sabato 25 maggio 2013

Rieti, la poesia a tre dimensioni


Da una degli organizzatori di Poesia 13, un resoconto delle tre giornate di incontri che si sono tenute a Rieti dal 17 al 19 maggio.

Francesca Fiorletta

Rieti, dal 17 al 19 maggio, s'è animata di poeti, critici e appassionati di letteratura, che dal venerdì alla domenica hanno praticamente abitato la sala San Giorgio della Biblioteca delle Officine Fondazione Varrone, sita proprio nel bel centro storico della città. Organizzata a cura del comitato ESCArgot, scrivere con lentezza, Poesia 13, Cantiere aperto di ricerca letteraria è stata una lunga e ricca occasione di scambio e di confronto tra e con gli autori invitati a partecipare e i loro testi più recenti, molti dei quali ancora inediti e quasi del tutto in fieri, a ribadire ulteriormente la dimensione laboratoriale della manifestazione, che si proponeva fin dall'inizio di scandagliare i “lavori in corso” di alcuni fra i poeti più stimati e interessanti del nostro panorama attuale.
Diciannove autori, dunque, hanno avuto modo di condividere i loro testi, proiettati su uno schermo perché tutti li potessero leggere, e di dialogare ciascuno inizialmente col proprio critico-”coach di riferimento”, e poi con gli altri critici e/o spettatori presenti in sala.
Durante la prima giornata, ad esempio, abbiamo assistito, tra gli altri, a un vivace scambio tra Andrea Cortellessa e Gian Maria Annovi, in volo da Denver appositamente per prendere parte alla manifestazione, che ha letto alcuni testi tratti dalla raccolta Italics, di recentissima pubblicazione per Aragno, più alcune anticipazioni della serie La scolta, prossimamente in uscita per le edizioni Nottetempo. Interessante l'apparato linguistico e compositivo di Annovi, che mescola padronanza di stili poetici e profonda lucidità critica nell'analizzare una situazione sociale tanto frammentata e policentrica com'è quella scaturita dai fenomeni di immigrazione e emigrazione contemporanei.
Nella seconda giornata, sempre per citare solo alcune delle molte voci coinvolte, ancora un volo internazionale, stavolta da Parigi, quello di Fabio Zinelli, che ha dialogato prima con Luigi Socci e con la sua Bibliografia fantastica, per poi concentrare l'attenzione sulla Casa delle Case di Renata Morresi. Se Socci ha coinvolto la platea coi suoi esperimenti di “poesia visiva”, dotando addirittura le prime file di appositi occhialini cartacei in presunto 3d, specchio allegorico imprescindibile attraverso il quale osservare l'avvicendarsi del lavoro poetico e umoristico sulla scena, la Morresi ha optato per un'esperienza più squisitamente sonora, riproponendo una sorta di collage semantico di voci raccolte in vari spazi e contesti, rimodellate poi sulla pagina scritta, in forma più che poetica, oserei dire, pressoché catartica.

E veniamo alla giornata conclusiva, certamente la più densa di spunti critici, che si sono susseguiti, via via, a tentare un primissimo bilancio, pratico e teorico, sull'attuale stato di salute (o non salute) della poesia contemporanea, variamente afferente a quella macroarea, ancora forse troppo poco studiata e approfondita, che potremmo quindi identificare sotto la dicitura di “scrittura di ricerca”.
Moltissimi i temi emersi proprio nel dibattito pomeridiano, dunque, dall'ormai forse non più praticabile e perniciosa dicotomia fra i vecchi statuti ontologici e canonizzanti di poesia e di prosa, alla riflessione epistemologica sulla funzione dell'immagine e quindi, più in generale, sul ruolo che assume la compresenza intermediale nella creazione e poi anche nella fruizione stessa delle più nuove strutture testuali.
All'insegna del dialogo, dunque, e della più autentica ricerca letteraria, Rieti ha rappresentato davvero un “cantiere aperto” alla riflessione artistica e alla sperimentazione di nuove, audaci e intelligenti forme della scrittura e della critica di oggi.
Ne aspettiamo il seguito.

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