mercoledì 28 agosto 2013

Nell'anno 2142, tra fantascienza e filosofia

Alex Cantarelli, 2142
Edizioni Ensemble, pp. 115, euro 12

Maria Teresa Iannitto

2142 è il titolo di un volumetto che raccoglie alcuni racconti ambientati nel mondo del futuro.  L’autore è Alex Cantarelli, regista, autore teatrale e musicista, che in questa occasione si cimenta per la prima volta con un opera letteraria.
L’accattivante copertina e l’ambientazione delle storie narrate spingono in prima lettura a incasellare  il libro nel genere fantascientifico. Eppure risulta riduttivo assegnare il volume ad  una categoria precisa,  perché esso si presta a molteplici approcci di lettura. Una tecnologia altamente sviluppata regola e semplifica il mondo degli umani che vivranno tra un centinaio d’anni e più: questo è l’elemento fantascientifico che accomuna i diversi racconti, ognuno dei quali ha un titolo formato da una lettera puntata o da una sigla. Ma appare subito evidente che nel tessuto del racconto emergono riflessioni che scaturiscono da una riflessione sul presente, nonché da esperienze di  studio e vita vissuta. 

P.N. è il titolo del primo racconto, il più classicamente fantascientifico, con l’eroe positivo che contrasta coloro che tramano per conquistare il potere. Il finale che lo vede sconfitto lascia però immaginare sviluppi imprevedibili e nuove avventure. In Ak 921 gli esploratori alla scoperta di nuovi mondi si perdono nel tempo e nello spazio, non senza aver prima comunicato le importanti esperienze vissute durante il viaggio.  Con Beta-C si passa ad immaginare una tranquilla chiacchierata tra esseri umani ormai macchinizzati che passano il loro tempo giocando e conversando, almeno fino a quando l’imprevedibile accade. N. è la descrizione di una colonia spaziale che rimanda ai paesaggi imponenti dei fiordi norvegesi. Strade che tagliano il paesaggio e si insinuano nella profondità delle montagne bagnate da un mare scuro e immobile, agglomerati che ricordano i villaggi di un tempo passato, lamponi e mele, abitanti che hanno raggiunto il felice equilibrio della serenità. O.d.P.  ci riporta di nuovo a una situazione in cui il protagonista si trova involontariamente coinvolto nelle trame di un piano per la conquista di un  nuovo ordine.  Con F. ci troviamo immersi nelle riflessioni di un ricercatore di antichi scritti e C.d.s. ci pone di fronte al drammatico confronto tra una madre e il figlio che cresce e inevitabilmente si distacca da lei. Chiude il libro P., forse il più filosofico dei racconti, con un rimando al mito della caverna di Platone.
Ecco, la filosofia è certamente una delle chiavi di lettura del volume: ordine e caos, apparenza e verità, l’uno e il tutto, ricordo e oblio, la ricerca di un ordine superiore: domande che l’uomo si pone da secoli e che nessuna tecnologia, anche la più  sviluppata, potrà soddisfare con una risposta definitiva.  Ma la lettura dei racconti, nonostante la drammaticità delle situazioni e, talvolta, la complessità delle argomentazioni,  risulta gradevole perché segue lo stile di una sceneggiatura che porta il lettore a confrontarsi con immagini vivide e colpi di scena  inaspettati.
Buona lettura.

Nessun commento:

Posta un commento