mercoledì 19 novembre 2014

Due poesie di Optaziano Porfirio, poeta enigmistico

Nato in terra d’Africa (fra il 260 e il 270), Optaziano fu tra i comites (consoli) presso la corte imperiale di Costantino, nella guerra contro i Sarmati. Caduto in disgrazia (forse per un adulterio, forse per la pratica di arti magiche), riuscì a riabilitarsi (compose una raccolta di panegirici in lode all’imperatore) sino a occupare cariche molto elevate, sino alla prefettura di Roma.
Come si legge in Introduzione alla poesia latina (cura di Luca Canali): “fu maestro di tecniche astruse: L’Anthologia Latina conserva alcuni suoi versi ‘anaciclici’, coppie di distici elegiaci leggibili indifferentemente dall’inizio alla fine o viceversa. Affiancò a simili sofisticati giochi metrici dei veri e propri calligrammi, in cui i versi disegnano un oggetto. Ma la sua specialità – e forse addirittura invenzione – sono i carmi con versus intexti, cioè contenenti versi ottenuti all’interno dei normali versi, collegandone le lettere con inchiostro speciale, (minio), a originare, oltre a scritte, disegni e ornamenti geometrici.
Fra questi tracciati spicca il monogramma di Cristo, che andrà inteso almeno come un omaggio a Costantino, se non come segno di una tardiva adesione – forse superficiale e interessata – alla nuova religione di stato”.
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Testo (da “Prodentur minio coelestia” a “felicia facta nepotum”)

I segni celesti saranno svelati dal minio a chi legge. O Costantino, decoro del mondo, aurea luce di questa età, con quali nuove preghiere può cantare, o sommo duce, i i tuoi trofei misti ad ammirevole pietà la mia pagina esultante, emula del Clario genitore di Calliope, bagnata di tale liquore? L’Elicona emani per la nostra gioia le onde da cui nascono versi, e faccia scaturire dal petto clemente un nuovo nume; infatti io cantando ritmici versi celebrerò gli scettri del magnanimo duce. La Grecia ci dà i doni di Gaza, e tu dai sicurezza a questa età col confine degli alleati Blemmi, o luce Romulea. Canto cose fiorenti, degne dei nuovi voti, scritte col voto. Marte, assicurata questa regione, con pari diritto si dirige verso il cielo. Sicché è chiaro che il Rubicone sconfigge ormai nella guerra ogni cittadino di Misia. Ormai la difficile Musa felice ed esultante mi spinge a mostrare con le lettere le sue visioni di pace; ora, lieto, per mezzo mio Febo mostra difficili gioie. O alloro, canta anche la trama col nuovo plettro intrecciato, plaudendo alla felice età con arte dipinta di lettere. Così il poeta, prendendo il mare, o sommo Pizio, sotto una guida sicura, ora tranquillo, ora temerario lo disprezzi; io certo ora ben sarei capace di fendere col remo il mare di Siga, se tendo le vele difficile per tutto il Nottifero, spingendo la nave. La Musa mi concede di intrecciare la nave da me immaginata; questa più la nobile speranza congiunta al tuo voto. La mia lode dipinta, che rispetta il piede, non spezzi a me insaziabile con la sua gran mole d’insegnamento la mente stanca per i suoi giri. Con sacra eloquenza svelerò con buona intenzione felicissime immagini; le disprezzerà forse la clemenza, quando farà a gara con le più grandi speranze dopo aver sconfitto Marte? Così che tu, fatto imperatore, fai crescere per noi l’età dell’oro, poi vincitore renderai ormai al Lazio i doppi ventennali che la mia devozione dipinga con carme dedicato al tuo nome meraviglioso. La fortunata pagina esprime il voto tracciandolo con vario fiore, ricordando gli insigni Fati della Augusta discendenza. Le fortunate imprese dei tuoi nipoti, degne di avere te per giudice o per pio testimone, si uniranno ai meriti dell’antenato.

Versus Intexti (disegnano il monogramma di Cristo, )

Bisogna pensare che la nave sia il mondo e tu l’arredo all’interno, teso dai possenti venti della tua virtù. Il navigante disprezzi ora, o sommo, sicuro le tempeste; disprezzi ora, o sommo, sicuro, le nere tempeste; sicuro disprezzi cose arricchite di grandissimi trofei; scacciati i cattivi pensieri disprezzi, o sommo, le tempeste; anche Roma con buona speranza disprezzi, o sommo, le tempeste, Roma felice fiorisce sempre per i tuoi voti

Grazioso tale componimento in cui svela all’amico cornuto, nei versus intexti, il nome dell’amante della bella moglie Imnide.

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Testo (Da “ingemui graviter” a “Fryx coiux, crede canenti”)

“Molto io piansi commiserando l’amico greco, al quale l’animo mio, dolente per ciò che è stato perpetrato, desidera raccontare tutto, sicché egli, leggendo da solo questi fatti che gli sono nascosti, si infiammi di ira, perché possa tenere in catene il dissoluto e colpevole, ma evitando la presenza di gente, che un marito non può volere testimone di vergognosi litigi, ed evitando poi che la bellissima donna istupidisca il greco con i cari dardi, sapendo, scellerata, che niente perse Elena figlia del cigno, la quale ebbe più favore per i due adulterî. Io indico con piacere tutti i nomi: la Musa canta per i Greci. O coniuge frigio, credi a me che canto”

Versus Intexti

O Marco, Nilo possiede tua moglie Imnide

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