mercoledì 5 febbraio 2014

Disimpara l'arte e mettila da parte

Oggi, Anno Domini 2014, mese di Febbraio, giorno 5, vengo a sapere, in ritardo di tre  mesi, che: “la Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati dice no alla reintegrazione delle materie artistiche nelle scuole italiane”.
Pare, infatti, che la Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana abbia respinto, il 31 ottobre 2013, l’estremo emendamento atto a reintegrare l’insegnamento delle materie storico artistiche dalla nostra scuola.
Pare. Nessuno ne è sicuro. Qualcuno smentisce secco; qualcuno conferma; i siti ufficiali sono un labirinto che non ho voglia di esplorare.
Mettiamola così: l’insegnamento dell’arte nelle scuole italiane è spacciato. Come si arriverà all’omicidio rientra nell’arte della dissimulazione politica. Si potrebbe rispondere come un personaggio di Hemingway: “Come mi sono ridotto così? Un po’alla volta e tutto insieme”. Ovvero: a piccole dosi sino al crollo finale. Le piccole dosi sono inavvertite; voi assisterete, increduli, solo al raccogliersi delle macerie.
Accertato il delitto possiamo con calma degustare gli ossimori beffardi: la Commissione Cultura che cancella definitivamente la cultura; nonostante l’ègida del Ministero della Pubblica Istruzione. Istruzione e Cultura. Bene, avete capito, no?
Avrete notato anche la parola ègida. L’ègida era lo scudo di Zeus. Nel 2008, o giù di lì, Mariastella Gelmini, allora al Ministero della Pubblica Istruzione, la usò piuttosto disinvoltamente: sbagliandone, in maniera rovinosa, la pronunzia: disse: egìda.
Il centrosinistra si scompisciò; il simmetrico centrodestra la difese.
Mariastella Gelmini fu il Ministro che sancì la cancellazione delle materie artistiche dalle scuole italiane.
Oggi che a capo del governo siede uno degli esponenti storici del recente centrosinistra, Enrico Letta, si ratifica (di fatto, e di diritto prima o poi) quella decisione vergognosa e folle.
Enrico Letta oggi ha esternato: “È una barbaria”. Barbaria, non barbarie. Si riferiva, purtroppo, non alla barbarie che si continua a perpetrare, ma alle notazioni rivolte da un populista a una tizia che presenta un programma di terz’ordine su una rete televisiva di quart’ordine.
Egìda, barbaria.
A latere dell’evento luttuoso (che è avvenuto, sta avvenendo, avverrà secondo il modus operandi dell’omicidio partitico) qualche sprizzo di comicità involontaria: una Commissione Cultura che va avanti come un treno nonostante il parere contrario del Ministro della Pubblica Istruzione Maria Grazia Carrozza e del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Massimo Bray. Due ministri contro, ma la Commissione …
Come dire: due generali sono contro l’attacco, ma il maggiore la pensa diversamente, e allora si fa come dice il maggiore.
In realtà i ministri hanno applicato l’ammuina solita. ‘Fare ammuina’ (riferita alla Real Marina del Regno delle Due Sicilie), significa “agitarsi a vuoto, fare confusione” per simulare laboriosità ed efficenza e “attrarre la benevola attenzione dei superiori”. Pare che tale pratica fosse una volgare calunnia antiborbonica; nell’Italia unita dei tempi attuali è verità corrente.
Che spettacolo l’ammuina: un gran polverone di ciarle, la Carrozza che si attacca ai tendaggi disperata come Lyda Borelli nei muti italiani del Dieci; Bray che urla: “Procomberò sol io”, come Leopardi. Pianti, abbracci, strepiti, firme gloriose in difesa, Settis, la Regina e compagnia, poi le decisioni silenti (che gli elettori ignorano) e tutti, di consueto, di fronte alla catastrofe, in sincrono: “Ahi, ria terra perché non t'apristi! Lo sappiamo. Ci piange il cuore, ma il destino cinico e baro ... lo sforzo è stato massimo, ma la fatale congiuntura politico economica … per questa volta passi, ma la prossima … ci batteremo sino all'ultimo brogliaccio ... vedrete … ve lo facciamo vedere chi siamo noi …”.
E i mammalucchi: “Eh, sì, stavolta era dura, che vuoi farci, ce l’hanno messa tutta, ma in futuro …”.
Di questi tempi si parla anche di fascismo e populismo. Il ritorno del fascismo. Sì il fascismo ritorna: tornano le antiche pulsioni. L’ho già scritto, è inevitabile. A latere (ennesimo divertissement) si noti come l’insegnamento delle materie artistiche nelle scuole del Regno fu introdotto dal fascista Gentile nel 1923; e che il tentativo, bocciato dalla maggioranza destracentrosinistra, di reintegrare le materie grazie all’emendamento C 1574-A presentato da Celeste Costantino (SEL) pare sia stato votato anche dai populisti.

