjpMKAWMHvE4asaoGvjbmzhxW_FAWl6W3hlDrzX8hUCSi73Ai8l-9CHTY0NVlO8sCB2AdANTYqWIYYcvBjKxcHxuHAVRoGfMl8V6N8GBuuPFTu45WORoPxF2" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="823" data-original-width="1228" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEisni_XPcfBqxUTB_1CXWKELXec5oBMCigMHQVK_9eO9J_qzJBfUmzVpWeY-GQjeTuZzjpMKAWMHvE4asaoGvjbmzhxW_FAWl6W3hlDrzX8hUCSi73Ai8l-9CHTY0NVlO8sCB2AdANTYqWIYYcvBjKxcHxuHAVRoGfMl8V6N8GBuuPFTu45WORoPxF2=w400-h268" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p></p><br /><div><b>Martedì 19 Luglio 2022</b></div><b>dalle ore 19.00 presso il CineVillage Monteverde (Largo A. Ravizza 1)</b><div>Martedì prossimo inaugura una iniziativa interessante per i monteverdini (e non solo) appassionati di libri e letture. Si tratta della rassegna letteraria `Libri & Spritz a Monteverde” che si terrà dal 19 luglio al 6 settembre 2022. </div><div><div><div>Con l'occasione, si presenta il libro <i>Affreschi di Quartiere</i> di Daniele Pozzi, "<i>uno spaccato, suddiviso in brevi racconti di vita trascorsa, di una Roma di borgata a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta.</i>"<div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: 16px; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><div><br /></div></div></div></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiPDbPukovIUNpo0lU1b0U2SC1LQBMDoc-oM_KM5ODU4e484E4KkUwB5UKsnYdXaaJ4WCSUOCmiC3FT8k_U3wQn-OnYzD7gyhC2TZTIB6WKxrzORu475843ENZ9kIJvrTZzCgQ0K3v3WRdDtk9U3H_36j3AdQmm5SegiFr-PbwvHRhuyIpARiQxlDH6" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="750" data-original-width="536" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiPDbPukovIUNpo0lU1b0U2SC1LQBMDoc-oM_KM5ODU4e484E4KkUwB5UKsnYdXaaJ4WCSUOCmiC3FT8k_U3wQn-OnYzD7gyhC2TZTIB6WKxrzORu475843ENZ9kIJvrTZzCgQ0K3v3WRdDtk9U3H_36j3AdQmm5SegiFr-PbwvHRhuyIpARiQxlDH6" width="172" /></a></div></div></div></div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-91174121883485408132022-06-13T17:15:00.003+02:002022-06-16T13:25:17.649+02:00COSMOGONIA, Sonia Gentili e Daniela Monaci al Museo Carlo Bilotti<p style="text-align: center;"> Con piacere diffondiamo </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVtjgz-4oBh8bknygitHhD_-ZMlT6yNMKwoteJzujx81T-_grp2CImKJTeljPGuQkFdgq_5_PGstpon_Kujxmfjogl02Vsf7Sz6ZwLhR5YXdh92PmNYFseejkFhTkr8NOSfpEgEsy2t3udfbtKh4aupxaMV3lq1WIrNKCfKztKRMwSpUx7FGCBbU2R/s561/unnamed.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="481" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVtjgz-4oBh8bknygitHhD_-ZMlT6yNMKwoteJzujx81T-_grp2CImKJTeljPGuQkFdgq_5_PGstpon_Kujxmfjogl02Vsf7Sz6ZwLhR5YXdh92PmNYFseejkFhTkr8NOSfpEgEsy2t3udfbtKh4aupxaMV3lq1WIrNKCfKztKRMwSpUx7FGCBbU2R/w343-h400/unnamed.jpeg" width="343" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /><div dir="auto" style="text-align: justify;">L’uomo che non guarda è un collettivo artistico che esplora l’accadere dello sguardo umano.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Tale sguardo attraversa la realtà senza poterla dominare: esiste nel divenire della messa a fuoco, della dissolvenza, della ricerca e della perdita continua del proprio oggetto. </div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Questa visione intenta a trovare le proprie strade, a percorrerle, ad abbandonarle per scegliere il buio è anche l’esperienza della poesia: un movimento verso la forma per chi la crea come per chi, leggendola, richiama immagini e parole al loro accadere. </div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Tanto nel processo creativo quanto durante la lettura il testo accade con una processualità non lineare. </div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Del testo poetico l’occhio cattura subito l’immagine complessiva cogliendone le parti interrelate (ripetizioni, opposizioni, isomorfismi). </div><div dir="auto" style="text-align: justify;">La lettura non è altro che la dinamizzazione di questa intuizione d’insieme.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Attraverso sette installazioni con schermo - un Libro e sei Fogli - L’uomo che non guarda propone l’esperienza della poesia che unisce poeta e lettore: il movimento verso la forma.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Lo schermo dell’Uomo che non guarda è un foglio bianco dal quale emergono parole o insiemi di parole attraverso un processo di assolvenza: “colorandosi” di inchiostro progressivamente e con varia intensità.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Il testo poetico emerge come quando è percepito sulla pagina: còlto nella sua immagine totale, di cui sono messi subito, simultaneamente a fuoco gli elementi strutturali e poi si disegnano le articolazioni meno evidenti. Il testo in movimento è così una scatola nera non solo della lettura, ma anche del ritmo, del respiro, dell’attraversamento di uno spazio che la pagina poetica ha congelato in sé e che l’atto di leggere libera ogni volta.