venerdì 20 dicembre 2013

Un libercolo: Seta, di Alessandro Baricco (scrittore lounge)

G. Luca Chiovelli

Sono prevenuto.
Dopo tutti questi anni non si è neanche sospettosi. Si sviluppa una sorta d’istinto di sopravvivenza editoriale che evita perdite inutili di tempo, la consunzione degli occhi (ne abbiamo solo due), la perdita del filo della lama del gusto. Annusavo i libri di Baricco e non li volevo leggere. E avevo ragione. A dirla tutta ero ancor più prevenuto: non leggevo i libri di Baricco a causa della cotonatura di Baricco. Gadda non sopportava Foscolo per le stesse ragioni. Troppi peli. Io son fatto così; di legno storto. L'ho pure detto una volta: sono un tipo brutale; ultimamente sono pure populista, luddista, pauperista: sono quel tipo occhialuto, in giacca scura, ariata losca che guarda le cosce alle ventenni e ha in uggia i nababbi come Baricco. Però, infine, ho ceduto. E ho letto Baricco: Seta; e I barbari.
La lettura di Seta.
Mi ha occupato giovedì, 19 dicembre, dalle ore 21.11 alle ore 21.57.
Struttura
Sessantacinque brevi capitoli. Ognuno non eccede le due pagine. Per non stancare i consumatori. Peccato che, come in Vanity Fair, non ci siano i minuti del tempo di lettura alla fine di ciascuno.
Trama
Hervé Joncour si guadagna da vivere comprando e vendendo bachi da seta. È felicemente sposato con la dolce Hélène.
Un'epidemia distrugge le larve dei bachi. È costretto, quindi, a recarsi in Giappone per acquisirne di nuovi.
Qui, alla corte del misterioso venditore Hara Kei, conosce una ragazza, di fattezze europee, altrettanto misteriosa. Hervé ne rimane totalmente affascinato. In uno dei suoi viaggi si concede l'unica e indimenticabile notte d'amore con lei. Non riuscirà più a rivederla. Tempo dopo giunge una missiva dal Giappone. Hervé riesce a farsela tradurre da una maîtresse nipponica di Nîmes, Madame Blanche. È quella ragazza a scrivere, e nella lettera ella rievoca appassionata il loro amore. Hervé si strugge di nostalgia finché non scopre che quelle parole ardenti sono state scritte dalla moglie Hélène. Sì, l'amore è sempre stato accanto a lui. La moglie muore. Il languore dell'adulterio svanisce: il passato diviene semplice rievocazione di storie favolose.
Il tono. Le iterazioni
La prosa è semplice, nitidamente punteggiata.
Le frasi brevi.


