sabato 23 novembre 2019

La Giornata Internazionale 2019 contro la violenza sulle donne: Referto d’autopsia


Fiorenza Mormile 

Ogni anno questa giornata ci ricorda che il problema della violenza sulle donne persiste, in forme più o meno eclatanti, a cominciare dalla disparità di trattamento economico ancora forte nel nostro paese. Una ricerca del’Eures ha dichiarato qualche giorno fa che nei primi dieci mesi del 2019  sono state 94 le vittime di femminicidio in Italia, mentre nel 2018, annus horribilis, erano salite addirittura a 142. Il rapporto della polizia di stato “Questo non è amore” del marzo scorso definisce meglio la situazione: ogni giorno 88 donne sono vittime di un qualche abuso: il 41% subisce maltrattamenti, il 31% stalking, il 18% percosse e il 10% violenza sessuale. Naturalmente il  rapporto si riferisce solo a quanto denunciato, i numeri reali purtroppo sono di molto superiori. Riguardo al femminicidio il dato rilevante è che se negli ultimi dieci anni il numero degli uomini uccisi è calato del 50% per le donne non è stato così. Le vittime sono italiane nell’80% dei casi, gli autori, per il 61% indicati tra gli ex-partner, sono italiani in tre casi su quattro. Nel rapporto si precisa che in generale “l’autore delle violenze non bussa, ha le chiavi di casa”. Di pochi giorni fa il caso della nonna uccisa a pugni dal nipote mentre era alla guida dell’auto che lo trasportava. Oggi ci saranno manifestazioni in tutta Italia, a Roma un corteo partirà alle 14 da P.zza della Repubblica. 
Data la rilevanza internazionale del problema la poesia che vi propongo qui testimonia un femminicidio avvenuto anni fa negli U.S.A. Una madre ricorda la figlia adottiva, di origine cilena, a 21 anni strangolata nella propria casa col filo del telefono allo scopo staccato dal muro. L’assassino era stato per breve tempo suo collega nell’ospedale dove si era appena laureata infermiera. Avevano avuto una relazione, interrotta da lei dopo aver scoperto che lui era sposato (con quattro figli) ma soprattutto che le aveva sottratto denaro dalla carta di credito rubandole anche il numero della Security Card tramite il database dell’ospedale. Lei ne aveva informato il suo superiore, e lui l’ha voluta “punire” per questo e per averlo lasciato. È stato condannato all’ergastolo.     


Kathleen Sheeder Bonanno 

Referto d’autopsia 

Capelli: scuri come i boschi
Occhi: teneri
Naso: andino
Denti: bianchi, larghi
Bocca: oh, Dio,
che guidi la poesia,
non farmi pensare alla sua bocca,
a come rideva.
Cuore: colmo
Altri organi interni:
tutti perfetti
Causa del decesso:
strangolamento da laccio
Ultima immagine
impressa sulla retina:
qualcuno che voleva che lei
non
raccontasse.
                         traduzione di Fiorenza Mormile

da La tesa fune rossa dell’amore. Madri e figlie nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese, a cura di L. Magazzeni, F. Mormile, B. Porster, A.M. Robustelli.


Kathleen Sheeder Bonanno

Autopsy Report 

Hair: dark like woods
Eyes: tender
Nose: Mayan
Teeth: white, wide
Mouth: oh, God,
who drives the poem,
do not make me think of her mouth,
how it laughed.
Heart: full
Other Internal Organs:
perfect, each
Cause of Death:
ligature strangulation
Last Recordered
Image on Retina:
someone who wanted her
not
to tell.


Il testo è pubblicato con l’autorizzazione dell’autrice e della casa editrice di Kathleen Sheeder Bonanno, Slamming Open the Door, Alice James Book, Farmington, Maine, 2009.