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Sul piano tecnico si è svolto un lavoro di fine artigianato dell’immagine affidato a calcoli rigorosi: la ricerca della consistenza e della grana della carta (immagine realizzata con macchina fotografica professionale, in alta qualità non compressa), di un carattere il più possibile vicino a quello del libro stampato, il mantenimento dell’architettura del testo (che ha comportato un adattamento dell’immagine per la mise en page), la produzione delle clip relative alla singola unità di testo che emerge dal foglio. </div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Ogni parola o gruppo di parole – in sostanza, le unità minime che si vedono emergere dal foglio - è stato trattato come singola immagine fotografica in formato png.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Mentre i sei Fogli sono costituiti da un semplice schermo su cui affiora il testo, il Libro è composto da uno specchio e uno schermo (50 x 80) “rilegati” tra loro, in modo che il testo è un riflesso progressivo dell’indecifrabile. </div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Il lettore / visitatore si trova di fronte al libro aperto. Il testo emerge sulla pagina 1 (lo schermo) al contrario ed è riflesso dalla pagina 2 (lo specchio) in forma leggibile. </div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Tra la pagina 1 - testo al contrario - e la pagina 2 - testo leggibile – c’è il lettore, che vede “accadere” il testo, partecipa alla sua genesi e alla sua decifrazione, fa esperienza visiva del dinamismo delle parole che vive interiormente quando legge. Vede la sua mente leggere.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">L’uso di oggetti (schermi di tv e computer, specchi) presentati in una veste “realistica”, non astratta dall’imperfezione quotidiana, è un riferimento alle umili circostanze materiali in cui ogni esperienza – anche la più misteriosamente interiore – ha luogo.</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">Queste opere sviluppano la ricerca intrapresa da Antonio Maria Polito (1969-2015) con l’opera One and Three 4’33” – Prolegòmeni (primo premio sezione video, fiera internazionale di arte contemporanea “Paratissima” 2014 – Torino).</div><div dir="auto" style="text-align: justify;">I testi impiegati - terreno di incontro tra la poesia di Sonia Gentili e l’opera di Daniela Monaci - sono tratti dal libro di Sonia Gentili <i>I quattro gesti della creazione</i> (Aragno 2020), ad eccezione di <i>Cosmogonia</i>, <i>Frammento</i> ed <i>Eravamo alberi</i>, inediti e nati per questa mostra.</div><div dir="auto"></div></td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-23851508055955179242022-05-27T12:41:00.000+02:002022-05-27T12:41:56.175+02:00<div class="page" title="Page 1"> UN RINNOVATO INVITO DAL LABORATORIO DI TRADUZIONE DI MONTEVERDELEGGE<div class="layoutArea"><div class="column"><p><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;"><br /></span></p><p><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">OGGI, 27 MAGGIO 2022, ORE 18, Presso la BIBLIOTECA IIS FEDERICO CAFFÈ (Via Fonteiana 113) nell’ambito della rassegna </span><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">#VociAlFemminile</span></p><p><span style="color: #4472c4; font-family: TimesNewRomanPSMT; font-size: 11pt;">i</span><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; font-size: 11pt;">l </span><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">Laboratorio di traduzione Monteverdelegge </span><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; font-size: 11pt;">(Maria Adelaide Basile, Marta Izzi, Giselda Mantegazza, Fiorenza Mormile, Paola Maioli, Anna Maria Rava, Anna Maria Robustelli, Jane Wilkinson) presenta il suo ultimo lavoro collettivo: </span><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-style: italic; font-weight: 700;">Stiletto Killer</span><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">, </span><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; font-size: 11pt;">antologia della poetessa e fotografa californiana Alexis Rhone Fancher, a cura di Maria Adelaide Basile, pubblicata da Ensemble, collana </span><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-style: italic;">HerKind</span><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; font-size: 11pt;">, 2022.</span></p><p><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">Introduce Maria Teresa Carbone</span></p><p><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">Con la partecipazione di Elio Tomassetti, Presidente del XII Municipio.</span></p><p><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">Info: </span><span style="color: #0563c1; font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">bibliofedericocaffe@libero.it </span><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-weight: 700;">cui si prega prenotarsi</span></p><p><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; font-size: 11pt;">Poetessa e fotografa americana, Alexis Rhone Fancher è un’autrice piena di sfaccettature. Nelle sue raccolte troviamo sia tempestose storie d’amore tra sesso e droghe che la riparazione del lutto attraverso la scrittura. L’antologia è una scelta di testi tratti da cinque dei suoi sei libri.