Baricco si serve spesso dell'iterazione per imprimere un tono favoloso alla vicenda. Ad esempio, ecco come descrive il viaggio dalla Francia al Giappone: "… Varcò il confine vicino a Metz, attraversò il Württemberg e la Baviera, entrò in Austria, raggiunse in treno Vienna e Budapest per poi proseguire fino a Kiev. Percorse a cavallo duemila chilometri di steppa russa, superò gli Urali, entrò in Siberia, viaggiò per quaranta giorni fino a raggiungere il lago Bajkal, che la gente del luogo chiamava: mare …” e viceversa, dal Giappone alla Francia; per tre volte.
Tale tentativo, però - la costruzione d’un atmosfera incantata - fallisce completamente.
La prosa semplice e smaltata si derubrica così a maniera ben confezionata, ma leccatissima. Fasulla.
Le favole sono concrezioni complesse e crudeli; e remote. L'artificio di Baricco è, invece, superficiale; basta grattare e viene fuori la lavorazione recente. Come l'arte povera di Mondo Convenienza. Ma è uguale alla credenza di nonna! No, non lo è. È prosa anticata. E il materiale neanche di prima scelta. La sensazione generale è di un poeticismo à la Facebook.
Facebook e Baricco
Facebook. Che bello! Le foto dei tramonti, di gatti, di foglie autunnali che svolacchiano, di immani canyon americani, di eroi(ne) fantasy su bianchi destrieri fantasy, di valli verdeggianti: il tutto esornato da motti da Baci Perugina e da didascalie sentenziose e ridicole.
Baricco è la continuazione di Facebook con altri mezzi.
La sua letteratura acquista senso solo al di fuori della letteratura: alla periferia della letteratura: nei social network, nei blog, nella sloganistica pubblicitaria: è qui che si forma il gusto per cui Seta diviene per molti una lettura auspicabile; ambita; dal tono persino alto.
Lounge literature
Seta non è l'opera di un autore midcult; e neanche il parto d'uno scrittore massificato; e neanche di uno trash, ovvio: Baricco è troppo raffinato e intelligente per questo. Io lo definerei lounge: avete presente quella musica che, negli hotel a cinque stelle, accompagna l'aperitivo dei nababbi? Quella. Si chiacchiera, si beve, si conversa pettegoli, ci si diverte, si rumina, si adocchiano gli altri, si perde tempo. Nulla deve affaticare il cervello che è congegnato per ben altre cure quotidiane: gli affari, il successo. Alla fine dell'happy hour la musichetta smiagola nel nulla dell'immemore: infatti essa serve solo alla bisogna: trincare spensierati in compagnia. E così il libro. Una volta finito lo si depone senza sussulti. Almeno sino al prossimo aperitivo defatigante; e al prossimo libro di Baricco o affini. Lounge literature, scorrevole, senza problemi; prosa che illude con le sue ambizioni poeticiste: buona per i lettori gonzi della classe medio alta, ma capace di sedurre anche le sciampiste, attratte dall'invidia sociale, dall'anelito impossibile alla cultura.
Il poeticismo
“Gli uccelli dalle grandi ali azzurre ... volavano lenti, salendo e scendendo nel cielo, come se volessero cancellarlo con le loro ali”
“Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita”
“Nel buio, era un nulla amarla e non amare lei …” (e che significa?)
“ … avevano sentito lieve, tra quelle mura, la sorte di amarsi”.
Florilegio micidiale. Il peggio arriva quando il torinese tocca corde erotiche:
"Finchè alla fine ti bacerò sul cuore ... morderò la pelle che batte sul tuo cuore ... Le tue dita nella mia bocca, la tua voce ... ti muovi adagio, ma fino a farmi male ... nessuno potrà cancellare questo istante che accade .... Per sempre chiuderò gli occhi staccando le lacrime dalle mie ciglia ..." E via così. I racconti di Playboy hanno più tono.
I personaggi
Non esistono. Non hanno né rilievo simbolico né psicologico. Solo furbesco. La sospensione dell'incredulità, infatti, non arriva mai. Il personaggio della maîtresse giapponese, ad esempio, Madame Blanche. Per tradurre una letterina dal nipponico Baricco che fa? S'inventa una giapponese bellissima, lievemente enigmatica (mai strafare!), che dirige un bordello a Nîmes: la incontriamo regalmente assisa in poltrona, impassibile, l'immacolato kimono d'ordinanza, piccoli fiori alle dita come anelli squisiti. Credibile, incredibile ... Quel che interessa al Nostro non è la credibilità; né l'incredibilità. A lui serve la figurina esotica pour epater les cretins. Come Anna May Wong in Shanghai Express oppure Ona Munson ne Le notti di Chicago, due film del re del kitsch hollywoodiano Josef von Sternberg. Ona Munson, un'attrice di Portland, truccata da cinese losca e vendicativa. Sternberg e Baricco usano lo stesso trucco: il tocco straniero, il mistero, la colpa, l'afrore di perfidia levantina: fasulla. Sternberg, però, giustamente, esagera, e porta a surriscaldare il cattivo gusto sfiorando il capolavoro. Baricco è più timido e controllato: teme di spaventare il proprio pubblico: la classe medio-alto e le commesse: rimane, perciò, a metà del guado: cauteloso e smaltato come una ceramica dell'Ikea. Credetemi, son più credibili le villains orientali di Bonelli, quelle che guidano manipoli di musi gialli destinati a essere randellati da Tex Willer: quello, almeno, è masscult onesto, e forse popolare, come certe pagine di Salgari e Verne. Bonelli, Salgari e Verne, inoltre, non ambiscono alla letteratura, nonostante le tirate opposte del midculter Umberto Eco.
I sentimenti
Fasulli come una moneta da tre euro. Baricco non ha mai sofferto. La falsa lettera spedita dalla moglie ... ne avete avuto un assaggio poco prima. Anche qui è preferibile la solida maestria di Carolina Invernizio: pure lei, non a caso, resuscitata dal consueto Eco Umberto.
Doppia sbirciata
Hervé sbircia nel kimono di Madame Blanche: "Il kimono le si aprì di un nulla, sul petto ... vide che non aveva niente, sotto, e che la sua pelle era giovane e candida".
E poi sbircia la moglie: "La camicia da notte le si aprì di un nulla, sul petto ... Vide che non aveva niente, sotto, e che i suoi seni erano piccoli e candidi come quelli di una ragazzina”.
Il lettore si ricorda, il lettore mette in connessione, il lettore scopre che le due donne sono legate da un segreto ed egli stesso, il lettore, si sente perciò partecipe di tale segreto: il depositario di una rivelazione letteraria. Gioia! Oh, amore! Oh, fedeltà! Oh abnegazione!, s'entusiasma il gonzo. Invece è solo una furbatella.
Baricco: oltre Giove e l'infinito
