domenica 9 febbraio 2014

L'incipit della domenica: L'alcòva di acciaio

Pochi oggi ricordano L'alcòva d'acciaio, romanzo futurista pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti poco dopo la fine della prima guerra mondiale che al libro stesso fa da sfondo. In questo 2014 che segna il centesimo anniversario dall'avvio del conflitto - un conflitto sanguinosissimo, la cui ombra lunga si è proiettata per tutto il Novecento, pubblichiamo oggi la prima pagina, a ricordo anche che di nuovo nel 2014 cadono settant'anni dalla morte di Marinetti.
 
Francesco Tommaso Marinetti
La sera del primo giugno 1918 nella baracca dei bombardieri piantata spavaldamente a sghimbescio sopra una cresta montana di Val d’Astico, si mangiava e beveva allegramente. Le lunghe lunghe forchette rosse del tramonto s’intrecciavano con le nostre, arrotolando gli spaghetti sanguigni e fumanti. Una ventina di ufficiali, tenenti, capitani, colonnello Squilloni giocondo e pettoruto a capo-tavola. Fame da bombardieri dopo una giornata di lavoro duro. Silenzio religioso di bocche che masticano preghiere succolente. Teste chine sui piatti. Ma i più giovani non amano le pause, e vogliono ridere, agire. Sanno la mia fantasia feconda in beffe e mi eccitano con occhiate. C’è troppo silenzio a tavola, e il buon dottore è troppo gravemente assorto nel rito della pasta asciutta.
Con quattro bocconi io placo il mio stomaco poi mi alzo e brandendo una forchettata di spaghetti, dico ad alta voce:
—Per non impantanare la nostra sensibilità, spostamento di due posti a destra, march!

Poi tirando su alla meglio piatti, bicchiere, pane, coltello, spingo brutalmente il mio compagno di destra, che a malincuore cede, tira su tutto anche lui e spinge a destra. I giovani, pronti, eseguiscono l’esercizio, ma il dottore sbuffa, brontola, grida. Lo sollevano di peso. Il piatto di maccheroni gli si rovescia sulla giubba. Crollo di bicchieri Inondazione di vino. Risate, urli, schiamazzo. Tutti spingono il dottore, lo pigiano come l’uva. Schizzano le sue urla.
Dominando il tumulto, io comando:
—Spostamento riuscito! Tutti seduti! Ma guai, guai a chi lascia ancora impantanare la propria sensibilità!... E tu, caro dottore, non dimenticare che la più alta e preziosa delle virtù è l’elasticità. Come potresti, senza elasticità, curare un bubbone, un callo, una sifilide, una otite, o il rammollimento di certi superiori? Con elasticità, abbiamo abbandonato il Carso dopo Caporetto, abbiamo riso mentre il cuore piangeva nella ritirata. Come potremmo, senza elasticità, schiacciare il passatismo austro-ungarico, rinnovare integralmente l’Italia dopo la vittoria? T’impongo, caro dottore, d’interrompere con elasticità futurista la tua spanciata passatista!
Tutti ridono. Il dottore mi guarda spaventato. Minacciandolo burlescamente, impongo:
—Per non impantanare la nostra sensibilità, piatti e bicchieri nelle mani! Giro totale della tavola, in corteo!
Il frastuono diventa infernale. Urti, scossoni, «Basta!» «Finiamola!» pugni, capitomboli, «Accidenti!». Vortice rullio e beccheggio. Ma i giovani sono tenaci e con forza imprimono alla ressa un giro tumultuoso intorno alla tavola. Piace molto al colonnello il gioco bizzarro. Soltanto il dottore non si diverte. Dov’è, il dottore? Dov’è? Tutti lo cercano. E’ fuggito sulla terrazza col suo piatto di pasta asciutta.
Fuori, fuori all’assalto! e si finisce il pranzo alla rinfusa, sbandati, con grande scrosciar di risate nella risata fulva del Tramonto, tutto nuvole di cristallo incandescente, bottiglie spumeggianti d’oro, cirri di porcellana viola affastellati, luminoso banchetto aereo sospeso a picco sulla pianura veneta crepuscolare.
I miei amici cantavano intorno al dottore l’inno della burla futurista:
Irò irò irò pic pic Irò irò irò pac pac Maa — gaa — laa Maa — gaa — laa RANRAN ZAAAF
Uccidevano così le nostalgie.

1 commento:

  1. Riviste Futuriste http://www.criticipercaso.it/2014/04/03/pablo-echaurren-marinettiano-chi/

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