<br />Sono racconti in versi — ballate — in cui riconosciamo i noir americani anni ’50, i musical anni’60, le istanze e le rivendicazioni sociali degli anni a seguire. Le narrazioni si svolgono a Los Angeles e dintorni tra le strade, i bar, i ristoranti, le abitazioni di famiglia o di gente comune di una città che è essa stessa protagonista. La poetessa parla della città in cui è nata e dove vive da sempre come di una persona da cui ha ricevuto ‹‹sostegno, identità e infinito materiale›› e a cui spera di avere risposto con ‹‹una continua dichiarazione d’amore, un omaggio affettuoso sia nelle foto che nelle poesie››. Per Fancher scrivere poesia erotica è una sorta di vocazione naturale: ‹‹Scrivo di donne come me, donne padrone della propria sessualità e che si prendono la responsabilità delle proprie scelte. Potrebbe sembrare che io scriva di sesso ma, in realtà, io parlo del potere. Chi ce l’ha, come ottenerlo, come esercitarlo, come mantenerlo››</span></p><p><span style="font-family: TimesNewRomanPS; font-size: 11pt; font-style: italic;">Il Laboratorio di traduzione di poesia Monteverdelegge opera da oltre un decennio nella bibliolibreria Plautilla, ospite del CSM Cantiere 24, ASL Roma D (ma per la pandemia ultimamente da remoto). Suoi valori fondanti sono la condivisione dell’esperienza traduttiva, il confronto come fonte di arricchimento e superamento dei limiti personali e l’esercizio continuo della mediazione.</span></p><p><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; font-size: 11pt;">Si ricorda che è obbligatorio l’uso della mascherina. </span></p><br /></div></div><img alt="page1image35091584" height="0.960000" src="blob:https://www.blogger.com/878134df-cfbf-458f-b208-3cab3c2d2de3" width="134.640000" /></div>fiorenzahttp://www.blogger.com/profile/06855625136351892155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-86286529627234912962022-05-15T22:54:00.005+02:002022-05-15T22:57:24.854+02:00Presentazione del libro "Stiletto Killer" alla Biblioteca IIS Federico Caffè <div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjFkcS-IPGsQk8-Q5MZNN-681Owzc9yORQwRplCBDPp0x_wQzeU_swltL_seY9Z4swhxPtW4ZnleKQvxLwWW0xXuysB73Ipy0mONHhdi51fPcmQEH2mn2piCS4Y-OJSZyNJtj2qpwqAu-7Nwqe9DBiXNQwFRQ6kMKSf3JYqPvU_H0wOwrG6d_H8cXQ/s412/Senza%20titolo.png"><img border="0" data-original-height="412" data-original-width="268" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjFkcS-IPGsQk8-Q5MZNN-681Owzc9yORQwRplCBDPp0x_wQzeU_swltL_seY9Z4swhxPtW4ZnleKQvxLwWW0xXuysB73Ipy0mONHhdi51fPcmQEH2mn2piCS4Y-OJSZyNJtj2qpwqAu-7Nwqe9DBiXNQwFRQ6kMKSf3JYqPvU_H0wOwrG6d_H8cXQ/w208-h320/Senza%20titolo.png" width="208" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>Il 27 MAGGIO 2022, alle ore 18</b></div><div style="text-align: center;">presso la BIBLIOTECA IIS FEDERICO CAFFÈ</div><div><div style="text-align: center;">nell’ambito della rassegna <i>#VociAlFemminile</i> </div><div><div style="text-align: center;">il Laboratorio di traduzione Monteverdelegge presenta</div><div> <br /><div style="text-align: center;"><i style="font-size: x-large;">Stiletto Killer</i><span style="font-size: x-large;"> </span></div><div>antologia della poetessa e fotografa californiana Alexis Rhone Fancher (Edizioni Ensemble - HerKind, 2022) <br /><div> Introduzione di Maria Teresa Carbone</div><br />Poetessa e fotografa americana, Alexis Rhone Fancher è un’autrice piena di sfaccettature. L’antologia è una scelta di testi tratti da cinque dei suoi sei libri che narrano tempestose storie d’amore tra sesso e droghe, il lutto e la sua riparazione attraverso la scrittura.<br />Sono racconti in versi — ballate — in cui si riconoscono i noir americani anni ’50 e i musical anni’60, con le istanze e le rivendicazioni sociali degli anni a seguire. Le narrazioni si svolgono a Los Angeles e dintorni tra le strade, i bar, i ristoranti, le abitazioni di famiglia o di gente comune di una città che diventa essa stessa protagonista. La poetessa parla di questa città in cui è nata e dove vive da sempre come se essa fosse una persona da cui ha ricevuto ‹‹<i>sostegno, identità e infinito materiale</i>›› e a cui spera di avere risposto con ‹‹<i>una continua dichiarazione d’amore, un omaggio affettuoso sia nelle foto che nelle poesie</i>››. Per Fancher scrivere poesia erotica è una sorta di vocazione naturale: ‹‹<i>Scrivo di donne come me, donne padrone della propria sessualità e che si prendono la responsabilità delle proprie scelte. Potrebbe sembrare che io scriva di sesso ma, in realtà, io parlo del potere. Chi ce l’ha, come ottenerlo, come esercitarlo, come mantenerlo›</i>›. </div><div><br /></div><div><b>Il Laboratorio di traduzione di poesia Monteverdelegge, che si riunisce da oltre un decennio nella bibliolibreria Plautilla presso il CSM Cantiere 24, ASL Roma D, si fonda sulla condivisione dell’esperienza della traduzione, valorizzando il confronto tra le persone e il superamento dei limiti personali nell’esercizio continuo della mediazione. </b></div><div>Partecipano al laboratorio Maria Adelaide Basile, Marta Izzi, Giselda Mantegazza, Fiorenza Mormile, Paola Maioli, Anna Maria Rava, Anna Maria Robustelli, Jane Wilkinson. <br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div><br /></div></div><p></p></div></div></div></div>cristinareggiohttp://www.blogger.com/profile/11973452731546485705noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-36390942985794721002022-05-05T22:01:00.000+02:002022-05-05T22:01:19.813+02:00Un ricordo di Biancamaria Frabotta<p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDQHA8hPYq2EzE4EVrscNAKLpVrmFZW_2BINLyHaScT6pp7UQgbOhoBAUqZzmZSqPWBxpRZb9Q1SJgJ9NWAnJwaYnIvUq-nd7gIUNFxYO0fTkuqQETxYD0-ds7nIaO9oHfgyQFMudH2MOod7wgx6h1hundbLbENDs9LDMYzbVoDR39nmbvywsygyId/s700/Biancamaria_Frabotta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="453" data-original-width="700" height="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDQHA8hPYq2EzE4EVrscNAKLpVrmFZW_2BINLyHaScT6pp7UQgbOhoBAUqZzmZSqPWBxpRZb9Q1SJgJ9NWAnJwaYnIvUq-nd7gIUNFxYO0fTkuqQETxYD0-ds7nIaO9oHfgyQFMudH2MOod7wgx6h1hundbLbENDs9LDMYzbVoDR39nmbvywsygyId/s320/Biancamaria_Frabotta.