sabato 18 ottobre 2014

La poesia della domenica - William B. Yeats, Leda e il cigno

Leonardo da Vinci,
Leda e il cigno
La poesia registra un atto di violenza, uno stupro. Zeus, trasformatosi in cigno, si accoppia con la forza a Leda. È un incontro fra umano e divino, terribile, e risolto nella sopraffazione, ma anche l’annuncio di un nuovo corso della storia umana: la nascita della civiltà greca e romana.
Dall’unione di Zeus e Leda nacquero, infatti, i gemelli Castore e Polluce, patroni delle arti, Elena e Clitennestra. Yeats sintetizza vertiginosamente la progenie fatale in due righe: ecco le mura abbattute e le fiamme che divorano Troia, a causa di Elena, e il cadavere di Agamennone, ucciso proprio al ritorno da quel conflitto - assassinio che inizierà quella catena di delitti e colpa cantata da Eschilo nell’Orestiade.
Nella concezione storica di Yeats il periodo greco-romano (2000 anni) venne soppiantato da un nuovo ciclo, quello cristiano, anch'esso segnato da una congiunzione fra eternità e temporalità: lo Spirito Santo, persona della Santissima Trinità divina, feconderà infatti, in figura di colomba stavolta, una giovane mortale di Nazareth.
Difficile penetrare concettualmente il simbolismo eclettico di Yeats; facile lasciarsi affascinare da una visione del mondo totale, onnicomprensiva - resa nei termini di una poesia altissima.

Un assalto improvviso: le grandi ali palpitanti
Sulla ragazza che barcolla, le cosce accarezzate
Dalle scure membrane, la nuca stretta nel becco,
Preme contro il suo petto un petto inerme, spossato.

Come possono, dita atterrite e incerte allontanare
Il piumato splendore dalle cosce che cedono?
E un corpo non sentire in quel bianco tumulto,
Battere un cuore estraneo, mentre giace riverso?

Un fremito nel ventre vi genera
Le mura abbattute, la torre e il tetto in fiamme,
E il cadavere d'Agamennone.

                                                Così tenuta in alto,
Così dominata dal sangue bruto dell'aria,
Assunse anche il sapere col potere di lui,
Prima che il becco indifferente la lasciasse cadere?

Da La torre, traduzione di Ariodante Marianni.

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