giovedì 22 agosto 2013

Parola di Capitano / 22


Nelle puntate precedenti: Grande è la gioia dello scrittore Teo Marlo nel ritrovare il manoscritto perduto del suo romanzo, e soprattutto il protagonista, il Capitano Giona MIssing, la cui voce è uscita misteriosamente dalle pagine del libro.

Franca Rovigatti

UN SOGNO POTENTISSIMO
 
Stanchi com’erano, crollarono. Teo nel suo letto a ronfare, Sommaire sul divano e il Capitano, che per sua natura non poteva dormire, a guardare dentro i sogni.

Sommaire, come spesso ormai le capitava, stava sognando il Capitano. Ancora passeggiava con lui per un sentiero di campagna, e costruivano la strada coi loro passi. I bordi, i fossi si riempivano di biancospino, rosa canina, dei colorati fiori di pisello. Lei era davvero la dea di quell'angolo di mondo. Il minuto sembiante era (sì, come sempre) consunto e attonito, ma tutta la persona risplendeva. Il saiuccio bigio, nel sogno, pareva diventato le ali dell'Arcangelo Gabriele. Spiumava gioia.
Allora successe qualcosa di straordinario. Accadde che, mentre guardava il sogno di Sommaire, Giona, attratto come da irresistibile magnete, ci entrò dentro. Andò a collimare con l’immagine. Diventò lui medesimo il Capitano sognato da Sommaire che passeggia nella campagna sognata da Sommaire.

(Il Capitano, adesso mi tocca dirvelo, s’era infine innamorato. Chiamato in vita dall’amore di Sommaire, l'amore di Giona s'era risvegliato. Nulla a spartire con il sentimento che in altri tempi aveva provato, per esempio, per Gea, brava ragazza: o per Moira, o Leyla. Che pure erano state belle, nel fiore degli anni. Questa cosa qui, questo che gli succedeva adesso era fuoco. Ardeva e consumava ogni pixel del suo immateriale corpo, stazionava ardito nelle pelvi, premeva sui polmoni. Incitrullito. Un fuoco incitrullito. Che camminava senza poter parlare, fissi gli occhi sulla piccola dea dell’immensa povertà amante.)

Pensava freneticamente, Giona-del-sogno. Bruciava e tentava di spegnere l’incendio:

Ma che succede ora? Poche storie, vecchio mio, tu non sei altro che un personaggio. Righe di inchiostro. Il tuo amore è destinato a restare sulle pagine… Non puoi sconfinare, innamorarti di una donna vera...


E, d'altro lato, così divampava il fuoco:

Ma se lei proprio così come sei, fantasma, ti ama? Ti ama talmente che riesce persino a vederti...

Poi subito tornava a ragionare il savio Capitano:

Ci manca solo l'amore, Giona! Che dirà Teo? Sommaire è pur sempre stata sua moglie... Gran cattivo gusto...

Ma la fiamma vinceva:

Quel che sia, sia. Il destino è scritto. Io non posso avversarlo... Questo è vero amore... Io sono preso, ormai: Sommaire è la mia padrona per sempre…

Sommaire inventa un prato al sogno, soffice d'erba asciutta. Su quel morbido verde si allunga e dice: "Vieni, mio amato. Vedrai, qui si sta bene..."
Tremante, bruciante, Giona obbedisce. E subito si stringono, come se dall'abbraccio dipendesse la vita a tutti e due, come se tutta l'acqua, tutto il cibo, tutta la gioia della terra stessero ad ognuno nelle braccia dell'altro.
(Poi stare stretti non gli basta più.
Giona che bacia la bocca di Sommaire,
Sommaire che succhia le labbra al Capitano,
regredisce il senso mentre una bocca
penetra l'altra. Dalle gole sorte
il piccolo lamento del piacere.
Il corpo di Sommaire, sotto il vestito
si risveglia, arde, i suoi seni s’appuntano.
L’astuccio del bacino
si tende arcua si spalanca apre.
Vuoto il corpo di Giona pulsa e batte
va nutrire la grande contrazione
quella che, del frenetico abbandono
è anima sacrosanta, o Pene.
Pene che ratto si produce in Fallo
d'oro vero, duro come acciaio...)

Vennero insieme. Il loro fu uno dei più felici e potenti orgasmi dell'universale storia dell'eros: era tantissimo tempo che sulla divina terra, luogo di magie, non si accoppiava tanto potentemente Amore (sia pure, d'accordo, sia pure in sogno).
Dopo che lui l'ebbe inondata (dopo che la mente di Sommaire fu invasa dai sogni e pensieri di Giona), stettero stretti a lungo.
Lei disse: "Tu sei davvero qui, vero, Capitano? Non è solo che io ti sogno... Sei entrato, tu in persona… Ti ho sentito, ti vedo...”
"Sì sono qui. Tutto tuo, qui." Mormorò Giona, felice.

(22 - continua)
 
Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.

Nessun commento:

Posta un commento