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;"><span style="font-size: 11pt;"> </span><i style="font-size: 11pt;">Anna Maria Robustelli </i></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">Il Laboratorio di Traduzione Monteverdelegge ricorda Bianca Maria Frabotta improvvisamente mancata il 2 maggio con una sua poesia pubblicata su <i>Matrilineare,</i> antologia presentata a Plautilla il 6 maggio 2019, cui lei presenziò caratterizzando un pomeriggio insieme con la consueta grinta e ironica disinvoltura.<span style="font-size: 11pt;">La sua scrittura originale e sensibile coglie qui un lampo di inopinata vitalità nel declino terminale della madre, che pur chiusa ormai in un</span><span style="font-size: 11pt;"> </span><span style="font-size: 11pt;"> </span><span style="font-size: 11pt;">mondo separato, sembra riscattarsi “nelle</span><span style="font-size: 11pt;"> </span><span style="font-size: 11pt;"> </span><span style="font-size: 11pt;">note dementi/di un canto senza denti” riuscendo così </span><span style="font-size: 11pt;"></span><span style="font-size: 11pt;">“a cambiare la morte in vita”. Un’ultima utile lezione.</span></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;"><i style="font-size: 11pt;"> a mia madre</i></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">Scambiando il giorno<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">con la notte, secondo<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">dopo secondo, impari<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">nelle note dementi<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">di un canto senza denti<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">a cambiare la morte <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">in vita, lo so<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">mia reclusa, hai buttato via la chiave.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">Anche a questo addestrandomi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;"><o:p> </o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.693333625793457px; margin: 0cm 0cm 8pt;">da <i>Da mani mortali</i> (2012) in <i>Tutte le Poesie 1971-2017</i>, Mondadori, Milano 2018.<i><o:p></o:p></i></p>fiorenzahttp://www.blogger.com/profile/06855625136351892155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-66097823499446892592022-02-07T11:01:00.005+01:002022-02-08T08:41:32.198+01:00IL DOPO TEATRO. Miracoli Metropolitani al Teatro Vascello<i>Il<b> DOPO TEATRO</b> è una conversazione che si svolge su whatsapp dopo ogni spettacolo. Scaturisce da una domanda specifica che viene rivolta a quanti nel gruppo di teatro dell'associazione Monteverdelegge hanno visto lo spettacolo, e le risposte vengono trasferite e montate qui nel blog come un dialogo preceduto da una breve introduzione. </i><div><i><br /></i></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgSoSwB-dCDb_JzKUavZsaVqYHoRBE4qAmijHPxEm_VQOeIuEl8S5vvOinlqadnInRSQfD3Ms2j_1onZq9cTy82eTJ71bwK_ilPYtvz5_m4f0JlpoOwsQqAKY-5olpNv0nICITDVPm-Wpp7jES_X1DbaUmZae4PGmSJgy_Ay34CQ0Ybr6O4ptDmp1qNrA=s1077" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="729" data-original-width="1077" height="217" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgSoSwB-dCDb_JzKUavZsaVqYHoRBE4qAmijHPxEm_VQOeIuEl8S5vvOinlqadnInRSQfD3Ms2j_1onZq9cTy82eTJ71bwK_ilPYtvz5_m4f0JlpoOwsQqAKY-5olpNv0nICITDVPm-Wpp7jES_X1DbaUmZae4PGmSJgy_Ay34CQ0Ybr6O4ptDmp1qNrA=s320" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Miracoli Metropolitani</td></tr></tbody></table><div>
Qualche giorno fa, al teatro Vascello abbiamo assistito allo spettacolo <i>Miracoli Metropolitani</i> messo in scena dalla compagnia Carrozzeria Orfeo, con la drammaturgia di Gabriele Di Luca che ne ha firmato anche la regia insieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi. Premettiamo che, con questo testo, Di Luca è stato selezionato come autore italiano nel progetto Americano ITALIAN PLAYWRIGHTS PROJECT 3a EDIZIONE. Il testo scenico narrava le disgraziate vicende di sette personaggi che si incontrano in una improbabile quanto fetida cucina, allestita in una ex carrozzeria sotterranea: in un mondo futuro divenuto una gigantesca cloaca per via di un progressivo allagamento di materiali tossici, un cuoco fallito e sua moglie, contornati da figure tanto grottesche quanto disperate, preparano cibi a domicilio per la popolazione costretta a stare rinchiusa dentro casa. La finzione paradossale narrata sul palcoscenico rispecchia in modo