sabato 16 novembre 2019

Dal laboratorio di traduzione: Canto d’amore di Sinéad Morrissey



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Fiorenza Mormile
Aggiorniamo qui il brillante curriculum di questa autrice nordirlandese di cui avevamo fatto una prima presentazione nell’ottobre scorso. Dopo aver vinto nel 2013 il T.S. Eliot Prize  con la sua quinta raccolta di poesia (Parallax) Morrissey è diventata il primo Poet Laureate della città di Belfast. Nel 2017 con la sesta raccolta (On Balance) ha ricevuto il Forward Prize for Poetry e di recente è passata a insegnare Creative Writing dalla Queen’s University di Belfast alla Newcastle University. Nella nuova sede ricopre gli ulteriori incarichi di direttore del Newcastle Centre for the Literary Arts e di co-direttore del Newcastle Poetry Festival. 
Il primo testo tradotto è Love Song, uscito nel 2011 sull’antologia The Wake Forest Book of Irish Women’s Poetry. Se ne La vie en rose è la presenza catalizzatrice dell’amato a proiettare una colorazione rosata sulla vita, in  Canto d’amore  l’effetto euforizzante dell’innamoramento è analizzato in assenza del suo oggetto e per intonarlo  vengono chiamati a raccolta tutti i sensi.
Lo stato emotivamente alterato di chi s’innamora è esaminato con l’acribia di un medico: l’autrice referta con asciutta sintesi tutti i sintomi della propria patologia. L’innamoramento esaspera la sensibilità, tanto agli stimoli esterni (luce, suoni, odori della natura), quanto alle reazioni fisiologiche interne (insonnia, bocca secca), ma sa regalare anche l’ebbrezza: la sensazione di diamanti immessi nel flusso del proprio sangue. L’immagine della testa che sotto una forza incontrollabile va a cacciarsi in un secchio di stelle affianca alla beatitudine stellare uno spassoso  ammiccamento sulla cecità dell’amore.  Un canto insolito, dunque, che sa conciliare quotidiano e visionario, lirismo e ironia, a testimoniare l’originalità dello sguardo di Morrissey.

Sinéad Morrissey

Canto d'amore

Vedo luce ovunque
sul conducente dell'autobus sulla donna
con il carrello per strada
vedo il crepuscolo
sento l'orologio alle quattro
sento il silenzio negli armadi
nel canto degli uccelli
nell'alba stagnante
in bocca un gusto più secco della farina

sento l'odore delle radici degli alberi
prima di vedere le loro braccia
urlare
sull'orizzonte
sento diamanti spinti dentro
il flusso del sangue
autogenerati, un dono,
muoversi verso la testa sento la mia testa
cacciata dentro 
un secchio di stelle
e tutti i miei sensi
cantare

Traduzione di M. A. Basile, G.Mantegazza, M.Izzi, F.Mormile,
 M. Pezzarini, A.M. Rava, A.M. Robustelli, J. Wilkinson.

Sinéad Morrissey

Love Song

I see light everywhere
Over the bus driver the woman
With her trolley in the street
I see dusk
I hear the clock at four
I hear the silence in cupboards
Birdsong
Backwater dawn
I taste drier than flour

I smell the roots of trees
Before I see their arms
Shrieking
On the skyline
I feel diamonds pushed into
The bloodstream
Self-generated, a gift,
Making for the head I feel my head
Thrust into
A bucketful of stars
And all my senses
Singing

 from  The Wake Forest of Irish Women’s Poetry, Wake Forest University Press, Winston-Salem (N.C.- U.S.A.) 2011.

Si ringrazia l’autrice per l’autorizzazione a tradurre e riprodurre il suo testo.







martedì 12 novembre 2019

Gruppo "Al cinema con MVL" JOKER, IL PERSONAGGIO CHE INFIAMMA LE STRADE E IL DIBATTITO




L'ultimo film visto e discusso dal Gruppo "Al cinema con MVL" è stato Joker di Todd Phillips.
I commenti non stati unanimi: ad una parte dei partecipanti il film è piaciuto molto per le tematiche molto attuali che affronta, in particolar modo per aver messo in scena l'estremo disagio che prova la parte della società tenuta fuori dal benessere di pochi e che fa della ribellione individuale ed  estrema di Joker, reietto tra i reietti, il punto di rottura per far esplodere l'esasperazione a cui è arrivata.
Altri hanno rilevato una sorta di opportunismo di mercato nell'aver usato un personaggio molto noto nel mondo dei super eroi ( oltre il nome e la rappresentazione visiva del personaggio, l'ambientazione in Gotham city, l'omicidio dei genitori del futuro Batman) per fare cassa, quando poi, in realtà, il film si discosta completamente da quel genere cinematografico. Ad altri ancora non ha convinto l'impostazione del film e certi eccessi didascalici ( il biglietto che Joker mostra per far conoscere la sua particolarissima malattia della risata incontrollata). Tutti hanno concordato sull'ottima interpretazione di Joaquin Phoenix

Qui sotto proponiamo un commento al film di Alex Oriani giornalista freelance,  sceneggiatore, autore e regista, che gentilmente ci ha inviato un suo contributo, speriamo si aggiungano altri commenti per allargare la discussione.

