lunedì 2 giugno 2014

Laboratorio di traduzione: Philip Schultz, Erranti senza ali (Due, prima parte)

Continua la pubblicazione dei testi di Philip Schultz tradotti nel corso del laboratorio di traduzione organizzato da Monteverdelegge e coordinato da Fiorenza Mormile presso la bibliolibreria Plautilla.

DUE
1
I cani, per natura,
non sono dispettosi.
Non portano rancore.
Li puniamo, esaltiamo e tormentiamo
come se fossero noi. Ma perfino
noi non siamo noi. (Nessuno lo è).
Siamo tutti parte di un branco,
eseguiamo le nostre variazioni
dell’ululato della solitudine,
implorando
i nostri fratelli e sorelle
di unirsi a noi
nel canto della tribù.

Nessuno vuole vivere
nel bosco buio,
fuori di sé,
solo, nella notte.

Un buon camminatore sa
unirsi
quando ulula un cane.

2
“Ieri ho perso Placebo, il mio dolce carlino ”,
dice la mia collega Lima,
mentre controlla il suo cliente, Percy,
un golden litigioso.
Il mio è un altezzoso levriero
di nome Balzac. Vanno gli scrittori
ora: ho un Gogol,
un Omero, e due Woolf.
“Cancro”, dice. “Il padrone
mi ha detto di non andare,
come se non fosse anche il mio cane.”

Aumentiamo soltanto il loro dolore,
penso, condividi il tuo dolore
e in men che non si dica, finisci
a capofitto alla deriva
in un buio impermeabile.

Abbiamo tutti paura
di essere inghiottiti.
“ Mi dispiace tanto, Lima", dico.



3
Nel mio vecchio quartiere
avevano tutti paura.
Le vecchie case
avevano paura delle soffitte
e delle fredde stanze sul retro,
gli alberi avevano paura
del vento. Rusty
non aveva paura di nessuno.
Lei correva
di fianco alla mia bici.
Io mi accodavo, anonimo.
Quando sparì
la cercai
nei frutteti, per ruscelli
e laghi, prima
e dopo la scuola.
Papà mi portò
alla fattoria
dove l’aveva presa, ma la signora disse
che non l’aveva vista.
Però era domenica,
quando mentono tutti.

4
Dopo la morte di papà,
tornammo
a casa della nonna,
in città. Mamma
riprese il suo vecchio impiego,
schedare fatture, e
io trovai lavoro: sostituire
il tetto dei Dupont
insieme a dodici neri,
nessuno dei quali
aveva mai lavorato con
un ragazzo bianco prima.
Nella pausa pranzo leggevo
delle rivoluzioni del ‘48
perché non mi ero ancora
diplomato
ed ero affascinato dalle
idee del principe Clemente Metternich
sulle società segrete,
la coscienza di classe,
i sogni dei lavoratori delle fogne di Parigi,
i patrioti italiani e gli studenti viennesi,
e tutti i figli idealisti
dell’aristocrazia, che,
una volta in carcere insieme a lavoratori
per il cui bene avevano fomentato
cinquanta feroci rivoluzioni,
scagliando violenza su crudeltà,
seppero solo trovare le parole
per dire buon giorno,
buona sera,
e sembra che pioverà.

Leggevo  questo sull’autobus
andando al lavoro alle 4 di mattina,
seduto in disparte
a  pranzo, cercando di respirare
attraverso la nebbia nera
della pece ribollente,
e di notte
mentre mamma piangeva
nella sua stanza dietro
la tenda scorrevole
all’altro capo
del cosmo.



TWO 1-4

TWO

1
Dogs, by nature,
aren't spiteful. They
don't hold grudges.
We punish, elevate, and bully them,
as if they were us. But even
we aren't us (Nobody is.)
We're all pack members,
performing our variations
of the howl of loneliness,
pleading
with our brothers and sisters
to come join us
in the song of the tribe.

No one wants to live
in the dark wood,
outside himself,
alone at night.

A good walker knows
 to join in
when a dog howls.

2
“I lost my sweet Pug Placebo yesterday,"
my colleague Lima is saying,
while watching her client, Percy,
an argumentative Golden.
Mine is a boastful Whippet
named Balzac. Writers are in
at the moment: I have a Gogol,
a Homer, and two Woolfs.
"Cancer," she says. "The owner
told me not to come over,
like she wasn't my dog, too."

We only enlarge their grief,
I think, share your grief
and before you know it, you're drifting
head over heels
in impermeable darkness.

We're all afraid
of being swallowed.
"l'm so sorry, Lima:” I say ..

3
In my old neighborhood
everyone was afraid.
The old houses
were afraid of their attics
and cold back rooms,
the trees were afraid
of the wind. Rusty
wasn't afraid of anything.
She would run
alongside my bike.
I tagged along, anonymous.
When she disappeared
I looked for her
in orchards, along streams
and lakes, before
and after school.
Dad drove me
to the farm
where he'd got her,
but the lady said she hadn't seen her.
But it was Sunday,
when everyone lies.

4
After Dad died, we moved back
to Grandma's house
in the city. Mother
returned to her old job
filing invoices, and
I found work replacing
Dupont's roof along
with twelve black men,
not one of whom
had ever worked with
a white boy before.
During lunch I read about
the revolutions of 1848
because I hadn’t yet
graduated from high school
and was fascinated by
Prince Klemens Metternich’s views
on secret societies,
class consciousness,
the dreams of Parisian sewer workers,
Italian patriots and Viennese students,
and all the idealistic sons
of the aristocracy, who,
when jailed with workers
for whose sake they’d started
fifty ferocious revolutions,
hurling violence upon cruelty,
could find only the words
to say good morning,
good evening,
and it looks like rain.

I read about it on the bus
going to work at 4 a.m.,
sitting off by myself
during lunch, trying to breathe
through the black fog
of boiling hot pitch,
and at night
while Mother cried
in her room beyond
the sliding curtain
at the far end
of the cosmos.



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