sconcertante la realtà vissuta da tante persone durante la pandemia, coinvolgendo la platea in una partecipazione calorosa alle situazioni tragicomiche narrate e alle battute che – per lo più intrise di una giovanile grevità - incalzavano i dialoghi a ritmo serrato. Pareri contrastanti hanno diviso gli spettatori di Monteverdelegge teatro che hanno assistito a questo spettacolo, ed io stessa, di fronte all’entusiasmo degli spettatori che mi stavano intorno, mi sono fatta tante domande, così ho chiesto </div><div><br /></div><div>MARIA CRISTINA: Un gran successo ha accolto questo spettacolo, eppure il linguaggio mi ha lasciata perplessa, tra lo show televisivo e la commedia satirica. E noi, abbiamo applaudito ammirati oppure ci siamo sentiti estranei a tanto divertimento? C'era un cambiamento, un’evoluzione una trasformazione nei personaggi e nel modo di raccontarne la storia? A me sembra evidente la volontà di farli "redimere" rispetto all'exploit trash iniziale. Mano a mano diventano più interessanti, meno tagliati con l'accetta. </div><div><br /></div><div> ANNAMARIA: Mi è piaciuto molto! Secondo me c’erano molti spettatori perché lo spettacolo era coinvolgente, cinematografico, ricco di un'alternanza tra momenti corali e intensi primi piani. Ho apprezzato la recitazione degli attori e l’ottima regia, in cui le sequenze si alternavano come quelle di un film, senza mai avere tempi morti. La drammaturgia e la scrittura erano molto efficaci e in grado di portare lo spettatore a connettersi con i temi della nostra attualità e a sentirsi partecipi dei drammi individuali di ciascuno. Per me la drammaturgia non ha raccontato la trasformazione dei personaggi, quanto piuttosto le sfaccettature delle loro personalità e attraverso questo processo ha messo in scena la loro storia personale e relazionale. </div><div><br /></div><div>ALESSANDRO: Lo spettacolo è durato due ore e quindici minuti senza intervallo e se
partiamo da questa considerazione, ci rendiamo conto che dopo Giorgio Strehler e Luca Ronconi ci saremmo potuti trovare di fronte a uno spettacolo di alto, altissimo livello.
Che dire...il pubblico, in una sala completamente esaurita, si è a più riprese sganasciato dalle risate ed ha applaudito entusiasta alla fine dello spettacolo. Quindi a molti è sembrato ottimo. Personalmente ho seguito il lavoro abbastanza sconcertato dalla risposta degli spettatori. Mi sono trovato di fronte ad un umorismo assurdo, ma, purtroppo per me, non nel senso di Beckett o Ionesco. L'autore scrive così: "<i>Una commedia dove si ride tanto, ma dove non si sta ridendo affatto. L’alimentazione, il rapporto con il cibo come forma di compensazione al dolore, come alienazione di un Occidente decadente e sovralimentato, sempre più distratto e imprigionato dai suoi passatempi superflui, la questione ambientale, la solitudine e la responsabilità: sono questi i temi attorno ai quali di sviluppa il mondo di Miracoli metropolitani. È il racconto di una solitudine sociale e personale dove ogni uomo, ma in fondo un’intera umanità, affronta quotidianamente quell’incolmabile vuoto che sta per travolgere la sua esistenza.</i>"
Si - sono questi i temi dello spettacolo, ma a mio avviso sono temi drammatici, su cui c'è da piangere, non certo da ridere. Cambierei il termine commedia in quello più consono di tragedia, avvertirei gli spettatori di portarsi dietro dei fazzoletti per tamponare le lacrime dovute sia alla storia (che parla di rifiuti venduti come alimenti, di un suicidio che segue una terribile vicenda personale, di un personaggio paralizzato dall'ictus) che agli spettatori che se la sono spassata così tanto su argomenti del genere. Certamente gli attori assolvono con convinzione alle parti a loro assegnate, la realizzazione è stata adeguata al canovaccio, io comunque sono uscito estenuato e senza applaudire (ero in terza fila centrale e mi imbarazzava uscire a metà spettacolo).
Anche se attorno a noi la società è sempre più penosa e sconcertante, non mi sembra il caso di ridere sugli aspetti più deprimenti che ci offre. Comunque gli spettatori hanno riso e questo secondo me era spiegabile solo in due modi: o per effetto gregge (ricordiamoci di <i>Tre uomini in barca</i> di J.K.Jerome nel pezzo sulla canzone in tedesco) oppure perché si vedevano riflessi in uno specchio grottesco del mondo in cui viviamo. Ma se il mondo è questo che c’è da ridere? Aggiungo una considerazione sulla drammaturgia: nel corso della storia i personaggi subiscono leggere, minime trasformazioni, ma appunto le subiscono perché il tempo passa e i figli nascono, i prigionieri finiscono di scontare la pena, etc. Forse solo il ragazzo prende coscienza e sembra diventare l’unica evoluzione quasi positiva. Per me è stato un supplizio. </div><div><br /></div><div>FEDERICA: Mi associo a quanto detto da Alessandro, perché anche io non ho compreso le battute tutte prevedibili e tutto l’entusiasmo visto in sala e nei social.
Non ho mai applaudito nemmeno io e la motivazione delle ovazioni credo fosse nella geniale operazione di marketing fatta dalla compagnia, che prevedeva persino un cartoncino con un QR - appoggiato ciascuna poltrona – che portava ai video dell’esilarante lavoro di backstage.