Alex Oriani
Dopo aver letto decine di post su Joker l’ho finalmente visto. C'è poco da dire, un film colossale, cinema allo stato puro.
(Da qui contiene spoiler.)
Nello specifico: il personaggio di Joker ha un arco narrativo di un’efficacia che commuove. In particolare il rapporto amorevole con la madre malata, unica fonte di affetto e luce di una vita plagiata da sempre dalle tenebre, che si trasforma lentamente in una discesa agli inferi che sfocia nell’omicidio della stessa e poi si lega mirabilmente al plot centrale è da applausi a scena aperta.
Se non ne vedete la maestosa perfezione compratevi Screenplay di Syd Field, e avrete tutto chiaro.
Dire di Joaquin Phoenix è come discettare sulla recitazione di Jack Nicholson in Shining o di De Niro in Taxi Driver o Il cacciatore, non ha senso. Sono vertici assoluti che vanno solo contemplati in silenzio e poi venerati per il resto delle loro carriere.
Le scenografie di una Gotham city desolata e desolante sono altrettanto convincenti, mi chiedo solo perché abbiano girato alcune scene nella metro di Roma, forse perché era l’unica dilaniata dal degrado apocalittico necessario per il film.
Se dovessi proprio trovare un neo, un mini neo, bada bene, c’è stato un dialogo importante in cui siamo andati vicini, molto vicini, a uno dei due spiegoni più pericolosi in un film: quello del tema (l’altro è quello del plot). Si tratta dell’intervista a Thomas Wayne - padre di Bruce, ovvero Batman – che in soldoni dice “queste persone che ce l’hanno con quelli più fortunati di noi, quelli più produttivi, che vanno a fare casino invece di migliorare se stessi per me sono dei clown.” Ecco questo concetto che è un po’ il tema di un film antisistema con spruzzate di lotta di classe forse si poteva trovare un modo un po’ meno didascalico di dirlo.

venerdì 8 novembre 2019

Nuovo laboratorio autogestito di Poesia "Percorsi Tra/Versi"


"Buongiorno poeta mio, mi ricordo della vostra voce, della vostra voce"

"Calligramma di Guillaume Apollinaire"

Dal mese di Novembre, nella sede di Plautilla, via Colautti 28, si avvierà un nuovo ciclo di appuntamenti ispirati al "far
e poesia".
(Poiéin in greco significa “fare” ed è da questo verbo che ha origine la parola “poesia”).
Lo scopo degli incontri sarà di continuare il lavoro di esplorazione dei meccanismi della poesia, lavoro già intrapreso con successo durante la fertile esperienza dei laboratori di "Officina Poesia"  
tenuti dalla poetessa Sonia Gentili dal 2013 al 2019.
Finalità degli incontri è spiegare, in modo “trasversale” e leggero come si legge e perchè si legge un testo poetico.
I partecipanti potranno avvicinarsi al piacere (ma anche alla necessità) del "sentire" poetico.

Sono previsti incontri a tema monografico su poeti italiani e stranieri tenuti a turno da ogni partecipante.
Arricchirà il programma il contributo di alcuni autori contemporanei che, invitati periodicamente,
ci racconteranno la loro personale idea di poesia.
Chi lo desidera può sperimentare la condivisione dei propri testi, che saranno oggetto di lettura
e di una chiacchierata collettiva, oppure semplicemente, sarà possibile partecipare come uditrici/uditori.
Eventuali reading di poesia potranno essere organizzati periodicamente nelle biblioteche comunali e nei teatri.

Gli incontri, mensili, si terranno il Giovedì dalle ore 16.30 alle 18.30, presso la sede di Plautilla.
Il primo incontro è previsto per Giovedì 14 Novembre 2019, durante il quale, tra i tanti argomenti,
si parlerà del poeta Gregory Corso, appartenente al movimento americano della Beat Generation.

L'invito a partecipare è aperto a tutti, vi aspettiamo numerosi e… curiosi!