martedì 4 giugno 2013

La tribù delle favole

Giulia Caminito

La favola è la patria dell'amore,
le piace vivere tra fate, talismani,
e credere negli dèi, poiché essa è divina.



- Schiller diceva che le favole sono importantissime. Vi piace come suona questo nome? Schiller…
Il nome viaggia sulle teste ricciute dei bambini e i cerchietti delle bambine nell’enorme tenda della Tribù dei lettori a Villa Borghese. Suona bene, effettivamente. Enza lo accompagna con un dileguarsi di dita protese. Il libro aperto in grembo, pronta per la lettura.
Finalmente è spuntato un raggio di sole anche sulla Capitale per la festa della Repubblica, e Villa Borghese si è animata di palloncini e cuscini rossi, biciclette dai sellini colorati, coperte stese al sole e piedi nudi sull’erba. Come gli indiani delle migliori tribù, seduti a semicerchio, i piccoli lettori attendono la prima favola del pomeriggio all’ombra della grande tenda bianca.

Enza apre le danze e li accompagna alla scoperta delle favole dei fratelli Grimm, che dopo duecento anni ancora sanno regalare ai più piccoli un mondo fatto di luci e ombre.
Urliburlebù è il titolo della prima storia. Un titolo singolare, anche i bambini lo notano. Particolare come le storie scelte dalla raccolta La principessa pel di topo edito da Donzelli.
L’humor nero dei fratelli Grimm si mescola al lieto fine tipico delle favole. Tra volpi al galoppo, pulci da spulciare, figlie di vaccari spacciate per principesse, colombe mediane a cui tagliare al volo la testa, bacchette magiche e fagioli che rispondono a ogni domanda.
“E voi bambini, cosa vorreste?” chiede Enza rivolgendosi al pubblico. Perché quando si legge una favola rimane sempre un desiderio sulla punta della lingua.
Molti alzano la mano e dicono: “Una bacchetta, per diventare… per inventare… per andare…”.
C’è chi vorrebbe essere un cigno, chi un leone, chi una principessa.
Ma c’è anche chi vorrebbe un fagiolo che risponda a ogni domanda, e lo considererebbe così prezioso da aver paura di perderlo nei meandri delle proprie tasche.
Forse per essere rassicurato in questo mondo dove le risposte non arrivano mai…
Poi Maria Teresa legge un racconto, sempre i Grimm, con un protagonista dal nome insolito: Dettofatto, arguto e sagace tuttofare che sa destreggiarsi anche al cospetto di un imponente unicorno.
Dopo si prende un po’ d’aria fuori dalla tenda per passare alle storie tradotte da Collodi edite da Gallucci, con Marta e Alessandro.
La famosissima Bella addormentata nel bosco e i meno noti Racconti delle fate, come l’omonimo volume. I cuscini vengono sparsi un po’ all’ombra e un po’ al sole, i bambini riprendono posto, e intorno il variopinto clima della Villa accompagna la lettura.
Si conclude la giornata, dopo una pausa merenda, quando ormai il sole non scotta più ma si trasforma in sagome sul prato, con favole ancora più antiche: i miti greci.
Insieme alle voci di Anna e Paolo. I capricci e le conquiste di Zeus, l’ira della sua consorte, i vizi e gli innamoramenti dei figli, la bellezza di Apollo e la forza di Artemide.
La favola, come tradizione recuperata, immaginario custodito, paura condivisa, risposta possibile, ha ancora molto da dire. Tra il divino e l’umano, tra la magia e la realtà, racconta speranze, illusioni, desideri, timori, fantasie e amori. Come diceva Schiller, il poeta dal bel cognome.
I bambini ascoltano, magari da un orecchio solo, quello acerbo, e intanto chissà a cosa pensano. Quella tenda però diventa per loro uno spazio da dedicare alla lettura, allo stare insieme in un modo diverso dal gioco, vicini molto vicini, ma silenziosi e rapiti, per aspettare il finale o per sentir ricominciare tutto da capo con c’era una volta






1 commento:

  1. un reportage sull'evento che sembra esso stesso, un racconto magico...ci sono i personaggi, gli interpreti...l'atmosfera magica respirata insieme...

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