Il cambiamento dei personaggi non mi è pervenuto, ma ho ammirato l’interpretazione del personaggio di Hope realizzata da Ambra Chiarello, l’unica che mi abbia davvero convinta con il suo humour intelligente, soprattutto quando tratta il tema dei rapporti degli italiani con gli immigrati. </div><br />GLORIA: A mio modo di vedere, l'utilizzo di una chiave comica nel disagio intendeva ricreare un’altalena di stati d'animo divergenti. Su molte cose non ci sarebbe da ridere, eppure esiste il black humor che, nella risata, solleva una consapevolezza amara e angosciante. Inoltre l’umor nero, che necessita d'esser sottile, era affiancato da caratteristiche affini alla blue comedy, che tende a lanciar battute più esplicite, grezze e volgari. Del resto, però, lo sprezzo tipico di quest’ultima ben rappresenta la realtà contemporanea, con i suoi stereotipi, le sua banalità e la sua sgarbatezza minacciosamente presenti. In questo contesto non giudicherei la bassa comicità come fine a sé stessa, ma piuttosto come profondamente educativa.<br />Credo che nessuno potrebbe considerarlo uno spettacolo divertente, così pervaso come è dall’angoscia della solitudine familiare, in cui l’inconsistente materialismo e la viltà portano al fallimento educativo, come ad esempio la retorica di un idealismo estremo che si perde nel comportamento concreto e quotidiano della figura della nonna, madre che, lottando per i suoi ideali socio-politici aveva reso il figlio un orfano d'amore. Di fronte a tutto questo, la figura del professore è il simbolo di una sorta di redenzione, con la sua disponibilità affettiva e gratuità di intenti. E tutto questo ci fa riflettere, meditare<br /><br /><br />Hanno partecipato alla conversazione Alessandro D., Annamaria C., Federica B., Gloria e la sottoscritta. <div><br /></div><div style="text-align: left;"> Maria Cristina Reggio
</div></div>monteverdeleggehttp://www.blogger.com/profile/00535027612179899776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-49988874186116903202021-12-06T08:08:00.021+01:002022-02-07T14:54:46.651+01:00IL DOPO TEATRO. Tavola tavola, chiodo chiodo al teatro Vascello<div><i>Il <b>DOPO TEATRO</b> è una conversazione che si svolge su whatsapp dopo ogni spettacolo. Scaturisce da una domanda specifica che viene rivolta a quanti nel gruppo di teatro dell'associazione Monteverdelegge hanno visto lo spettacolo, e le risposte vengono trasferite e montate qui nel blog come un dialogo preceduto da una breve introduzione</i>. </div><div><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgC0h2moAiD4qehHVQXdKCbunCEi6D3QbolAIXexHYnQPqoDPWFzs320_5NlgmDnXxtgQX3W1XJkQ0Dyu0UpV3PJ5HA6NDz397sHNL0pFD7EUOdyrvAnsaAh6YBqhXsIqhg96I0PIMvoBLBdcKUsOx8tQ5daTtDJEaR4H-buoh1YJmc7YnTrS-YTLfEkw=s320" /></div><div><div>“<i>Te piace ‘o teatro?</i>” “<i>Si, tanto</i>”, sembrano dirsi Lino Musella e gli spettatori del teatro Vascello. Premio UBU per il migliore attore nel 2019, durante il lockdown ha preparato con Tommaso De Filippo lo spettacolo <i>Tavola tavola, chiodo chiodo</i>. Sul palcoscenico, questo straordinario attore ha portato la lotta per difendere il teatro compiuta per tutta una vita da Eduardo de Filippo, grande attore, autore e regista italiano. In scena Musella lo impersona mentre scrive e pensa ad alta voce, lavorando incessantemente, accompagnato dal suono vivo della chitarra vibrante di Marco Vidino. Fin dalla prima scena, infatti, armeggia intorno a un insieme di piccoli pezzi di legno che compone per farli diventare il modellino del “suo” Teatro San Ferdinando, e vi si dedica con la stessa devozione amorosa che aveva Luca, il personaggio più famoso di Eduardo, il protagonista di Natale in casa Cupiello. <br /><br />MARIA CRISTINA «<i>Il suo lavoro è una “costruzione” del teatro, sia come luogo che come istituzione culturale, ma la sua è una battaglia persa: alla fine dello spettacolo il suo modellino crolla come un castello di carte. Tutto questo lavoro, per costruire»</i></div><div><br /></div><div>CARLA «<i>Costruisce materialmente il teatro come fosse la sua casa, perché in fondo la sua vita è coincisa con il teatro»</i></div><div><br /></div><div>MARIA CRISTINA «<i>Traffica sempre, lavora, inchioda, dipinge, monta un riflettore che va in soffitta, accende candele su una ribalta di ferro, ogni tanto risponde al telefono a un’Eccellenza che gli propone di diventare direttore del Teatro Stabile di Napoli, scrive e legge lettere indirizzate agli amici, ai colleghi, ai politici</i>» <br /><br />ALESSANDRA «<i>Nel grido di dolore che traspare dalle lettere che scrive alle istituzioni, c’è amarezza, ma anche rabbia e sgomento verso coloro che non riescono a riconoscere l’immenso valore del teatro, del suo teatro, nella costruzione di un mondo nel quale si identificava pienamente</i>»<br /><br /><div><div>ORNELLA «<i>Monta e smonta le assi del modellino del "suo" teatro, il San Ferdinando, allestisce le luci di scena, accende e spegne candele, ma attraverso tali gesti mette in scena la costruzione stessa della macchina teatrale mostrandone gli ingranaggi, che