mercoledì 22 maggio 2013

Addio a Roberto Denti, un Giamburrasca in libreria

Roberto Denti e Gianna Vitali
Il nome di Roberto Denti, che se n'è andato la notte scorsa a 89 anni, è legato alla Libreria dei ragazzi di Milano, la prima del suo genere in Italia, da lui fondata oltre quarant'anni fa, nel 1972, insieme alla moglie Gianna Vitali. Un'impresa coraggiosa e che tuttavia si è rivelata subito azzeccata: "Decidemmo di occuparci di libri per bambini, una fascia di mercato ancora poco scoperta allora" raccontava l'anno scorso Gianna Vitali in una intervista per il quarantennale della libreria. "Partimmo con una ricerca di mercato: io mi sono passata tutte le cartolibrerie e librerie di Milano, da cui non ho ricevuto altro che risposte perplesse: 'Libri per bambini adesso? Ma non è Natale. I libri per bambini si vendono solo a Natale e alle comunioni'. Roberto invece, furbo, va a Londra e Parigi a vedere com'è la situazione all'estero. Conclusione: l'apertura era prevista per il settembre del ’72, ma siamo stati costretti ad anticipare al 28 di agosto perché c'era troppa richiesta. Bussavano addirittura al vetro chiedendo di entrare, mentre ancora stavamo montando". Nel corso degli anni l'intuizione si è confermata giusta e lungimirante: non solo ancora oggi la Libreria dei ragazzi rimane per i lettori milanesi un punto di riferimento (dal 2007 il socio di maggioranza è la casa editrice Il Castoro), ma il "modello Denti-Vitali" -  i libri per bambini esposti di piatto, su scaffali a portata delle loro mani - si è ormai imposto  in tutte le librerie italiane che riservano uno spazio ai testi per l'infanzia.
Denti, però, è molto noto anche per i suoi libri, dal long seller I bambini leggono (Il Castoro) al romanzo Incendio a Cervara (Voland) fino ai ricordi della sua stessa infanzia, Il ragazzo è impegnato a crescere (Topipittori). Ed è da quest'ultimo che proponiamo un breve stralcio in ricordo di una figura che molto ha fatto perché i libri diventassero, per bambini e ragazzi, oggetti amati e familiari.

"A metà delle vacanze in colonia al mare, la mamma prendeva il treno e la domenica veniva a trovarmi, ma io mi sentivo abbandonato. La stessa sensazione che avevo a casa: l’impressione era che la nonna mi trattasse male e che desse sempre ragione a mio fratello che a scuola aveva ottimi voti. 

La mamma era severa e mi dette un grande dispiacere quando, avendo io chiesto di leggere Il giornalino di Giamburrasca, me lo negò, dicendomi che il protagonista del libro era un monello e che era troppo pericoloso per me conoscere le sue avventure. 
Secondo lei non avevo abbastanza buon senso per capire che quello che c’è scritto nei romanzi è pura fantasia e temeva che lo volessi imitare. Mi feci prestare il libro di Giamburrasca da un compagno di scuola e lo lessi di nascosto". 

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