mercoledì 26 maggio 2010

Cineclub: Il giardino delle vergini suicide

Uscito nel 1999, Il giardino delle vergini suicide, esordio alla regia di Sofia Coppola, è tratto dal quasi omonimo romanzo di Jeffrey Eugenides (Le vergini suicide, Mondadori 1994). Come il libro, anche il film mescola i toni, di volta in volta elegiaci, comici, feroci, e punta sulle atmosfere più che sulla trama. Affascinata - come testimoniano anche i film successivi - da quello che il critico Emanuele Boccianti ha definito nel sito Offscreen "l'istante zero del percorso di crescita di una donna", la regista americana riprende lo spunto offerto da Eugenides ricostruendo gli ultimi mesi di vita delle cinque sorelle Lisbon attraverso gli occhi e le voci di un gruppo di ragazzi del vicinato affascinati da queste ragazze belle e infelici. Una sorta di coro greco insieme dolente e distaccato che, per citare la critica Michiko Kakutani nella sua recensione del romanzo sul New York Times, ha l'effetto di "trasportarci in quel mitico regno dove è il fato, non il senso comune o la psicologia, a dettare legge".

domenica 23 maggio 2010

"Chi ha ucciso Sarah?" di Andrej Longo

“Di no ne ho avuti una valanga” ha raccontato Andrej Longo in un’ intervista a Repubblica del 2007. Ma di strada, di sicuro, ne ha percorsa parecchia: prima cameriere e poi pizzaiolo prima di riuscire infine, grazie alla piccola casa editrice padovana Meridiano Zero, a pubblicare la raccolta di racconti Più o meno alle tre che lo fa conoscere al grande pubblico. Nel 2007 Longo vincerà i premi Bagutta e Piero Chiara con la raccolta di racconti Dieci edita da Adelphi.
E ancora da Adelphi è uscito l’ultimo libro di Andrej Longo Chi ha ucciso Sarah?, un romanzo giallo alla vecchia maniera, che in poche pagine consuma lo svolgersi di un’indagine sulla morte di una giovane donna. Sarah ha vent’anni, fa parte della Napoli bene e apparentemente non sembra esserci alcun elemento per giustificare la sua morte. Eppure il suo corpo è lì, privo di vita, accasciato sulle scale di un condominio in via Posillipo, la zona bella della città. La storia, infatti, tocca solo marginalmente la Napoli della camorra e dei quartieri allo sfascio della sua periferia per concentrarsi sui rioni borghesi della città, quelli che ospitano le case signorili e i negozi prestigiosi. Niente organizzazioni criminali, né degrado e povertà, quello che Longo ci vuole mostrare è il perbenismo dei borghesi, l’ipocrisia dei ricchi e le loro terribili verità nascoste. Eppure, come ha notato Giorgio De Rienzo sul Corriere della Sera, Chi ha ucciso Sarah, più che a un vero e proprio giallo, assomiglia a un romanzo di formazione, dato che la vita del protagonista, il poliziotto Acanfora, "cambia al primo incontro con la morte": "A volte - riflette il giovane - certi pensieri saltano fuori non si sa da dove. Pare che non significhino niente, fantasie senza capo né coda. Però se uno le pensa, vuole dire che una ragione ci sta". Ed è inseguendo questa ragione che Acanfora va in cerca del colpevole e, più o meno consapevolmente, di se stesso.

Martedì 25 maggio alle 19, presso il ristorante Basilico, clivo Rutario 76, 00152 Roma, aperitivo con l'autore: Andrej Longo parlerà con i suoi lettori di Chi ha ucciso Sarah.

giovedì 13 maggio 2010

Ancora This Be The Verse

Alla fine di una serata particolarmente accanita, alla quale hanno partecipato, in ordine alfabetico, Carla Bernardi, Maria Teresa Carbone, Fiorenza Mormile, Anna Maria Rava, Cristina Reggio e Franca Rovigatti, è venuta fuori una traduzione collettiva di This Be The Verse di Philip Larkin, sulla quale poi tutte hanno/abbiamo ancora lavorato, ma che si consegna qui come temporaneo oggetto di concordia:

Ti inculano alla grande mami e papi
Non fanno apposta, forse, ma lo fanno.
Ti accollano le colpe che hanno avuto
E aggiungono per te degli extra in più.
Ma furono inculati a loro volta
Da idioti in cappelli e cappotti vecchio stile,
Metà del tempo duri-sdolcinati
L’altra metà si azzannavano alla gola.
L'uomo tramanda sofferenza all'uomo
Sempre più fonda come il fondo del mare.
Tirati fuori più in fretta che puoi
E sta’ attento a non fare figli tuoi.

Cineclub: Gioventù bruciata

Non molti e non molto significativi i materiali in rete su quello che è stato un film-simbolo degli anni Cinquanta, la dimostrazione visiva e "sensitiva" che l'apparente quieto grigiore della provincia americana di quel periodo era attraversato da tensioni di inquietudine e di rabbia. Una scheda di Gioventù bruciata (Rebel Without a Cause il titolo originale, 1955 l'anno di uscita), completa del trailer originale, si trova nel sito del Corriere della Sera mentre su MyMovies si possono trovare, accanto ai dati essenziali del film, alcune schegge di recensioni. In inglese ovvio il riferimento alla pagina dell'Internet Movie Database o a quella di Wikipedia. Più interessante, nella sua brevità, il ritratto che sul New Yorker Anthony Lane dedica al regista di Gioventù bruciata, il grande Nicholas Ray, molto amato dalla Nouvelle Vague e in anni successivi da Wim Wenders che filmerà i suoi ultimi giorni in Lightning Over Water.

giovedì 6 maggio 2010

Goethe e i lettori (me lo segnala Stella)

"Ci sono tre specie di lettori", scriveva Goethe in un aforisma, "una che gode senza giudicare, la terza che giudica senza godere, e quella di mezzo, che giudica godendo e gode giudicando: questa in verità ricrea di nuovo un'opera d'arte".

domenica 2 maggio 2010

Lessico famigliare di Natalia Ginzburg

Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg (pubblicato da Einaudi nel 1963; altre edizioni: 1963 - Supercoralli; 1986 - Gli Struzzi) descrive dall'interno la vita quotidiana della famiglia Levi, famiglia d’origine della Ginzburg. Sullo sfondo, una Torino caratterizzata dai drammatici avvenimenti del Novecento dagli anni '30 in poi: il fascismo, la persecuzione razziale, la guerra, il dopoguerra. Natalia, l’ultima dei cinque figli Levi, è la voce narrante. Con assoluto rispetto della verità e, per certi versi, mantenendo l’incanto della fanciullezza, il testo - più che un’autobiografia - è un insieme di ricordi, che il trascorrere del tempo può avere reso imprecisi, labili. Un libro della memoria che, con dolcezza e ironia, racconta l'amore incondizionato che lega una famiglia tristemente separata dalla guerra, ma a cui basta risentire qualche modo di dire o parola “famigliare” per tornare a sentirsi unita. Vincitore del Premio Strega, il libro ottenne da subito un grande successo. Interessante sia la recensione su agora magazine editoriale che un articolo della scrittrice sul blog apienavoce.