padroneggia da abile artigiano (come dice il titolo, "Tavola tavola, chiodo chiodo"). Le candele diventano così parte di un rito che si compie sul palcoscenico, illuminando un'inferriata che via via rappresenta un balcone di scena, la grata del carcere minorile Filangieri di Napoli, per i cui ragazzi Eduardo tanto si è speso, e altro ancora</i>» <br /><br />ALESSANDRA «<i>Costruisce tante cose … un futuro, una speranza, un riscatto, la memoria di una città, di un popolo</i>»</div><div><br /></div><div>MARIA CRISTINA «<i>Con il suo corpo inventa, sì, e costruisce cose e persone</i>»<br /><br />ORNELLA «<i>Il corpo dell'attore "inscena" una grammatica di gesti e suoni: con il solo movimento della spalla Eduardo-Lino mostra il dolore interiore per la morte della figlia Luisella, mentre dal corpo-a-corpo fra Eduardo e Gervaso sul senso della vita, sul lavoro, sui rapporti sociali, sui valori (un pezzo di rara bravura, in cui Musella interpreta sia l'intervistato che l'intervistatore) emergono lo spessore umano e la passione civile dell'artista, e insieme la denuncia attualissima dell'insensibilità del potere politico</i>».<br /><br />Hanno partecipato alla conversazione Alessandra della Corte, Carla Zaccaro, Ornella Munafo e la sottoscritta.</div><div><br /></div><div>ps. Ci permettiamo di segnalare che Valentina V. Mancini nella sua bella recensione per <i>Teatro e critica</i>, ricorda che il titolo <i>Tavola tavola, chiodo chiodo</i> recita come la lapide eretta in memoria di Peppino Mercurio, lo storico macchinista del San Ferdinando. </div><div style="text-align: right;">Maria Cristina Reggio</div><div style="text-align: right;"><br /></div></div></div></div>monteverdeleggehttp://www.blogger.com/profile/00535027612179899776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975571275200842295.post-32687106028567659762021-12-01T02:08:00.014+01:002022-02-07T14:55:05.464+01:00IL DOPO TEATRO. Antichi Maestri al teatro Vascello <div style="text-align: left;"><i><b>Il DOPO TEATRO</b> è una conversazione che si svolge su whatsapp dopo ogni spettacolo. Scaturisce da una domanda specifica che viene rivolta a quanti nel gruppo di teatro dell'associazione Monteverdelegge hanno visto lo spettacolo, e le risposte vengono trasferite e montate qui nel blog come un dialogo preceduto da una breve introduzione</i>.</div><div><div style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EdSjCBxW4VI/YabI9M2sysI/AAAAAAAAFQk/2ChQPoh9NyIS2jUsDF4WFacLWWFzYqXOgCLcBGAsYHQ/s1200/Antichi-Maestri-Lombardi-DAmico-%25E2%2594%25AC%25C2%25AE-foto-Luca-Manfrini-61.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://1.bp.blogspot.com/-EdSjCBxW4VI/YabI9M2sysI/AAAAAAAAFQk/2ChQPoh9NyIS2jUsDF4WFacLWWFzYqXOgCLcBGAsYHQ/s320/Antichi-Maestri-Lombardi-DAmico-%25E2%2594%25AC%25C2%25AE-foto-Luca-Manfrini-61.jpeg" width="320" /></a></div> Il gruppo Monteverdegge teatro ha visto al Teatro Vascello <i>Antichi maestri</i>, traduzione teatrale di Fabrizio Sinisi dall’omonimo libro di Thomas Bernhard, per la regia di Federico Tiezzi. Sandro Lombardi in gran forma è il perfetto protagonista Reger, un uomo ossessivo e bisbetico che da trent’anni si siede per l’intera giornata su una panca in una sala del Kunsthistorishes Museum di Vienna per osservare sempre lo stesso quadro, <i>L’uomo con la barba bianca</i> di Tintoretto. Atzbacher è un giovane uomo che dialoga con Reger, forse un suo amico o un suo estimatore, interpretato dal bravo Martino D’Amico, che prende appunti sul suo taccuino per disegnare a parole un ritratto di Reger, mentre il guardiano del museo, Irrsigler, non proferisce parola per tutta la durata dello spettacolo, ma semplicemente fa il guardiano: osserva, controlla, si allena, si sgranchisce, tutto senza dire alcunchè. Lo spazio scenico è contenuto in una specie di light box il cui perimetro è disegnato da tubi al neon, e al centro del quale, tra ritratti stampati in negativo, campeggia il quadro di Tintoretto. Anche se tutta la pièce si costruisce e sviluppa intorno a questo dipinto, del suo contenuto il protagonista non parla mai nel libro di Bernhard, e neppure nello spettacolo. Ma disserta di tante altre opere d’arte, che detesta e ritiene imperfette, concludendo tuttavia con l’invitare uno stupito Atzbacher a vedere uno spettacolo teatrale. <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ptG3gjdVfqs/YabOMNx-7SI/AAAAAAAAFQs/DhLJsnrK650fCCeHLW2xq8ZN5io_J-p1wCLcBGAsYHQ/s1369/11.01.26-Vienna-Kunsthistorisches-Museum-Ritratto-di-uomo-barbuto-di-Tintoretto.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1369" data-original-width="881" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-ptG3gjdVfqs/YabOMNx-7SI/AAAAAAAAFQs/DhLJsnrK650fCCeHLW2xq8ZN5io_J-p1wCLcBGAsYHQ/s320/11.01.26-Vienna-Kunsthistorisches-Museum-Ritratto-di-uomo-barbuto-di-Tintoretto.jpg" width="206" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tintoretto, <i>L'uomo con la barba bianca</i>, 1564</td></tr></tbody></table><div>Il ritratto in questione mostra un anonimo vecchio canuto, che campeggia su un fondo scurissimo, di tre quarti, mentre osserva severo il suo ipotetico osservatore. Indossa un cappotto imbottito e mostra solo il dorso di una mano chiusa sul gonfio e ricco addome. <br /><br />Perché Bernhard, l’autore di Antichi maestri e poi anche il regista Tiezzi, mettono il protagonista e noi spettatori proprio di fronte a quel quadro di Tintoretto?