domenica 17 gennaio 2016

I Venerdì dell'arte. Teatro con gatti messo in scena da Balthus. Una mostra a Roma.

Virginia Valletta
A distanza di quindici anni da una precedente mostra, le opere del pittore francese Balthasar Klossowsky, in arte Balthus, spentosi nel 2001 ultranovantenne a Rossinière , tornano a Roma - città in cui visse a lungo dirigendo l'Accademia francese di Villa Medici - in una grande mostra che si disloca in  due luoghi: le sale delle Scuderie del Quirinale e Villa Medici (fino al 31 gennaio). La rivelazione dell'arte rinascimentale italiana era avvenuta per il pittore  proprio durante un viaggio in Italia e a Roma in particolare negli anni venti,   ed era  poi maturata nel suo stile originale, in cui univa il linguaggio metafisico e il realismo magico,  il tutto  avvolto da un'aria di enigmaticità nordica.
Durante il periodo della sua formazione, Balthus aveva infatti preso a modello l'Italia rinascimentale,  riproducendo  le opere  di Masaccio e di Piero della Francesca da cui imparò la geometria 'primitiva' e seguendo  quei maestri anche nella tecnica dell'affresco e nella produzione di grandi tele.
In una fase successiva a quella dello studio dell'antico, iniziò a creare nei suoi grandi quadri, scene d'interni dal contenuto a volte ambiguo, situazioni nelle quali congelava gli attimi essenziali: la calma seduttiva ed erotica espressa  dagli ambienti, le sue figure realizzate con pochi tratti. Come nelle sue istantanee fotografiche, il pittore ritraeva momenti fermi di vita quotidiana, istanti  decisivi e simbolici.
Le composizioni geometriche, applicate anche alle posture delle figure e l'uso di colori con forti contrasti, spesso scelti tra quelli primari, ne rafforzano l'impatto visivo. Nelle tele è evidente la simmetria nello spazio  che viene utilizzata insieme alla geometria dei corpi.
Balthus, traeva ispirazione da fonti letterarie come Cime Tempestose e Alice nel paese delle meraviglie, nelle  quali coglieva il tema dell'amore e dell'infanzia con il suo immaginario e le sue simbologie,  scavandone tra gli aspetti più profondi e arcaici, e filtrandoli in un modo che potremmo dire  psicoanalitico.
Tra i soggetti preferiti dal pittore sono spesso i ritratti di giovani fanciulle: sdraiate, sedute, allo specchio o dormienti, inondate da fasci di luce provenienti dalle finestre, vicino spesso ai loro gatti domestici.   Queste fanciulle, che assumono pose sensuali e sognanti, non si sa esattamente cosa pensino, l'atmosfera è sospesa  e lascia lo spazio all'immaginazione.
La conturbanza dei soggetti ci sfiora, invitandoci a suggestioni e sensazioni assai insolite nel moderno, rivela una libertà esistenziale e la consapevolezza  dell'interiorità e dell'inconscio. 
Come in un quadro dalle forme antiche, Balthus mette in scena la vita moderna: coglie l'attimo esistenziale in un continuo dialogo tra passato e presente,  mescolando continuamente  temi cari alla sua biografia  di uomo e di artista.
Quadri come La stanza e Il solitario sono emblematici di questa produzione. Nel primo una piccola figura con un ghigno apre la tenda di una finestra dalla quale una forte luce illumina il corpo nudo di una fanciulla riversa su una poltrona, il gatto è presente sul tavolino come un coprotagonista: sembra la scena di un dramma in atto. 
Nel Solitario l'unica figura è una giovane donna vestita, inclinata su un tavolo, intenta in un solitario di carte, il tempo è sospeso, e lo scorrere della vita vuole dissolversi nella bellezza della giovane donna, nella sua eleganza, in un equilibrio di forme e colori.
Il gioco, gli oggetti della vita domestica, la sensualità delle figure, nella quiete apparente degli interni sono una costante dell'opera  di Balthus che dipinse opere monumentali, classiche e attuali allo stesso tempo, caratterizzate da un forte senso del mistero. Alla fine dei suoi giorni raggiunse  un surrealismo tagliente e crudo, con i gatti come unici  testimoni di un teatro quasi feroce.

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