9 commenti:

  1. Dispiace leggere anche in questa sede, che peraltro ospita interventi seri e interessanti, un commento ad una notizia che l’autore del post in questione non si è nemmeno preoccupato di verificare. Il web è un prezioso strumento di divulgazione delle informazioni, ma è un altrettanto pericoloso diffusore di notizie false o quantomeno distorte. Non è vero che la storia dell’arte è stata abolita: è presente in tutti i quadri orari dei licei, ovvero in tutti gli indirizzi degli stessi. E’ vero anche che la cosiddetta riforma Gelmini ( non si può definire riforma un riordino degli innumerevoli indirizzi precedentemente presenti nella scuola superiore, frutto dell’accumularsi di svariate sperimentazioni) ha ridotto la presenza di alcune discipline, non solo della storia dell’arte, in indirizzi quali le scuole professionali, riportandole alla loro vocazione originaria che è quella di preparare all’ingresso nel mondo del lavoro con un percorso breve di formazione.
    Non si può confondere la sacrosanta battaglia sindacale dei docenti precari di disegno e storia dell’arte in difesa di posti di lavoro ai quali aspirano con l’ interesse generale. L’Italia è un paese con un patrimonio artistico tra i più ricchi del mondo, ma davvero pensiamo che qualche decina di minuti a settimana dedicati alla lettura di un testo scolastico di storia dell’arte (perché è di questo che stiamo parlando) sono la salvezza e il futuro di Pompei, della Reggia di Caserta, del Foro Romano, etc.?
    La scuola è fondamentale nella formazione del cittadino, ma non è, oggi come mai fino ad ora, l’unico canale attraverso il quale i ragazzi apprendono. La tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico è innanzitutto conoscenza e cittadinanza attiva: la difesa del bello è qualcosa di trasversale alle discipline, è educazione, è rispetto. Questo non può avvenire se non si lavora in rete, scuole, associazioni, istituzioni, singoli cittadini volenterosi. Smettiamola di fare a gara a chi urla più forte nel web e rimbocchiamoci le maniche, tutti, perché c’è tanto da fare.

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    1. C'è una scenetta recitata da Totò che risponde ai suoi interrogativi:

      Un tale prende Totò a schiaffi.
      Uno, due, tre, quattro.
      E Totò ride, ride, ride.
      Ogni colpo l'energumeno grida: "Pasquà si’ nu puorco!". E giù sberle.
      E Totò ride, ride, ride.
      Un amico si avvicina trafelato e preoccupato: "Ma che fai, Totò, quello ti piglia a sberle e tu ridi?".
      "E certo che rido", risponde Totò serafico "e che sò Pasquale io?".

      C'è una variante ancor più graziosa.

      Stessa scena, stesso amico.
      "Ma che fai, Totò, quello ti piglia a sberle e tu non reagisci?"
      "Certo" dice Totò "Voglio proprio vedere dove va a parare questo qui".

      Perché giustificare l'ingiustificabile, spaccare il capello in cento, cambiare il nome alle cose?
      La direzione imboccata è chiara e innegabile. Ma fate voi, siete più informati, più svegli, più attenti; vi lascio campo libero; e poi, diciamola tutta, non me ne importa più nulla.

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    2. l'insegnamento delle materie artistiche nella scuola italiana è presente nella primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado, coerentemente con gli indirizzi di studio. questa è la realtà. purtroppo si parla di scuola con poca cognizione di causa e solitamente a sproposito. questo si che contribuisce allo sfascio generale.