Certo, sino a quando ne avrà voglia. Ovviamente dovrà tenersi in bilico sull'onda, diversificare l’offerta e mai esagerare: gli Italiani non perdonano alla cultura.
Da ultimo?
Da ultimo niente. Baricco è artisticamente irrilevante e lo sarà sempre più. Come tutti quelli che oggi scrivono: De Luca, Santacroce, Mazzantini, Tamaro ... Sono sempre esistiti, beninteso, i mediocri. Anche ai tempi di Dante. Solo che non avevano lettori. I lettori erano una massoneria ristrettissima, esigente e dal gusto raffinato. Niente rotative per i Nostri nel 1300.
Il male di Baricco
Sommerge i migliori, li rende indistinti. Se non responsabile, correo.
Mediocre
Sì, ma intelligente. E spietato: ha scoperto la chiave per accedere a questo immane mercato medio e la sfrutta. Senza rimorsi. Odia, però, essere sottovalutato! Infatti ha scatti queruli, come quando diede sulla voce a Giulio Ferroni e Pietro Citati che lo stroncavano en passant. D'altra parte devo riconoscergli un'obliqua onestà: nel saggio I barbari, del 2006, egli, in fondo, si svela. I barbari non è un saggio, ma un'autobiografia. Fra civiltà e barbarie, Baricco, nonostante le ciarle, parteggia per la seconda. Dice, in soldoni: il vecchio mondo della letteratura è finito, avanzano i nuovi barbari. E noi (gli scrittori come Baricco) siamo in mezzo, aspettando il nuovo e salutando il vecchio, indecisi su cosa salvare dell'antico ordine. Sembrerebbe, a una prima annusata, ch'egli parteggi per Dante, Bach e Ovidio contro i Visigoti della globalizzazione, ma, a una lettura più attenta, egli, invece, afferma: “Mi ci trovo proprio bene qui, su questo crinale, fra il vecchio che affonda e il nuovo che avanza inevitabile; inevitabile, perché niente ci salverà da esso, manco la Muraglia Cinese; certo, dell'antico mondo sarebbe doveroso salvare qualcosa, come fece Noé: ma, boh, sono indeciso; e poi, cari miei, siete sicuri che il nuovo è davvero così brutto? A uno spettatore ottocentesco Kubrick sarebbe apparso folle e sragionato e invece ora lo adoriamo ... riflettete ... che vi devo dire lettori miei: aspettiamo ... non tutto il male vien per nuocere ... e poi mi trovo bene, come detto ... il mio prossimo libro sta per uscire ... colle royalties giro il mondo ... Aloha ...”
A Baricco frega poco del mondo antico. Non ha travasi di bile. Perché dei barbari egli è implacabile araldo. Alfiere della fuffa col fiocco. A lui, peraltro, non salta manco per l'anticamera del cervello il fatto che i barbari opponevano alla civiltà una diversa civiltà, e che tale scontro – civiltà barbarica-civiltà tout court - fu sempre fecondo. Arabi/spagnoli Romani/Celti Assiri/Babilonesi. Mentre questi nuovi, di barbari, non portano niente, sono l'assenza della civiltà. Si limitano a saccheggiarla, la civiltà (id est: il passato) per trarne opere parodistiche: tanto che, noi, del passato ricordiamo ormai solo le parodie e non la matrice vera, il film Shakespeare in love, mica i sonetti di Shakespeare. Il passato che si dissolve, la civiltà che scompare senza essere sostituita che dal nulla o da goffi simulacri. Ma a lui, Baricco, piace così. Poi, per farsi perdonare, scrive qualche sciocchezzuola da melomane o rianima pateticamente l'Iliade per atteggiarsi, stavolta sì, a midculter. Tanto qualcuno che pubblica lo si trova sempre.
Baricco è un untore.
Ha fondato una scuola di scrittura. Come si possa insegnare la scrittura rimane, per me, un mistero. Bisogna vivere, altro che scrivere. Insegnare poi ... Vivere, osservare, leggere chi è degno d'esser letto; soffrire l'esistenza fin nelle più intime fibre del cuore.
E invece Baricco insegna: già me lo vedo in camicia bianca, maniche rimboccate, aggirarsi fra i banchi, citare Benjamin, McCarthy; sciolto, sicuro .... E poi, finita la lezione, tutti a bordo lago: Sandrino, mollemente adagiato su un triclinio, è contornato da allievi silenti: forse più allieve che allievi: allieve con un vezzoso chitone, adoranti, che mescono Barolo mielato in coppe d'oro mentr'egli tenta vago la lira, la chioma agitata da una leggera brezza pedemontana, il volto da Orfeo fisso nelle acque del lago. Cosa pensa? Chi lo sa. Nessuno può traversare il mistero che si cela sotto quei boccoli. O forse sì: “… disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita”.
Ho copiato Baricco.
Lo ammetto. Ho copiato Baricco; senza averlo letto. Questa l'ominosa sequenza degli avvenimenti, Signor Giudice. Il 28 novembre scrissi un secondo post su Valle Aurelia in cui rievocavo le partite a pallone della mia infanzia; qualche giorno dopo presi in prestito I barbari, in cui Alessandro Baricco rievocava le partite a pallone della sua infanzia. Lo ammetto, tra i due passi ci sono tratti comuni: il rifinitore come fighetto, il fatto di giocare indietro, come mediano, le pisciate, le marcature a uomo. Lì per lì ci son rimasto male. Il primo caso di plagio, pur veniale, senza previa lettura. Poi ho capito. I due passi si assomigliano e anche no. Sì e no. Mi spiego.
Sì, si assomigliano perché i maschi italiani vecchi mezzo secolo che han giocato a pallone hanno vissuto le stesse esperienze da Aosta a Siracusa. Questo spiega le analogie.
No, non si assomigliano perché, anzitutto, le nostre prose sono differenti: la mia, infatti, è nettamente superiore. E poi, lo sospetto, anzi lo so: Baricco mente spudoratamente. Io ho giocato davvero in mediana: lo faccio ancor adesso, nella vita: sempre in mediana a pestare duro. Mi ci sono schiantato le ginocchia a furia di medianeggiare. Baricco invece ha scritto così perché ha orecchiato l’altrettanto piacionico Ligabue (una vita da mediano/da chi segna sempre poco/che il pallone devi darlo/a chi finalizza il gioco ...).
Vi dico io dove giocava Baricco: stava in panchina. Ogni tanto, però, il papà, borghese di Torino, spendeva una buona parola con l'allenatore e lo facevano giocare. È così. E quando giocava non entrava mica in mediana. Quando mai si son visti mediani col ciuffo? Giocava da rifinitore fighetto: col ciuffo; come l'altro Elvis del nulla, Matteo Renzi, sua attuale stella partitica.
Queste le mie spiegazioni del fatto, moderatamente increscioso.
Mi tengo peraltro a disposizione della controparte qualora sorgesse la volontà di rimuovere i contenuti in essere, poiché ritenuti lesivi dei suoi interessi.
Tutta la mia anima aspira alla composizione amichevole del bisticcio.
Ho finito, Signor Giudice

