lunedì 26 agosto 2013

Parola di Capitano / 26


Nelle puntate precedenti: Teo ama Alice, il Capitano ha finalmente un corpo (o almeno alcune sue parti)

Franca Rovigatti
L’ALLEANZA

Si fece festa e bisboccia, si brindò col caffé. Alice si dichiarò entusiasta della scrittura di Teo (il che accese qualche palpito di speranza nel cuore del nostro).
Sommaire scherzò sulla rivalità tra scrittura e amore: dichiarando di tenerci molto (e sottolineò molto), ad andare avanti lei (e sottolineò lei) nell'incarnazione di Giona.
Giona la rassicurò che mai, nel suo corpo e nel suo cuore, avrebbe avuto rivali.
E insomma, fu una gran bella festa, in cui tutti si capivano, parlavano lo stesso linguaggio e sembravano volere le stesse cose.

Ma Teo amava Alice. E cioè, se ancora non lo sapete, voleva soprattutto il suo bene.
Così introdusse il tema della sua stranissima malattia.

Lei l’interruppe. Accavallò impaziente gli argomenti, fornì particolari. Raccontò di quando, circa un mese prima, s'era spersa in 'fato': era durata due notti e un giorno. Raccontò delle terribili lusinghe di 'vuoto', della disperante fissità di 'sasso': descrisse la claustrofobia di 'buio', l'alito pesante di 'puzzo’, ‘lezzo'...
Chiese al Capitano di aiutarla. Lui, venendo dal mondo delle parole, poteva darle buone dritte. Supplicò il soccorso di Sommaire.
Ma il Capitano, Sommaire e lo stesso Teo tacevano, incapaci di pensare a un rimedio.
Perché era vero, Sommaire conosceva il luogo dove tutto è muto, ma nulla sapeva di parole tanto feroci e avide.
Perché era vero, Giona veniva dal paese delle parole, ma aveva abitato una regione ben diversa dal luogo duro e gelido di cui parlava Alice. Nella provincia temperata da cui veniva lui (letteratura di consumo) le parole sono (come s'è già accennato) inconsistenti, vacue, sostituibili.

Una faccenda seria... Ne so pochissimo, io abitavo da tutt’altra parte. Quello è un paese feroce, ne ho sentito parlare... Un paese che smarrisce la ragione per eccesso di senso... Si credono dio, là... E’ un luogo gelido, mi dicevano: in cui può sopravvivere solo chi è da sempre uguale a se stesso. Raccontavano che i pochi umani che vi si sono affacciati (sai, grandissimi poeti, filosofi, mistici) beh, quasi tutti vi hanno smarrito il senno...

"Non sei affatto rassicurante, Giona!" Lo rimproverò Teo: "Insomma, ci sarà pure un modo per salvare la nostra amica!”

Non intendo scoraggiarla, Teo… Ma bisogna avere una qualche conoscenza del nemico, se vogliamo sottrargli la preda! E' inutile illudersi che sia un lavoretto... Come è cominciata, Alice?

Alice raccontò ancora la storia del suo amore per la scrittura: narrò l'ossessione, la follia, la paura... Mentre parlava, lacrime presero a scendere a rivoli, fino a formare due simmetriche pozze sulla fòrmica del tavolo, entro la parentesi dei gomiti.
Forse fu quel quieto pianto tra lo scorrere regolare delle parole a vincere la loro ultima resistenza.
Sommaire disse: "Va bene. Noi siamo con te, Alice, per quel che possiamo. Conta su di noi".
Nel suo angolo, il Capitano annuiva.

  (26 - continua)

Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.

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