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    3. Allora è tutto a posto.
      La Gelmini e la commissione Cultura erano ologrammi.
      Cosa stanno cercando di reintegrare allora?

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  2. vero che l'insegnamento dell'arte e presente nelle scuole italiane sin dall'inizio, ma parlo per esperienza personale, non ho conosciuto mai un docente, che conoscesse l'arte, anzi spesso, era, come suol dirsi oggi un ora buca, dove ognuno faceva quello che voleva. io amo l'arte in ogni sua forma, e per quel poco che conosco non è stata certo la scuola ad insegnarmelo.
    altra nota dolente il Ministero dei Beni Culturali, non sa o non si rende conto del significato che hanno i nostri tesori dissiminati in tutt’Italia. Si gestiscono cifre assurde col superenalotto (e destinare una percentuale di questo canale ai beni culturali? dal momento che fanno parte della nostra vita e della nostra tradizione, si sostengono impossibili missioni di pace nei paesi in cui ci sono guerre e non si trovano soldi per restaurare i patrimoni millenari così importanti?
    Ah già, dimenticavo, la preoccupazione più importante, è quella di mantenere ben salde le "natiche" alla poltrona, e non c'è certo il tempo per occuparsi di "sassi vecchi" che in Italia ce ne sono tanti. in situazioni come queste è proprio il caso di vergognarci di vivere in questo paese stupendo ricco di storia, di cultura e di tradizioni che non vogliamo preservare perchè a detta dei più miopi non portano interessi.

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  3. 1. nel corso dell'anno 2013, l'associazione di docenti di disegno e storia dell'arte Artem docere ha promosso una petizione per "il ripristino della storia dell'arte nella scuola secondaria". petizione (che non spiegando esattamente come stavano le cose ) ha ottenuto facilmente circa 15000 adesioni.
    2.la deputata di sel, celeste costantini, il 31 ottobre 2013, ha presentato un emendamento per la reintroduzione o introduzione (dove non c'era mai stato) dell'insegnamento di due ore di storia dell'arte a settimana in tutti gli indirizzi di scuola secondaria superiore: dai licei ai professionali. emendamento bocciato per mancanza di copertura finanziaria (due ore di storia dell'arte a settimana in TUTTE le scuole superiori sono un bel pò di cattedre e di stipendi da pagare)
    3. curiosamente solo ieri si fa girare questa notizia con grande accompagnamento di doglianze sulla cancellazione ( inesistente )della storia dell'arte dalla scuola italiana.
    4. nessuno si chiede, per esempio, che cosa significa per gli studenti introdurre o aumentare le ore settimanali dedicate all'insegnamento di una disciplina in un determinato piano di studi
    5. nessuno si chiede, per esempio, perchè favorire storia dell'arte e non la musica: l'italia è la patria del melodramma, ce ne siamo dimenticati? oppure la geologia, visto lo sfascio del territorio che ci circonda...
    6. nessuno si chiede, per esempio, se la priorità della scuola è oggi assumere docenti di storia dell'arte, quando la scuola italiana è quella che registra il più alto tasso di abbandoni...
    7. purtroppo condivido l'osservazione di vincenzo spera: in molti casi l'ora di arte è un'ora persa. ma non tutti gli insegnanti sono uguali, sarebbe ora di farlo sapere in giro... come il fatto che in molte scuole l'educazione al bello, al rispetto, alla attiva partecipazione alla conoscenza e tutela del territorio è una pratica quotidiana.

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    1. Ma se volevano re-introdurla è già stata estromessa. O no? Da chi lo sappiamo. E perché è stata bocciata la re-introduzione? E da chi?
      In Italia è assolutamente prioritario assumere docenti di storia dell'arte. In Papuasia e in Kafiristan no,
      Poi, a parte questo argomento che mi sta a cuore parecchio, so benissimo che la scuola italiana, gestita con il concerto di sindacati, associazioni, ministeri e quant'altro, resta un modello per tutto il mondo.

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  4. http://www.ilpost.it/2014/02/06/abolizione-storia-dellarte-scuola/

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    1. Ancora? Le vogliono rimettere perché non ci sono più. Lo dice anche la sua eroina nel post citato.

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