<br /><br />Chi è quell’uomo che guarda non solo i personaggi, ma soprattutto la platea e che, soprattutto, si lascia guardare? <br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con il gruppo di Mvl teatro abbiamo provato a dare delle risposte, inaugurando con la nostra conversazione virtuale un inedito dopo-teatro. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Patrizia: “<i>A me sembra che la scelta di Bernhard sia stata dettata dalla capacità che questo dipinto ha di evocare le tematiche trattate nel testo. Il guardare che diventa 'vedere' è sottolineato dalla potenza del volto, illuminato da una luce, che emerge dal buio. E questo volto, visivamente al centro della scena, contiene nello sguardo la necessità di interrogarsi sull'esistenza e sul vuoto di presenza, sull'assenza, non solo intesa come presenza fisica, ma anche come imperfezione della descrizione, della rappresentazione che l'Uomo fa del mondo, della realtà. Secondo me la dinamica di svelamento di questo ritratto si collega anche con l'esperienza della perdita della moglie che Reger sta vivendo</i>”. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Antonella: «<i>La scelta di mettere al centro l'opera del Tintoretto potrebbe rappresentare l'evanescenza del vivere. La parabola del protagonista si fonde con lo sguardo dell'uomo con la barba bianca che a me sembra indagatore, ma anche benevolo. Credo che quel vecchio potrebbe essere il suo alter ego»</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alessandro: «<i>La mia analisi sulla bellissima messa in scena di Antichi Maestri parte dalla fine della rappresentazione. Il regista, dopo che il custode ha riposto tutti i quadri in negativo nel magazzino per la chiusura giornaliera, ci mostra, con un sapiente gioco di luci, la trasformazione dell'unico quadro rimasto, L'Uomo con la Barba Bianca, nel viso di un uomo più giovane e con la barba corta come il protagonista, Reger. Il regista svela con questa soluzione scenica la sua opinione, quella che identifica l'uomo del quadro del Tintoretto con il protagonista, magistralmente impersonato da Sandro Lombardi. Reger dunque per trent'anni guarda sé stesso e se ne compiace, sottolineando nello stesso tempo la volgarità e la sporcizia della gente che vive nella sua città e oltre i suoi confini, nel mondo. Ma perché l'amico scrittore Atzbacher è così affascinato da Reger? Perché pende dalle sue labbra prendendo nota di tutto quello che dice? Tra le molteplici interpretazioni, quella che mi sembra personalmente più suggestiva, è questa: potrebbe trattarsi di una critica alla narcisistica autoreferenzialità dell'arte, rappresentata da Reger, e alla sostanziale incapacità di comprensione da parte di commentatori e critici, rappresentati da Atzbacher»</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Maria: «<i>Molto in breve, io penso che il quadro funga da quarto personaggio e come gli altri partecipi al gioco di specchi che si instaura tra di loro, in cui ciascuno guarda qualcun altro o tutti gli altri. In risposta al contradditorio monologo di Reger, allo studio che Atzbacher fa di lui, e al custode che sembra, col suo di occhio statale, controllare tutti gli altri, L’uomo dalla barba bianca rivolge il suo sguardo quasi ammiccante, ironico e forse derisorio, agli altri e al pubblico . Forse clii sta dicendo semplicemente che quello che l’arte non può dare risposte, ma solo esprimere l’interiorità umana che si pone le domande. Non è la perfezione lo scopo dell’arte, e non serve cercarne l’imperfezione che potenzialmente possono contenere le opere. Non esiste la perfezione, ma l’uomo la insegue nel tentativo di comprendere la vita e la morte. Perché proprio quel quadro? Perchè raffigura un uomo anziano che, oltre a rispecchiare Reger, esprime la saggezza umana che solo il pensiero esercitato nel tempo e l’esperienza di una vita intera possono permettere; esprime il disincanto di chi constata che nulla può essere compreso fino in fondo»</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Maria Cristina: «<i>Forse è muto come tante opere d’arte che, indifese e indifferenti di fronte ai giudizi degli umani, sono indispensabili proprio a farli pensare, giudicare, confrontare, parlare. Le opere ci guardano, come diceva il pittore Paul Klee»</i> </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Hanno partecipato alla conversazione Alessandro Drago, Antonella Cecchi Pandolfini, Maria Vayola, Patrizia Vincenzoni e la sottoscritta. </div><div><div style="text-align: right;"> Maria Cristina Reggio </div><br /> <br /><br /> <br /><br /> </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /></div></div>monteverdeleggehttp://www.blogger.com/profile/00535027612179899776noreply@blogger.com1