Auguro a tutti un felice Natale.

10 commenti:

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  2. Ho guardato il film Seta tratta dall'omonimo suo libro e secondo me, l'ho trovato abbastanza carino...per curiosità ho dato un'occhiata al libro e mi sono stupita di come hanno fatto a fare un film di 104 minuti circa con un libricino di 108 pagine... il prezzo è troppo altro, 8-9 euro circa, mi sembra eccessivo... ma posso sbagliarmi...
    Recensione interessante, bella!
    Felice natale!

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    1. Altrettanto a te.
      Ora mi toccherà vedere pure il film.
      The torture never stops.

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  3. era ora che qualcuno lo dicesse, tutto questo, di baricco. Buon Natale, Chiovelli, chiunque tu sia.

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  4. Baricco "lounge"è geniale come definizione!
    L'ho sempre odiato anche io...non per la cotonatura però :)
    Dal primo momento mi ha dato l'idea di un truffatore letterario.Cerca sempre l'effetto,molto meno la sostanza.
    Devo ammettere però che in Mr Gwyn (rispetto a Seta o a Senza sangue) ho notato un grande cambiamento e mio malgrado ho amato quel libro.
    Complimenti per l'analisi,davvero!

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  5. la cultura della critica distruttiva (o dei castigamatti) è molto mainstream, particolarmente nell'italietta è dominante e molto convenzionale: infatti c'è sempre un popolo pronto a sostenere i bastonatori di chicchesia vedi le risposte di partecipe giubilo a questo post; strada facile signor chiovelli, ahi ahi ahi, glielo dico con tutto il rispetto. buona continuazione, mario (lettore onnivoro e quantitativamente sopra la media)

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    1. In effetti mi sono avvalso della mia platea mainstream su Repubblica per dare addosso a Baricco, romanziere di Monteverdelegge.
      Per il resto sono felice che le scariche galvaniche abbiano prodotto un germe di discussione.
      Spero che in futuro motivi di più il suo pensiero.
      L'avverbio 'quantitativamente', però, glielo confesso, mi suona apocalittico.

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