domenica 9 febbraio 2014

Mazzantini, l'amore di due antieroi

Patrizia Vincenzoni
Margaret Mazzantini sembra aver ancor più affinato le sue capacità 'speleologiche' di entrare nei labirinti  psichici nei quali sembra gettare  i suoi personaggi, riuscendo a incontrarli nelle pieghe scabrose delle loro esistenze e a dare loro parola per dire  ciò che sembra in-dicibile.
In Splendore, l'ultimo  suo romanzo, questa sua sensibilità si riversa in una scrittura che a tratti diventa ridondante, quasi emotivamente verbosa nella ricerca dell'aggettivo e della metafora giusta per dar voce  a quanto riesce a perlustrare, a riflettere.   La storia è quella di un amore omosessuale che occupa tutto il percorso di una vita fra sogno e realtà, fra possibilità e rinuncia, fra ripensamenti e riprese, di due uomini che si sono incontrati da bambini, abitando nello stesso palazzo, adiacente al fiume che attraversa Roma. La voce narrante appartiene a Guido, la cui infanzia è misurata dall'attesa delle attenzioni di una madre rivolte soprattutto verso altre umanità, impegnata in un'attività di volontariato sociale. E' una madre idealizzata e mai raggiunta quella di Guido, il quale sin da bambino sembra attaccarsi  e restare sospeso, soprattutto,  a questa attesa  dell'altro, possibilità illusoria che lo rincorre per tutta la vita.   In questo cono d'ombra 'cade'  la presenza/assenza  di Costantino, il figlio del portiere suo coetaneo, con il quale inizia un rapporto che diventerà il legame assoluto  di due esistenze dichiarate a metà, una dimensione delle quali, per entrambi,  seguirà un percorso  sottotraccia, fino a un evento drammatico conclusivo che sarà determinante per le loro esistenze.  Scorrerà a distanza  tanta vita  per entrambi,e non solo a motivo della distanza geografica: Guido va a vivere a Londra, dove insegnerà storia dell'arte all'università, si sposerà   e diventerà  padre amorevole  della figlia della moglie, mentre Costantino resterà a Roma, e qui  anch'egli metterà su famiglia, avrà dei figli, riuscirà ad avere un lavoro molto soddisfacente.   I loro rari e intensi incontri diventano ogni volta promesse di ritrovarsi e di dare stabilità e verità alla loro vita,  promesse cui però non riusciranno a dare corso, mettendosi ogni volta nella posizione di coloro che si trovano a rincorrere la nostalgia dello 'splendore' vissuto insieme.   La Mazzantini ci ha abituato a figure che si presentano tendenzialmente come 'antieroi', 'inadatti' che portano in prima persona e senza farne mistero, il carico delle loro insicurezze e ferite. Qui, scegliendo di raccontare l'amore da una precisa e diversa angolazione, lascia tale storia dentro confini più intimisti, senza voler dare attraverso essa, direttamente, significati di più ampio interesse sociale.

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